Ancora una volta la terra ha tremato. Il sisma ha portato la devastazione, il dolore nella terra umbra. Terra sismica da sempre.
Erano le 23:20 del 19 settembre 1979 quando un terremoto di 5.9 gradi di magnitudo (nono grado della scala Mercalli), lungo oltre 30 secondi, rase al suolo alcune frazioni del casciano e del nursino, facendo danni ingenti in tutta la Valnerina.
I container, 1980 circa
(foto Renato Peroni)
Dopo la scossa principale si registrarono delle vittime, alcuni feriti e migliaia di sfollati.
Le tende dell’Esercito—1979
(foto Pina Marchetti)
In seguito furono allestiti i containers nella piana dei Cicchetti a Ruscio di sopra, vicino al fossato”.
Seppur senza grossi danni o crolli, lo scenario di impotente paura si ebbe anche al Colle dove le famiglie si riversarono fuori all’aperto, anche qui un fuoco per riscaldarsi e fare luce. Poi, quando tutto sembrò passato, dopo un caffè offerto da Lisa Salvatori, ognuno rientrò in casa propria.
Sempre Maddalena racconta che Giovanni Carassai passata la forte scossa fece il giro del paese, casa per casa, per accertarsi che non ci fossero stati morti o feriti gravi e che la situazione fosse sotto controllo.
I danni maggiori li subirono le case più vecchie del paese, quelle che ancora avevano i solai con travi di legno, tavole e mattoni fissati appena con un po’ di calce nella parte soprastante.
I ricordi di quella tragica serata sono stati molti e tutti accomunati da un fuoco all’aperto per riscaldarsi e fare luce, fuochi fatti in diversi punti del paese come punti di raccolta.
Le tende e i containers a Ruscio rimasero per sette – otto anni, finché non si riuscì a ripristinare le proprie case. I trentenni/trentacinquenni di Ruscio sono nati nelle ‘casette’ dove la vita sicuramente ha avuto grossi svantaggi, troppo caldo d’estate, troppo freddo e gelo nei mesi invernali.
Natale 1979 all’Asilo
(foto Pina Marchetti)
L’opera di ricostruzione comportò grossi problemi e difficoltà spesso non superabili senza aiuto. Innanzitutto la difficoltà prima, quella dell’interpretazione della legge. Poi, una volta avviata la pratica, la necessità di una consulenza che permettesse di seguirla passo passo facendo slalom tra lungaggini e speculazioni.
Ma nella tragedia scatta la solidarietà del momento. Normalmente le nostre vite invece, vanno per conto loro, sono vite anti-solidali, dissociate, individualizzate. Fu proprio in quegli anni che maggiormente si ebbe la voglia di stare di più insieme, preoccupandosi soprattutto per i più piccoli. E’ in quegli anni infatti che vennero organizzate serate e feste all’asilo, soprattutto nel periodo natalizio. Tutti i racconti che mi sono stati fatti hanno un comune filo conduttore, tutti hanno detto di come si ritrovò la voglia di stare insieme e la preoccupazione sollecita del vicino.