Pensavate fosse mai possibile che la mietitrebbia, vanto della tecnologia e dell’agricoltura moderna (vedi Quaderni di Ruscio n. 2, 2002 “Il raccolto”) , avesse un antico progenitore duemila anni fa realizzato e impiegato per la raccolta dei cereali nelle pianure dela Gallia romana?
Incredibile ma vero! Vi riporto la descrizione di Plinio il vecchio nella sua “Naturalis Historia” LiberXVIII cap LXXII par 296:
Galliarum latifundis valli praegrandes, dentibus in margine insertis, duabus rotis per segetem inpelluntur, iumento in contrarium iuncto; ita dereptae in vallum cadunt spicae. stipulae alibi mediae falce praeciduntur, atque inter duas mergites spica destringitur. alibi ab radice caeduntur, alibi cum radice velluntur, quique id faciunt, proscindi ab se obiter agrum interpretantur, cum extrahant sucum.
cioè : Un asino guidato spinge da dietro una intelaiatura con due ruote, dotata di denti al bordo lungo l’ampio territorio della provincia romana della Gallia,: le teste delle spighe tagliate cadono nell’intelaiatura di raccolta……..
Delle belle immagini disegnate seguendo la descrizione di Plinio e i bassorilievi nel museo di Arlon in Belgio, ci fanno vedere come funzionava: analogamente alle moderne macchine, con una sola passata si portava il raccolto a casa dove veniva rifinito con la tecnica della “battitura” facendolo calpestare dai buoi. Poi per molti secoli mutate le condizioni economiche e sociali la tecnica era stata abbandonata e dimenticata finché nell’ottocento Moore brevettò la prima “Harvester Combine”, facendo trainare un mietitrice ed una trebbia da 18 muli. Ma ci volle ancora un altro secolo circa perché la mietitrebbia semovente si diffondesse in tutta il mondo.