Il dibattito continua…
I contributi fino ad ora raccolti, e che speriamo possano essere nel prossimo futuro piu’ numerosi, (invitiamo a questo proposito anche i componenti della Amministrazione Comunale di Monteleone ad esprimere il loro punto di vista), mutuano le esperienze maturate da professionisti di rilievo nei campi della Pubblica Amministrazione, della Ricerca Economica, della Politica ed imprenditoria privata.
Monteleone di Spoleto visto da Ruscio
Siamo certi che questo dibattito, aperto nella piazza virtuale di Ruscio, rappresenti un inizio importante affinche’ temi fondamentali e vitali del nostro Comune possano essere affrontati, insieme.
Qualche tempo fa, giustamente, una lettrice de "La Barrozza" ci rimprovero’ proprio per questo: considerare Ruscio (e dintorni) solo un luogo di divertimento e vacanza, senza comprenderne le problematiche "esistenziali" e la difficolta’ di viverci tutto l’anno.
E allora, giovani monteleonesi, a voi la penna….
Di seguito proponiamo le preziose considerazioni dell’amico Gianfranco Ventura, che ringraziamo per la disponibilita’.
ACCORPAMENTO COMUNI DELLA VALNERINA
Mi aggiungo ai pensieri già espressi, carichi di esperienza e stimoli per serie riflessioni.
Aggiungo solo alcune mie considerazioni che partono dalla lapidaria quanto vera frase di Renato Peroni: “la somma di più povertà non fa una ricchezza”
Ho vissuto l’accorpamento delle ASL, che hanno numeri ben più grandi dei comuni di cui qui stiamo parlando (e quindi anche risorse) ma non per questo hanno risolto molti dei problemi che si portavano dietro le vecchie unità sanitarie locali.
Quanto affermato da Renato Peroni a mio avviso va anche contestualizzato: ricordiamoci che stiamo discettando di pubblica amministrazione e che pertanto ciò che è vero in un contesto privato (la somma di più povertà…) è aggravato dall’insieme di norme pubblicistiche che regolano il sistema: non soltanto la somma di più povertà non genera una ricchezza, ma spesso ne generano una più grande della loro somma perché si generano obblighi normativi aggiuntivi causati dal fatto che più numeri piccoli sono diventati un numero grande: e questo va verificato dagli amministratori che lanciano la proposta, sia essa concreta sia essa provocatoria.
Due soli esempi per sollecitare riflessioni:
– Se la manutenzione delle strade (per riprendere un esempio di Marco Ventura) dovesse portare a dover bandire una gara europea, avremmo risorse professionali ed economiche per gestire tutta la fase di gara, tutta la fase del controllo dell’esecuzione contrattuale ed ogni strumento necessario per una gestione che in scala diventerebbe di tipo “industriale”? lo stesso dicasi per i servizi scolastici, sociali, cimiteriali, ecc.
– L’accorpamento funzionale di più comuni immediatamente obbligherebbe all’attuazione di tutte le disposizioni in tema di trasparenza amministrativa e di accesso agli atti: sarebbe in condizione il neonato comune di consentire ad un cittadino di Monteleone di richiedere presso gli uffici locali un atto anagrafico che è disponibile e viene lavorato a S. Anatolia? Certo i servizi informatici aiutano, ma non sono gratuiti…
Ovviamente gli esempi a favore e contro possono essere infiniti, tuttavia mentre quelli a favore farebbero pendere per la proposta, quelli contro possono farla fallire se non ben studiati in anticipo.
Il tema è serio, profondo e drammatico, ma se la proposta abbia un senso o no occorre verificarlo alla luce del quadro normativo, degli intenti della popolazione, di piani e programmi economici con dimostrazione di economie e diseconomie, con un piano d’intervento pluriennale che sia in grado di affrontare non solo la sfida del futuro ma anche il periodo di transizione, che testimonio essere lungo e spesso incompreso dai più.
Per chi avesse voglia di scavare nella memoria, la riforma della sanità del 1992 è stata condotta (in parte) sul principio di cui oggi stiamo dibattendo. I bilanci delle vecchie UUSSLL del Lazio (abolite nella metà del 1994) non compaiono nelle relazioni ufficiali solo perché sono stati stralciati, ma la “zavorra” che avevamo davanti agli occhi l’abbiamo solo spostata dietro le spalle credendo fosse sufficiente invece, è noto a tutti, il Lazio è oggi tra le cinque regioni commissariate per una sanità (attuale) al di fuori dei parametri economici nazionali richiesti. Ed i debiti pregressi non sono ancora totalmente estinti!
Una strada anche per sondare il terreno allora potrebbe essere quella di sedersi intorno ad un tavolo, analizzare i punti di forza e di debolezza delle singole amministrazioni ed avviare un percorso di benchmarking e diffusione delle best-practices, dalla valorizzazione del territorio alle risorse naturali, dagli eventi alle prestazioni in service, dall’e-procurement alla FAD per i giovani in fuga, partnerships e sperimentazioni gestionali, convenzioni e progetti-pilota per l’accesso a fondi straordinari regionali, nazionali o europei. Insomma: nel presente nulla vieta che più comuni si “alleino facendo rete” (uso un termine volutamente generico per non indicare alcuna soluzione giuridica ma concreta) per migliorare quello che di buono hanno e, ove possibile, correggere ciò che non va.
Il che peraltro porrebbe le amministrazioni locali su un piano di concreta proposta (anche ai governi regionali e centrali), piuttosto che sulla perenne “recriminazione di abbandono”, come è probabile che venga percepita dalle amministrazioni centrali: nulla vieta allora di poter partecipare persino ai “premi” banditi oramai da qualche anno per le pubbliche amministrazioni, attirando così l’attenzione (e possibilmente risorse) molto più che con un grido di dolore.
Occorre avere la consapevolezza che oramai le amministrazioni vengono finanziate con risorse aggiuntive solo se e dopo che abbiano dimostrato di esserne meritevoli e non già per le condizioni socio-economico-geografico-demografiche. Questa può essere una strada da tentare, con intelligenza e rapidità.
Se vi saranno positivi risultati allora si potrà approfondire il tema dal punto di vista del funzionamento delle amministrazioni, se invece emergeranno egoismi di campanile allora sarà chiaro che il lavoro dovrà essere sugli uomini e non sulle risorse: innanzitutto culturale prima ancora che operativo, giacché sono gli uomini a decretare i successi e non già un eventuale sistema di regole nuove tirate giù nella fretta di abbandonare l’esistente.
Gianfranco Ventura