Parlare o sparlare di Paolo Peroni in vita, era facile. Parlarne ora che ci ha lasciato,è compito difficile e triste. Io fingerò di considerarlo ancora sotto le sue vesti abituali dove si celavano eccezionali virtù familiari e doti di ironia proverbiali, ma soprattutto un grande attaccamento alla terra e al paese natale dei suoi genitori, da cui partirono in tempi ormai remoti e leggendari per creare a Roma le basi di future conquiste nel campo del commercio.
Fu Lui che, per primo, a Ruscio, dopo aver acquistato con i suoi risparmi una fetta di terreno, fece costruire l’attuale casa, una villa sui generis, distinguibile da tutte le altre con quei tetti spioventi che fecero ammattire la ditta costruttrice. Fu Lui che unitamente alla consorte si dedicò con passione ad abbellirla con piante ornamentali e da frutta, cui teneva moltissimo, realizzando un giardino veramente ameno ed accogliente.
E se la famiglia è stato il suo principale pensiero, il lavoro il secondo, la passione per le carte, lasciatemelo dire, resta la caratteristica personale delta sua figura. Una passione pura, esplicata in un gioco, lo scopone scientifico, dove occorrono doti di furbizia, di maestria nelle mosse, di scaltrezza, doti che sicuramente non difettavano al nostro caro.
La sua risatina sardonica e squillante, come poterla dimenticare! In essa si recepiva un amore per la vita; presa in senso scherzoso, umoristico; aleggiava un’arguzia che veniva da anni di esperienza e conoscenza di vita vissuta, "made" vecchio carbona-ro, come si dice in gergo; quella risatina sardonica e pungente unita ad una "bella faccia tosta" nascondevano soprattutto un desiderio innato di svelare la verità nelle cose giuste, armando magari canizza ogni volta che gli si presentava l’occasione o il "soggetto”. Con Paolo se ne va una fetta di Ruscio e delta sua verve: avvertiremo sicuramente la mancanza.