Il “reclutamento forzato” nelle truppe Pontificie a Monteleone di Spoleto e nel Casciano, durante la prima Campagna d’Italia (1796-1797)
Da quasi un anno è posto in rete, in una vendita pubblica, un esiguo gruppo di documenti cartacei della fine del XVIII secolo, originariamente pertinenti a un archivio pubblico riconducibile probabilmente (dalle indicazioni presenti sulle medesime missive) a quello del Governatore Pontificio di Cascia.
Fra i pezzi non mancano comunque anche documenti di poco successivi, ma a carattere chiaramente privato, pertinenti un membro della famiglia Remoli originaria del vicino centro di Usigni di Poggiodomo (PG). Si tratta di oggetti ancora abbastanza comuni, di scarso valore veniale, ma interessanti sotto il profilo storico locale.
Fra i pezzi esposti e oggetto della presente pubblicazione sono in particolare da rilevare alcune lettere prive di qualsiasi segno di uso postale ufficiale, tutte datate al secondo semestre dell’anno 1796 e pertinenti al delicato periodo dell’invasione e della veloce avanzata nella penisola delle truppe napoleoniche, che sconvolsero i precedenti equilibri in essere fra i vari stati italiani e lo stesso Stato Pontificio, il quale rischiò di scomparire definitivamente dalle carte geo-politiche.
Già il 12 giugno di quell’anno una divisione dell’esercito francese guidata dal generale Pierre Augereau aveva invaso i territori pontifici, penetrando dalla vicina Lombardia.
In pochi giorni i francesi entrarono a Bologna (presa il diciannove senza colpo ferire), cui seguirono Ferrara (il 23) e Ravenna. Nello stesso giorno, a Bologna fu firmato un penalizzante armistizio. L’anno seguente, con il trattato di Tolentino, Bologna, Ferrara e la Romagna saranno annesse alla neonata Repubblica Cisalpina. La Campagna d’Italia degli anni 1796-1797 è un’importante e solida base d’inizio, che vede crescere e primeggiare la figura di un giovane generale, Napoleone Bonaparte, prima quasi del tutto sconosciuto.
In questi frangenti di guerra, in tutto lo Stato Pontificio ci si indirizza in un primo momento con un reclutamento volontario, ma poiché l’arruolamento non procede secondo le attese, anzi è visto soprattutto con molta diffidenza dai contadini e osteggiato talvolta dagli stessi parroci, si ricorre ai ripari con metodi più diretti e coercitivi. Ai primi di ottobre del ’96 il Card. Ignazio Busca, Segretario di Stato, ordina una prima di una lunga serie di “leve forzate” di un uomo ogni cento, di qualsiasi ceto o condizione sociale di appartenenza, presto sabotata. Anche nelle più piccole località dell’Umbria sono diramati ordini e composte commissioni deputate alla ricerca d’individui da inviare nelle file dell’esercito. Uno squarcio della situazione politico-militare di questo periodo è rilevabile in una prima lettera di risposta datata al 12 novembre, inviata dal Luogotenente di Monteleone di Spoleto (PG) al Governatore di Cascia per trasmettergli le istruzioni (allegate in altro documento non altrimenti noto) date dal comandante Severi in merito alla leva forzata prevista per l’accrescimento dei soldati di linea:
"All’Ill(ustrissi)mo Sig(nore) Sig. … Gov(ernator)e di Cascia
Per ordine del Sig(nor)e Colonnello Comanda(n)te Severi trasmetto a V.(ostra) S. (ignoria ) Ill(ustrissi)ma copia non meno della sua Lettera a me scritta, che l’altra del Sig. Tenente G(e)n(era)le Gaddi, e dell’ Istruzz(ion)e come deve regolarsi nella leva forzata p(er) accrescime(n)to de Soldati di linea, acciocché, che V.S. Ill.(ustrissi)ma si dia tutta la premura perché vengano eseguite prontam(ent)e quanto si contiene in d(ett)a Istruzio(ni) E pregandola di rincontro di avere ricevuta questa mia Lettera p(er) mio discarico, e con tutta la dovuta stima mi dichiaro
Il Sig(nor)e Lu(o)c(otenent)e di Monte Leone li 12 Nov(embr)e 1796".
Sempre del medesimo giorno è un’altra lettera informativa, scritta dal Governatore di Perugia a quello di Foligno, per l’attuazione degli ordini di reclute forzate di soldati e una attestazione autografa o “fede” del vice parroco del vicino centro Poggiodomo (del 15 novembre), che documenta la mancanza di persone idonee per il reclutamento:
"Al Nome di Dio
Io Sante Santi vice arcip(rete) di Poggio Domo; fo piena ed indubitata fede, mediante anche il mio giuramento, come gl’ ommini di questo Paese di ritrovano tutti nell’agro Romano, e qui non vi sono rimasti altro, che pochi o(m)mini, quali sono capi di casa, e molto avanzati in età, e parte sono di pocha salute inservibili affatto per questo impiego d’essere arrollati nella milizia. Questo è quanto posso (..) che f
Questo di 15 9bre 1796
Io Sante vice Arcip(ret)e Santi affermo quando Sopra"
Situazione molto simile e’ segnalata al Governatore anche nella frazione di Sciedi di Norcia, dove in una lettera del 17 novembre, sottoscritta dal locale curato don Giovanni Carlo Graziani, si attesta la solita mancanza di uomini validi andati per lavoro, come consuetudine nei mesi invernali, nelle lande della campagna posta intorno a Roma:
“Nel Nome di Dio Amen = Sciedi 17 9bre 1796
Io sotto scritto fo piena ed indubitata fede a chi spetta, qualmente la verità fu ed è che li uomini liberi e Giovani di questo Borgo di Sciedi di Cascia si ritrovano fuori per l’Agro Romano e per quando a me è noto è per essere ciò la verità gli né o fatta la presente in fede p
Gio. Carlo Graziani Curato mppa”
Come per Sciedi, segue poi una lettera con cui il Luogotenente di Monteleone comunica al colonnello Severi di non poter reclutare il numero di uomini richiesti per la leva forzata, in quanto appunto in questo periodo dell’anno le Ville di campagna e il paese si spopolano e gli uomini giovani e abili al lavoro si spostano a Roma e nei suoi contorni:
"Al Sig.(nor)e Colonnello Severj li 21 Nov. 1796
Ecc(ellen)za
In adempim(en)to dè veneratiss(im)o comandam(ent)i di V. E. coerenti alli supremi di N(ost)ro Sig(nor)e relativi al reclutam(en)to de Soldati forzati p(er) accrescim(ent)o delle Truppe di Linea essendo stati fatti due Deputati non meno p(er) questa Terra, che p(er) (…)faceva di q(uel)li p(iù) piccioli Castelli, e Ville; ma però mò passato il mese di Sett(embr)e tutti questi luogi rimangono affatto spopolati, mentre tutte le persone abili, e di buona salute si portano in Roma, ed in quella Campagna ove ora si ritrovano, mi anno riferito d(ett)i Deputati, che nella magior parte delle loro ville anche le più popolate, non vi è rimasto nepure un uomo, che abbia le condizioni richieste dalla trasmessa instruz(ion)e, ed dove ve ne è rimasto qualcuno, che potesse essere" che anno cred(u)to abile non potendosi p(er) d(ett)o motivo fare la scelta lo anno nominato, Tutti li nominati tanto di q(ues)ta Terra, che Ville, e Casali sono stati in num(er)o quali fatti qua venire, ed allalta presenza di q(ues)to Sig(nor)e Cap(itan)o di Fanteria, e capo di magistrato gl’ho fatti visitare da q(ues)to Medico, e Chirurgo Condotto, che p(er) la loro indisposizioni dichiarati inabili se ne sono dovuti scartare n(umer)o come altri. . . per alio assai Gracili di misura (…)”.
A chiudere questa piccola documentazione e datata al 23 novembre è infine una lettera autografa del Colonnello Severi, che da Rieti scrive al Governatore di Cascia intorno alle modalità della coscrizione e dei viaggi per accompagnare le nuove reclute di cui ne diamo parziale trascrizione:
“Ill(ustrissi)mo Sig.re Mio Oss(equientissi)mo
Per mezzo del Sig.re T(en)ente Leonetti, hò ricevuto il gentilis(si)mo foglio di V.S. Ill(ustrissi)ma, unitam(en)te alle 14 Reclute, che si è compiaciuta inoltrarmi, in conto della Leva, che deve somministrare almeno nel N(umer)o di 56 la Popolazione di codesto suo Governo, e siccome si è ingiunto à tutti i Jusdicenti Locali, di rimettere per ora al Delegato Commis(sa)rio, la metà della Leva, che competere può à ciascun Governo, perciò sarà ella contenta immediatamente di ordinare alle rispettive Deputaz(io)ni de luoghi à Lei soggetti una nuova coscrizione, dei presenti, non dovendosi avere verun riguardo à quelli, che, sotto il titolo di essere Sold(a)ti di Milizia, hanno cercato di esserne esenti, e siccome io, delli 14 individuj, che Lei mi hà rimessi, hò dovuto scartare Ant(oni)o Rufini di Cascia, per l’esobbitande scarsezza di misura, che in lui hò rinvenuta, contro là normale prescritta, perciò, prima che sorta il cor(ren)te Mese, sarà sua cura di farmi giù avere altri 12 Individuj coscritti; ed in tal guisa avrà ella sodisfatto alla metà della Leva, che somministrare deve codesto suo Governo.
Per l’accompagnio poi, delle Reclute, non deve mai essere comandato un Ufficiale effettivo, mà bensì un basso Uff(icial)e vale à dire ò sergente, ò Cap(ora)le, alla testa di ogni 3 d’ommini d’accompagnio per 10 Reclute, onde, per non permettere, che il Te(ne)nte Leonetti, dovesse supplicare del proprio viaggio fatto. Le hò passate, per la sua Tappa due di quelle al giorno, che competere potevano à due (…)
Sig.re Gov(ernato)re di Cascia”
Bibliografia minima essenziale:
Le Républicain français , Gazette Revolution, n. 1304, Armée d’Italie, anno 1796.
Zanoli A., Sulla milizia Cisalpino-Italiana. Cenni storico-statistici dal 1796 al 1814, vol. I, Borroni e scotti, Milano, 1845.
Fani A., Mazzatinti G., Archivo Storico del Risorgimento Umbro (1796-1870), vol. 4, S. Lapi, Città di Castello, 1908.
Filippone G., Le relazioni tra lo Stato Pontificio e la Francia Rivoluzionaria. Storia diplomatica del trattato di Tolentino, parte prima, Dott. A. Giuffrè Editore, Milano, 1961.
Cianini Pierotti M. L. (a cura di), Una Città e la sua cattedrale: il Duomo di Perugia. Atti del Convegno di studio: Perugia, 26-29 settembre 1988. Edizioni Chiesa S. Severo a Porta Sole, Perugia, 1992.
Lanzoni F., L’età Napoleonica a Faenza. Il periodo rivoluzionario (1796-1800), S. Casanova, Faenza, 2001.
Sanguinetti O., Insorgenze anti-giacobine in Italia (1796 – 1799). Saggi per un bicentenario, Istituto per la storia delle insorgenze, Milano, 2001. ISBN: 8890035811.