Prendiamo spunto dall’ultimo "Focone de la Venuta", del quale pubblichiamo l’album fotografico (foto Mario Peroni), celebrato a Ruscio, per ricordare la figura di Antonio Pinotti, personaggio ben conosciuto in tutta la Valnerina, recentemente scomparso.
2010 focone della venuta |
Tra i numerosi impegni della sua militanza politica (fu anche Consigliere del Comune di Monteleone di Spoleto) trovava il tempo per regalarci il dono della sua penna.
Riportiamo una fiaba (nella quale sono espressamente nominati i protagonisti del focone) tratta dal sito www.ilcacciatore.com, inserendovi le immagini del focone.
IL FALO’ E LA PRINCIPESSA
(The fire and the Princess)
Nei primi giorni di dicembre I giovani di Ruscio (Monteleone di Spoleto) hanno preso i tronchi di legno, le tavole secche e quanto altro potesse ardere per preparare il falò della “Venuta”. L’avvenimento è legato alla Chiesa di Loreto, ove secondo un’antica tradizione, si conserva la Santa Casa della Madonna di Nazareth. La Casa, in pericolo, la presero gli Angeli e , nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre, la portarono in volo da Nazareth.
E’ un fuoco intenso, anche se di breve durata. Lo fanno bruciare sul letto del piccolo torrente. Tutti noi siamo appoggiati alla ringhiera di ferro del ponte, per poter meglio assistere a questo spettacolo così tradizionale. L’hanno acceso alle 20.15 del giorno nove dicembre. Dapprima il fuoco ha indugiato gonfiandosi all’interno, poi piano piano è esploso. Una lingua di fuoco alta ed interminabile. Le fiamme grandi danzano con quelle più piccole, si avvinghiano, splendono e sfavillano prima di morire. Il pupazzo acceso alla fine della stanga centrale si è bruciato quasi subito.
Le fiamme aumentano d’intensità e forse in segreto ognuno di noi strappa da se stesso qualcosa che può assomigliare ad una pena, ad un conflitto, ad una difficoltà, ad un torto subito, ad un desiderio, all’ira, alla rabbia, ad un rimorso, ad un rimpianto, ad una passione. E’ l’anima che si toglie qualcosa dal di dentro. Il dolore che brucia. Tutto questo viene gettato tra i carboni ardenti. Ognuno si disfà delle cose con circospezione, attento a non farsi osservare, quasi timoroso di far apparire infantile il gesto che compie. Perché si fa questo? Forse perché si è amici del fuoco. Il fuoco che arde nella notte di Natale, il fuoco che si accende per riscaldare chi lavora, il fuoco dei pastori,il fuoco benedetto, il fuoco che arde nelle case delle città e delle campagne, il fuoco dei ricchi e dei poveri. Fuoco amico, fuoco amante, calore del corpo, ardore e tormento. In molti sanno che la morte questa sera ha preso le sembianze di una figura umana. Si è vestita con una tonaca nera e si aggira minacciosa con la falce sulle vette delle montagne circostanti. L’hanno anche vista : ci guarda da lassù in mezzo alla gola di Santa Lucia. Cerca di apparire non disumana: infatti ha sostituito il volto terrificante con il viso di una persona metà uomo e metà donna. Non ha gli occhi.
I giovani hanno preso i cavalli, delle cose taglienti e l’hanno rincorsa. Lei fugge, corre a perdifiato, cammina, si cela, riparte. Su è giù per le strade dei monti. Daniele il giovane con il viso rosso vermiglio, la raggiunge, la cattura e la porta qui vicino al falò. Lei, la morte, arde e rivive. Come nel “Settimo Sigillo” di I.Bergman. Il cavaliere e lei giocano l’ultima partita. Jof, il saltimbanco, può fuggire con la sua famiglia. Poi però la “morte” si presenta a regolare il suo conto e la si scorge sul profilo della collina, mentre guida il macabro corteo delle vittime.
Adesso è la vita che torna con le cose buone. Infatti si avvicina al falò una Principessa. Non è una sovrana di un Principato, ne una figlia di un principe o di un sovrano regnante. E perché allora chiamarla così? Vicino ai falò nascono le favole e ci piace che qui questa sera ne nasca una. Chi può essere ? Da dove viene? E’ una donna giovane con le ali. Le ali sono di cera e con il calore del fuoco pian piano si sciolgono. Un inchino. Ci tende la mano in cerca d’aiuto, e noi l’invitiamo. Una figura leggiadra ed umana. Il fuoco sorride per salutarla.
– Buonasera, benvenuta.
– Posso restare?
– Si siamo contenti.
– Posso ballare attorno al falò?
– Se vuole può farlo.
Si cercano due suonatori, una fisarmonica ed un violino. Suonano. Un cavaliere si avvicina alla principessa, la prende con le mani e le cinge i fianchi.
Danzano.
Prima timidamente, poi in un vortice serrato ed impetuoso di gesti e di movimenti. Girano attorno al falò candidi e leggeri. Ci stringiamo attorno a loro. Ad un tratto, fra lo stupore generale, la Principessa riprende le ali di cera e vola via. Si ode già il lamento del cavaliere. Si aggrappa sugli alberi, sulle pietre e sui sassi del torrente. E’ inquieto, vive e muore. E’ trasandato. Indossa sempre gli stessi indumenti. Si copre con un giaccone da cacciatore. Sconta i suoi peccati. Ovunque si trova, di notte e di giorno accende sempre un piccolo fuoco. Adesso mette le mani tra le fiamme per accarezzarle. Le scruta, le interroga. Parla con qualcuno attorno al falò. Le chiedono:
A che pensi ? Non lo so! Eppure ti piace! Si! Che cosa ti ricorda? Una musica ed un ballo ! Eri solo? Ero con voi. Fai questo per cosi poco? No! Allora? Mi ricorda una persona. Chi? Una Principessa con le ali !
Quanti giovani hanno lavorato per accendere il Falò! E quante persone adesso si affannano a servire il cibo ed il vino: Valeria, Marcella, Nerina, Lella, Roberta, Paola di Giulio, Paola di Claudio, Guliana, Francesca, Rita, Anna, Irene, Pasqualina, Palmina la cuoca della locanda, Luciana, Luisa, Alessia, Benedetta di Guido, Pietro del bar, Remigio di Paolo, Battista di Sandro, Samuele di Fabio, Giuseppe di Franco, Daniele di Mariano, Tiziano di Paolo, Claudio di Ubaldo, Guido di Fulvio, Marco di Sandro, Renato di Mariano, Bruno di Santino.
Arriva il Prete : Invoca il Signore e benedice il falò con l’acqua santa. La luce del fuoco è ancora forte e proietta le ombre sui muri delle case. C’è uno che grida : “Voglio bruciare tutti i miei peccati, non voglio andare all’Inferno”. Urla con un timbro di voce sempre più forte. Ma se ti redimi e chiedi perdono non ci andrai, gli dicono. Esclama ancora “ Io ho delle attenuanti, delle giustificazioni per i peccati che ho commesso” Non basta, gli rispondono ancora. Pentiti, sei ancora in tempo. Adesso vuole spegnere il fuoco con l’acqua per farlo tacere. Ma è inutile. Lui, il falò, imperterrito continua ad ardere.
“La lucerna del corpo è l’occhio, se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce, ma se il tuo occhio è malato tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra?” (1)
ANTONIO PINOTTI
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(1) Dal Vangelo secondo Matteo,7,6 Il Nuovo Testamento – Ed.Dehoniane Bologna. Pag. 43.