Raccogliamo, e volentieri, pubblichiamo il contributo al dibattito sull’accorpamento dei Comuni della Valnerina, inviatoci da Renato Peroni, attualmente Consigliere di minoranza del Comune di Monteleone di Spoleto.
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L’argomento sollevato dal Sindaco di Poggiodomo merita, a mio avviso, una profonda riflessione.
In linea di massima mi trovo d’accordo con quanti sostengono la linea della condivisione dei servizi tra comuni al fine di contenere i costi di esercizio ma arrivare alla formazione di un super-comune che accorpi pi comuni della Valnerina, a mio avviso, non produrrebbe gli effetti di sanare una situazione ampiamente compromessa da una dissennata politica regionale che ha privilegiato i grandi centri urbani con l’accentramento dei servizi primari e relegando al comparto assistenziale gli abitanti delle zone montane senza un reale e concreto progetto per la salvagardia delle zone montane e dei suoi abitanti.
A mio avviso non è solo un problema di ordine numerico:il fenomeno dello spopolamento del territorio è l’effetto di un vuoto di politica progettuale regionale per lo sviluppo di queste zone e non la causa della attuale situazione.
Ho letto anche con molta attenzione gli interventi appassionati di Isidoro Peroni e di Marco Ventura e con loro condivido in buona sostasnza le considerazioni fatte.
Ne aggiungo alcune mie:
1) Attenzione che la somma di più povertà non fa una ricchezza.
2) Esempi in atto di comunione di più comuni (vedi Comnit motana della Valnerina) non ha portato i benefici sperati tanto che si sta decidendo di eliminarla o di ridimensionarne i compiti.
3) L’approccio culturale a soluzioni di aggregazioni non mi pare essere presente in Valnerina dove generalmente prevalgono interessi locali se non addirittura personali e dove il campanilismo ha impedito di realizzare una concreta intesa solidale del territorio che tenga conto anche dell’identità storica dei singoli paesi.
4) La politica regionale sino ad oggi perseguita su questo territorio è stata più orientata a depauperarlo (accentramento fuori della Valnerina di enti e istituzioni per la gestione di esigenze primarie: ospedali, scuole, gestione acqua, manutenzione strade, carenza di infrastrutture primarie) anzichè valorizzarli con il sostegno a reali progetti di sviluppo (Turismo, sfruttamento delle risorse naturali e dei prodotti tipci).
5) Si è stabilito un sistema di assistenzialismo clientelare che, pur garantendo la sopravvivenza, ha mortificato, a mio avviso, le iniziative dei giovani che si sentono abbandonati e preferscono cercare il loro futuro altrove contribuendo ad accrescere il fenomeno dello spopolamento della Valnerna.
Allora che fare?
Certamente l’accorpamento potrebbe (e sottolineo potrebbe se c’è reale volontà e assenza assoluta di antagonismo tra i comuni da accorpare) portare a qualche piccola economia di scala (stipendio per un solo sindaco, diminuiti costi di Giunta e dei Consiglieri, un solo Segretario Comunale) ma il numero dei dipendenti rimarebbe invariato come invarati rimarrebbero i costi gestionali.
Si potrebbe anche ottenere una standardizzazione sul territorio delle varie procedure per i servizi comunali rendendoli più fruibili alla popolazione con l’introduzione di regole comportamentali valide per l’intero territorio.
Sono piccoli vantaggi ma se all’accorpamento non si accompagna una crescita culturale che spinga i cittadini a realizzare un processo di solidarietà per la determinazione delle priorità realizzative sul territorio unito ad una progettualità, da parte della Regione, su iniziative del Comune orientate esclusivamente alla tutela dell’interesse generale ed al reale sviluppo del territorio favorendo la crescita di iniziative individuali, anche l’espediente dell’accorpamento è destinato a fallire.
Renato Peroni Consigliere di minoranza del Comune di Monteleone di Spoleto