Don Camillo ci lascia

By proruscio

Dopo nove anni di vita insieme, Don Camillo viene trasferito ad altra Parrocchia.
Questa è la notizia, anzi la triste notizia, scarna così come la abbiamo ricevuta.


 

Don Camillo durante la Benedizione del Focone della Venuta (2008)

Dopo un primo iniziale senso di sbandamento, la domanda è la seguente: e chi verrà?, un altro Parroco?. 
La risposta è ancora più scarna e bruciante: no, avremo la presenza di Don Saverio Saveri già parroco di Poggiodomo.
 
Non vogliamo entrare nel merito della scelta del nuovo Vescovo Renato Boccardo, necessitata, riteniamo, da esigenze organizzative e anche dal fatto che dieci Sacerdoti sono andati in pensione per raggiunti limiti di età e le vocazioni sono quel che sono… E nulla abbiamo da eccepire  sulla persona di Don Saverio, scelto per la sostituzione di Don Camillo, al quale anzi auguriamo buon lavoro!
 
Sicuramente si è preferito spostare “risorse umane”  (cosi’ si direbbe in una azienda privata) più fresche e disponibili in un ambito dove la raccolta della “messe” sembra essere più ricca, numerosa e “profittevole”.
 
Desideriamo, però,  fare una serie di brevi riflessioni su questo evento.
 
La perdita di un Parroco “a tempo pieno” è gravissima per il nostro Comune i cui effetti negativi si vedranno sempre più evidenti nel tempo. E non è questione, o almeno non solo, di religione e di fede. per queste cose, ogni considerazione riguarda la propria coscienza; ma l’assenza di una guida che costantemente guidi la comunità cristiana  è, pure e soprattutto, una questione sociale.

E come Pro Loco non possiamo esimerci dall’intervenire sull’argomento.

La Parrocchia  di Monteleone di Spoleto, paese di confine per molti secoli, ha rappresentato da sempre un centro di rifermento, religioso,  culturale, artistico della comunità monteleonese, come attestano le numerosissime testimonianze storiche e la presenza di eventi socio-religiosi ancora vivi nella popolazione (distribuzione del farro in occasione della Festa del Patrono, mercato di San Felice, Consigli Comunali nella Chiesa di San Nicola ). 
 
Il Parroco, permettetemi il parallelo non peregrino, è come il Maresciallo dei Carabinieri: entrambi presidi costanti e presenti per la cura delle anime, il primo, delle persone e delle cose, il secondo..
Entrambi “usi obbedir tacendo” vengono trasferiti cosi’, come e dove  si comanda; senza di loro, il tessuto sociale si sfalda, vengono a mancare i punti di riferimento , i buoni consiglieri, ma soprattutto i migliori conoscitori dell’umore della popolazione, degli eventi legati alla vita del paese…
 
A tutto si può ovviare: una funzione, piuttosto che una celebrazione cantata, un prete, per cosi’ dire “volante” che dirà la Messa la domenica, secondo una turnazione precisa, atta a non offendere i campanilismi (e’ proprio il caso di dirlo) di nessuno, un numero telefonico (magari verde) da contattare in caso di dubbi esistenziali o confessioni “on line”..
Cosi’ come, al posto della locale Caserma, si potrebbe mettere un bel citofono al quale, in caso di estrema necessità appellarsi, per sentire la solita voce “Pronto, Carabinieri!”, magari pronunciata qualche centinaio di chilometri più in là!.
 
Ma questo uso di tecnologie in sostituzione del contatto diretto con l’uomo, anche se ne comprendiamo la necessità,  non ci consola affatto!
Vi ricordate, anni or sono, lo sconcerto nel sapere che forse Monteleone avrebbe perso la Caserma dei Carabinieri? Tutti prefiguravamo che a ruota ci avrebbero lasciato le Poste, la Farmacia. E che subbuglio per bloccare tale infausto evento?
 
Questa “sostituzione”, neanche “alla pari”, non  sembra ci abbia sconcertato più di tanto.

E qui, sbagliamo! È un fatto gravissimo!

Certamente colpe da parte nostra ci sono: non abbiamo accolto proprio a braccia aperte il giovanissimo Don Camillo, al quale abbiamo imputato tutta una serie di appunti: poco puntuale, troppo giovane, poco italiano, troppo straniero, troppo esigente nel catechismo (tutti a messa), poco “tradizionale”.
 
Abbiamo, forse, sempre pensato, non solo che fosse un nostro diritto avere un sacerdote tra noi, ma anche che dovesse essere  proprio come noi lo volevamo!
 
E, invece oggi abbiamo scoperto che si tratta di un dono (della Provvidenza o del fato) che alla fine si è dimostrato immeritato. E non solo, ribadiamo, per il Credente, ma anche per il Paese Civile stesso.
 
Al termine della Messa domenicale, il sagrato della chiesa diventa un momento di aggregazione importantissimo per paesi piccoli come il nostro. Soprattutto quando incomprensioni o, peggio, inimicizie familiari, magari ataviche, sono all’ordine del giorno.
 
Il Parroco conosce la storia di ciascuno di noi, e Don Camillo aveva iniziato la sua azione pastorale, soprattutto verso i giovani, con entusiasmo; aveva inizia a conoscere tutti, a essere confidente di qualcuno e buon consigliere di alcuni.
 
In una grande città  i contatti si dilatano e si annacquano per questo, anche lì, l’azione del Sacerdote e della Parrocchia sono fondamentali per la crescita dei giovani, ma in una piccola comunità, come la nostra , il Parroco svolge una azione educatrice insostituibile, ne diventa il fulcro della vita della comunità: diventa l’anima del paese!
 
E ora, anche questo “pezzo” Istituzionale, fondamentale per a vita del nostro Paese, viene meno!
A Don Camillo non ci resta che augurare ogni successo pastorale nella sua nuova sede ringraziandolo e quanto ha fatto con amore e passione, per la nostra comunità nella quale ha lasciato un segno significativo della sua azione.
 
E ora cosa ci rimane?
Speriamo, almeno, la voglia di combattere, di invertire la rotta, di ricacciare quel senso di ineluttabilità delle cose che sembra prevalere, di abbandonare ogni forma di egoismo e riscoprire la bellezza di sentirci all’interno di una comunità viva; non più “io,io” ma “noi,noi”!..
 
Tocca solo a ciascuno di  noi riprendere un cammino di amicizia e di solidarietà per sopperire alla carenza delle Istituzioni; anzi, cerchiamo di operare al loro interno, nella Pro Loco, nella Chiesa  e nell’Amministrazione pubblica, collaborando con loro, con buona volontà, per il bene della nostra piccola comunità.