Il nome di Ruscio, benché etimologicamente pare derivare da “rusculum”, piccolo villaggio (cfr. I.Peroni, “L’origine del nome Ruscio “, in La Barrozza – Natale 1993 – anno II n.3 ), richiama per assonanza i numerosi ruscelli che nascono e scorrono nel territorio della vallata del Corno, assai numerosi specie negli anni passati di abbondanza idrica.
Elenchiamo le sorgenti vere e proprie e i luoghi dove erano polle sorgive permanenti per tutto l’anno.
Cominciamo a descrivere ora le acque che si riversano direttamente nel Corno che nascendo nel Lazio, diventa umbro cambiando nome da Tascino a Corno, ma pare che le sue abbondanti acque dei tempi antichi le abbia lasciate al fiume di Rieti, Santa Susanna.
Scendendo lungo il corso di quello che fu un vero fiume ora declassato a torrente con acque che ricompaiono in questo primo tratto umbro solo dopo forti piogge invernali, prima di arrivare alla diga di recente costruzione, sulla sinistra, vicino a Rescia c’erano due sorgenti di acqua con abbeveratoi, una chiamata fonte la Macèra e l’altra fonte di San Gilberto dove si narra di miracoli del Santo eremita.
Abbondanti acque permanenti sono riversate dal Rio proveniente dal Trivio che un tempo muoveva molini e le donne aspettavano l’apertura delle chiuse per lavare i panni in prossimità della chiesa di S. Maria
Sulla sinistra, passati gli Scogli Marinari, in località Le Rote c’era una sorgente asciugatasi anch’essa negli anni ’40.
Siamo giunti alla confluenza del Vorga principale affluente del Corno, che anche durante l’estate aveva una grande portata d’acqua, essendo alimentato da oltre una decina di sorgenti lungo la vallata.
Da sud, cioè dal territorio di Leonessa, scendendo, c’è la sorgente e il pozzo della Valle di Sant’Angelo ancora viva, situata fra i monti Aspra e Carpellone.
Incredibile somiglianza tra l’Imperatore Vespasiano, originario di Cittareale e il nostro Carlo Cicchetti
Circa due chilometri più a valle vicino al casale della Piccinesca c’è una piccola sorgente che alimenta una fonte con un “trocco” per abbeveratoio.
Ormai asciutta dopo gli anni ‘40, c’era poi la sorgente delle Prata di San Giuseppe, prima e dopo la palazzina rossa della miniera (ora centro Scout), dove esiste anche un pozzo scavato negli anni ’40 proprio per fornire acqua alla palazzina rossa. Queste acque si riversavano sulla sponda sinistra del Vorga. Un’altra piccola sorgente, ora asciutta, era alle pendici dell’altura chiamata Colli di San Giuseppe, a fianco delle stalle del casale della miniera. Lì negli anni ’40 c’erano due gallerie per estrarre la lignite, poi abbandonate
(precedentemente erano in piano orizzontale e in seguito in pendenza chiamate perciò “discendenti).
Appresso, sempre sulla sinistra del Vorga, c’era un’altra sorgente, prosciugatasi negli anni ’40, che nasceva nel prato di Carassai, scorreva lungo la forma detta di Pratolungo che costeggiava la strada della Miniera e si riversava nel Vorga dove il fiume tocca la strada. Lungo tale forma i campi sono chiamati “gli Bagni” e così la costa sovrastante detta “Costa degli Bagni” dove sgorgava una vena d’acqua abbondante ma asciugatasi nel 1943.
Un’altra sorgente, anch’essa prosciugatasi negli anni ’40, era situata sulla valle detta “Vaiuni” sulla destra del fiume dopo il ponte che porta alla miniera più antica, all’altezza della cabina elettrica costruita in mattoni rossi.
Più avanti avvicinandosi al paese di Ruscio, sempre a destra del Vorga, c’è una importante sorgente chiamata Forma del Cavaliere (e non Forma Cavaliera come spesso si trova scritto anche sugli importanti ritrovamenti archeologici fatti in prossimità di essa dove era un santuario preromano ed esposti a Spoleto e Norcia) che si riversa nel Vorga dopo un percorso di circa mezzo chilometro, quasi sempre asciutta dopo gli anni ’50.
Scendendo sempre verso Ruscio , circa 200 metri prima di arrivare alla fonte dell’Asola, c’era una polla d’acqua che poi si riversava sul lato sinistro del Vorga chiamata “il Passatore” .
Siamo arrivati alla più importante e antica sorgente, miracolosamente viva dopo anni di siccità, la fonte dell’Asola ( che già citava il Piersanti nel 1702 (vedi Appendice).
La sorgente è dotata di una cisterna o bottino, restaurato qualche anno fa. Questa sorgente permanente alimentava nei tempi andati le fontane e abbeveratoi posti nel centro abitato sulle due sponde del fossato di Ruscio (detto Terrargo) che divide Ruscio di sotto da Ruscio di sopra. Quell’acqua forse inquinata, dopo esser stata incanalata fino, al paese poteva essere stata la causa dei molti casi di febbri tifoidee che si verificavano a Ruscio nella prima metà del novecento.
Appresso, vicino alla fabbrica della Madonnella, nel prato fra la strada e la sponda sinistra del Vorga vi era una sorgente che attraverso una forma riversava le sue acque nel Vorga.
Sotto il monte della Trogna, dove nasce il fosso detto Il Fossetto, c’è la fonte Marchegiana con abbeveratoio sempre funzionante.
Vicino al casale del Ferone o Villa Cesi ci sono due fontane con abbeveratoio dette fonti di Santo Biagio.
Superato il Fossetto, prima di arrivare a Ruscio, c’era una sorgente prossima al fiume, in località Le Rimesse, già asciutta negli anni ’40, ed un’altra sul lato destro del Vorga, dopo traversata la strada romana ora S.S. 471, in località La Moia .
Giunti alla confluenza del Vorga alla sinistra del Corno, dopo il Campetto già Orto di don Sestilio, proseguiamo lungo il Corno verso Santa Lucia. Alle pendici dei colli del Trivio (vicino a dove lo scorso anno sono state scoperte tombe romane (che bisogna portare alla luce e valorizzare), c’era la sorgente di Piè d’Immagine le cui acque per mezzo di una lunga forma arrivavano nella località Le Prata, dove c’era un’altra abbondante sorgente con acque che si riversavano sulla destra del Corno, a fianco del colle il Castellaccio e del prato delle Conce (che prendeva nome dalle antiche concerie Congiunti), anch’esse ormai asciutte.
La sorgente detta le Vene sgorgava dove ora è l’esposizione di mobili di Tedeschi e percorrendo una lunga e profonda forma si riversava sulla sinistra del Corno all’altezza della fontanella di Pusone, posta sulla strada romana, a sinistra venendo da Ruscio sulla grande curva prima di Santa Lucia sotto il contrafforte roccioso di Monteleone, fontanella asciugata nel 1980, che era ristoro per i viandanti.
Vicino alla chiesa di S. Lucia, sulla strada statale, una volta detta strada romana c’e la fontana con abbeveratoio detta acqua Santa, la cui sorgente sgorga a monte lungo il fosso detto di Ripa, a metà costa del monte Pizzero con acque leggere, salubri e miracolose.
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