Il logo delle Rusciadi realizzato da Ludmilla Peroni per l’occasione della XL edizione
“Senti Francesco…. che dici…. provo a buttar giù due righe per la serata dedicata alle Rusciadi?”
“Si, ecco, bravo! Visto che ci sei anche un articolo per un quotidiano ed uno per la Barrozza!”
Eccomi, con la penna in mano, anzi lo schermo bianco davanti, simpatia e invidia verso Francesco: “ma non glielo potevo tirare io il bidone?”
Che scrivo? Anni di ricordi, immagini, persone generazioni, pensieri ed emozioni….
…ce ne sarebbe per un interessantissimo tomo di duemila pagine (foto escluse)
Ho ricordi che io definisco nitidi, ma metto le mani avanti, casomai la memoria….
A casa mia le Rusciadi nacquero. Gianni Renato e Mauro nel prato condominiale del “palazzo dei Peroni” lavorarono alacremente: ricordo pezzi di legno, aste del salto in alto con chiodi a diverse altezze, quantità di rondelle e rondelle in legno passate a porporina, buchi col trapano e nastri rossi o blu.
Alla prima edizione c’era la medaglia “al più piccolo”.
La presi io.
L’idea delle Rusciadi, proseguita per molti anni, era quella di far partecipare tutti, premiare i primi tre e tutti gli altri raggrupparli in una mega staffetta: primi e secondi classificati.
Non ho mai prediletto la corsa, specie quella di velocità, ho sempre fatto salto in alto e lancio del peso. Mi sono divertito molto, sempre. Quasi: quando Dino iniziò a gareggiare, ovvio in quelle stesse specialità…. finì la festa….
Una volta ricordo di aver partecipato ad una corsa di resistenza, quattro giri di campo. Questa è un’autentica confessione…. Chi dovesse ricordare può intervenire…. Ma vi prego di non infierire troppo, mi brucia ancora e abbastanza.
Dicevo, quattro giri. Partimmo, io dietro ai più grandi, tenni per un giro, un giro e mezzo, ad un certo punto tutto mi girava intorno… dev’essere stato anche abbastanza evidente, perché mi venne incontro un signore, lo ricordo molto alto (era Lillo?) e mi fermò, poi venne un altro signore, si dissero due parole e mi costrinsero a non ripartire, a respirare profondamente.
“ma devo recuperare gli altri!”
“non preoccuparti che ce la farai”
Aspettai un poco, poi mi fecero ripartire: …subito dietro agli altri…
Mi girava la testa, non capii molto: la confessione è che sospetto di aver saltato un giro.
Chiesi quanti giri mancassero, ricordo benissimo che i signori mi assicurarono (spergiuri!) che era l’ultimo. Ma nessuno mai mi spiegò perché.
Ognuno ha il suo perché, ciascuno ha la sua personale esperienza, a me ha sempre colpito la tensione tra alcuni adulti, più accaniti e arroganti dei bimbi. E anche gli episodi di litigio li ricordo molto bene.
Mi chiedo sempre quale sia il bene per i nostri figli: la medaglia (magari ottenuta con reclamo) o il pomeriggio di festa e sport?
Ma la cosa più bella, davvero: è pensare che tutto questo ha attraversato quarant’anni.
Se non è semina questa…
ALBUM Rusciadi 2013 |