Io voglio anda’ all’America

By proruscio

Poco piu’ di cent’anni fa, inizio’ un grande esodo dalle nostre montagne. Una prima ondata migratoria si diresse verso Roma, capitale del nuovo regno d’Italia. Non posso fare a meno di ricordare mio nonno paterno, del mio stesso nome, che giovanissimo fu uno dei primi Rusciani ad inaugurare a Roma la tradizione del commercio di legna e carbone che divenne il mestiere principale dei Rusciani nella capitale: ma questa e’ un’altra storia, di cui si e’ gia’ parlato su queste colonne e ci si potrebbe scrivere un romanzo, se qualcuno ne avesse voglia!
 
Un’altra ondata di gente forse piu’ ardita, forse piu’ disperata, si diresse verso le mitiche Americhe.  Meta preferita dai nostri compaesani fu Trenton nel New Jersey, perche’ per  laggiu’ il padre francescano Pietro Jachetti nato a Monteleone, per primo aveva aperto una strada sin dal 1869. Li’ aveva eretto il convento di San Francesco e nel 1890 inaugurata in Chestnut Avenue la chiesa dell’Immacolata Concezione frequentata dagli italiani insieme ad altri emigrati dai paesi  europei.

Chiesa Immacolata Chiesa Immacolata

Chiesa della Immacolata Concezione

Scuola Francescana Scuola Francescana

Scuola Francescana

A Trenton i Roebling, industriali di origine tedesca e costruttori di ponti  sospesi tra cui il celebre ponte di Brooklyn, davano lavoro agli immigrati nella fabbrica di funi di acciaio. 

fabbrica cavi acciaio 

Ingresso della fabbrica Roebling

La fabbrica Roebling

Il lavoro era faticoso e logorante e richiedeva una robusta costituzione  ma dava da vivere e speranza per il futuro. Si puo’ comprendere  l’importanza dei Roebling per i nostri paesani dall’aneddoto che mi hanno narrato  gli amici di Trenton. I nostri paesani immigrati, che poco conoscevano della  politica e della lingua americana, alla domanda di chi fosse il presidente degli  Stati Uniti, rispondevano immancabilmente “Lubrinze”, pronunciando l’ostico nome Roebling alla paesana: e cosi’ ho scoperto l’origine di  un soprannome sentito dalle nostre parti!
 
Vi era nella stessa zona di Trenton una manifattura di sigari, dove le donne  potevano lavorare acquistando una loro indipendenza economica e contribuendo  al bilancio familiare. 

manifattura tabacchi 

La Manifattura Tabacchi

La campagna e le fattorie nei dintorni di Trenton d’inverno coperte di  neve e con la temperatura rigida, come mi sono apparse nella mia recente visita, ricordavano agli immigrati l’ambiente della nostra vallata.  Vi erano inoltre gia’ tanti compaesani che potevano assistere ed ospitare  per i primi tempi i nuovi arrivati. Cosi’ la colonia diveniva sempre piu’ numerosa e in seguito nel 1904 gli italiani realizzarono una chiesa tutta loro, dove ancora  oggi, in San Giovacchino, e’ possibile ascoltare la messa in italiano.
 
Presto i nostri compaesani si organizzarono in Societa’ di Mutuo Soccorso con sede sociale per le riunioni, societa’ ancora in attivita’ un po’ analoghe  alle nostre Pro Loco. Ringrazio gli amici Paul e Peter Innocenzi che mi hanno fatto  da guida durante i miei soggiorni in Trenton.

Sede Associazione Monteleonese

Sede Associazione

The Roman Hall

The Roman Hall


E’ interessante vedere sulla "Guida commerciale d’Italia" del 1907, che a Monteleone a quell’epoca vi erano ben tre agenti d’emigrazione che curavano le pratiche e procuravano i biglietti per il viaggio. Ho sfogliato il  "copialettere" di Angelo Sereni (conservato dal nipote Tito Sereni) con le veline della corrispondenza con la societa’ di navigazione "La Veloce" di  Genova, di cui era rappresentante in Cascia.

guida commerciale

Guida Commerciale Italiana 1907

Ho scoperto che il biglietto di imbarco, naturalmente nella classe piu’ economica, costava 210 lire, 30 di anticipo ed il saldo alla partenza da  Napoli. L’importo all’inizio del secolo era una bella somma corrispondente a circa 6 milioni attuali. Ho letto tanti quesiti, indicativi delle ansie e speranze legate alle incognite dell’espatrio: persone con qualche difetto fisico che volevano ugualmente andare in America ma temevano di essere respinte all’imbarco a Napoli o allo sbarco a New York; mogli e figli che tentavano di riunirsi alla famiglia; minorenni che dovevano essere accompagnati da un adulto; persone che non avevano l’intera somma di almeno 250 lire richieste allo sbarco ed invocavano parenti ad attenderli e a garantire per loro.
 
Come esempio  riporto lo stralcio di una lettera che il rappresentante Angelo Sereni inviava all’ufficio emigrazione della societa’ "La Veloce", chiedendo  chiarimenti per un caso che trovo assai patetico:       "… Un’altra donna di anni 35 che ha gli occhi alquanto infiammati, causa del molto piangere, desidera parimenti recarsi a Trenton N.J. insieme alla sua figlia di anni dieci per raggiungere il marito cola’ residente da molti anni. Si domanda se la medesima viaggiando in seconda classe va soggetta alla visita medica nei porti di Napoli e di New York e se vi e’ la probabilita’ di  essere respinta per causa di tale malattia…".  

San Gioacchino

San Gioacchino

 
Chiunque e’ atterrato a New York e dopo aver superato, uno alla volta, la linea gialla al controllo passaporti, ha avuto un attimo di ansia alle domande sul motivo e sulla durata del soggiorno, sotto lo sguardo indagatore del burbero funzionario, non puo’ non immaginare il tormento di quei nostri paesani o parenti che avevano investito pressocche’ ogni loro avere e  speranza in quel viaggio lungo e periglioso, non conoscevano la lingua e  cio’ che li attendeva e temevano di non essere accettati! Pure molti  riuscirono e si adattarono, altri tornarono.
 
E qui un pensiero va alla mia nonna materna Eugenia Marchetti che giovane sposa s’imbarco’ nell’avventuroso viaggio per Trenton, dove nacque mia madre Orsola che fu battezzata nella chiesa dell’Immacolata, come mostra il registro del 1894. Testimoni furono la levatrice Adelaide Lotti, sorella del padre Pietro Jachetti e Marcello Agabiti (un nome ben noto alla Pro Ruscio). Si possono solo immaginare le sofferenze e i disagi provati, poiche’ tre anni dopo, mia nonna che aspettava un altro figlio si reimbarco’ sul  bastimento inglese Emis con la figlioletta, per fare ritorno a Monteleone e in seguito a Roma.
 
Sembra una telenovella ma e’ un reale dramma umano: nel mezzo dell’oceano, accelerato dalle onde del mare, nacque mio zio Pietro  Tazza che e’ vissuto a Roma fino all’eta’ di 97 anni. Quante storie, tutte diverse, fatte di speranze e di illusioni diversamente coronate!
 
Oggi lo scenario e’ diverso. Gli italiani vanno negli States come turisti od ospiti. Gli italoamericani si sono fatta una posizione e una reputazione, tornano in Italia a trovare i parenti e vedono con piacere lo sviluppo che c’e’ stato nella patria di origine analogo a quello della loro nuova terra.
I figli hanno dimenticato la lingua ma non l’amore per il loro paese d’origine. Nuovi immigrati dal Centro America  hanno preso dimora nel centro di Trenton, dove un tempo vivevano gli italiani ora in gran parte trasferitisi  nelle zone residenziali. Anche l’Italia sta diventando terra di immigrazione dall’Europa dell’est e dall’Africa, con nuovi diversi problemi. Auguriamo a questi nuovi ospiti, sull’esempio dei nostri emigranti, di divenire buoni  cittadini, integrati nella nuova Patria. 

Come piccolo omaggio agli italoamericani si aggiunge il testo dell’articolo in inglese, dando cosi’ un tocco civettuolo di internazionalita’ alla giovane rivista "La Barrozza"!