Carissima Giuliana, volendo ricordare a tutti noi rusciani Pietro, rusciano d’adozione ma che ha profondamente amato Ruscio, ti ho telefonato per avere più precise notizie sulla sua vita.
Tale richiesta scaturiva dal desiderio di scrivere un articolo sul “La “ Barrozza “ che evidenziasse il suo grande amore per Ruscio e per la nostra Associazione e, specialmente per il Parco del Fiume Corno; per il suo puntuale ed attento servizio di innaffiamento, da lui curato, con costanza e dedizione, nei minimi dettagli, durante le torridi estati di questi ultimi anni.
Si è trasformato in vero e proprio ingegnere idraulico: si è ingegnato per far arrivare l’acqua anche agli alberi piu’ distanti, allungando e raccordando tubi su tubi. Senza la sua opera, coadiuvato certamente anche da altri volontari in particolare da Vito Marchetti e Guerino Perelli, molte piante sarebbero sicuramente morte, bruciate dal forte e implacabile caldo estivo. Per questo eterna gratitudine a Pietro da parte di tutti i rusciani!.
Avevo anche in mente di ricordare alcuni momenti di vita vissuta con voi, come quando si giocava a Rummikub, il gioco che aveva portato dall’America e che mi aveva fatto dono pregando sua sorella Maria di spedirmene una copia.
O come quando, nelle feste organizzate dalla Pro Ruscio, tu e Pietro vi esibivate a ballare dando dimostrazione di affiatamento e di maestria al punto che Osvaldo Perelli, nel suo modo spontaneo e particolare di descrivere momenti di vita ruciara, in suo articolo del 1994, ha scritto: “Sulle note dell’orchestra filarmonica, pardon fisarmonica, del maestro Fedeli e il suo complesso varie coppie assortite di ballerini d’alta scuola (notata la "Fioravanti School Ballet”) si sono esibite in tanghi, valzer, rumbe e mambo nel segno che ormai a qualsiasi età ogni più inimmaginabile traguardo si può raggiungere pur di conservare giovane e integro il proprio corpo e la propria mente.”.
Questo mio desiderio però è stato ampiamente realizzato grazie alla commovente partecipazione dei tuoi figli alla mia richiesta.
Cara Giuliana anche se il dolore per la perdita di tuo marito rimane immenso nel tuo cuore, devi essergli grata per l’amore che ha saputo darti e per aver trasmesso questo profondo sentimento ai figli, sinceramente e affettuosamente legati alla memoria del padre.
A questo punto, lascio a loro la parola.
Scrive Antonella, mamma di Barbara ed Elena, (anche due righe in rima ricordandosi di essere nipote del grande poeta Nicola Marchetti):
Du righe su papà
Te ne sei annato addormentato e in silenzio
senza potecce esprime manco un giudizio
t’avemo curato come un pupetto appena nato
a Ruscio riposi e te poi reputà fortunato
Papà è nato a Roma il 10/10/1929, si è sposato con mamma il 29/6/1959 a Roma e la prima volta che ha visto Ruscio era il 1956 lui aveva 27 anni e mamma 16, è arrivato in paese con la sua moto Benelli rossa senza casco con tutta la strada bianca e un semplice fazzoletto legato sulla bocca, per andare a trovare mamma e da lì è iniziato il suo legame con Ruscio.
Partivamo per Ruscio subito prima del mio compleanno nel mese di luglio. Il viaggio era lungo per noi bambini e già all’incrocio di Viale di Villa Pamphili, Stefano ed io ti chiedevamo:
“Papà tra quanto arriviamo? “
E tu con tutta la tua calma e serenità rispondevi:
“Quando sentirai l’aria fresca allora vorrà dire che saremo arrivati”.
Ed allora io aprivo leggermente il finestrino perchè non vedevo l’ora di sentire quell’arietta che ancora adesso quando inizia la salita di Morro in un attimo pensi: ok siamo arrivati.
Ci lasciavi a Ruscio e tornavi per il fine settimana e, a differenza di adesso che ci si avverte con il telefonino, io mi mettevo con tutta calma alla curva sulla “Strada Romana” in attesa di vedere la tua macchina blu ed al tuo arrivo salivo in macchina con te fino davanti casa.
Parco del Fiume Corno. Piantalberi 2011, da sinistra, il Segretario Francesco Peroni, il nipote Riccardo, il figlio Stefano e il Presidente Ottaviani
Anche se non ci sei nato e cresciuto a Ruscio, ti ho sempre visto come un bambino che come noi non vedeva l’ora di andare ed arrivare.
Si divertiva ad andare al campetto per tirare due calci al pallone o per aggiustare qualcosa di rotto, e come tutti gli anni la preparazione della festa era un rito a cui non si poteva rinunciare e quando Don Sestilio saliva nella nostra macchina durante tutta la processione, io ero fiera di te che, con tutta la tua precisione nel fare le cose, avevi attrezzato la nostra Fiat 1100 blu come un mega amplificatore affinché tutti potessero seguire la processione.
E poi, con tutta la cura come hai sempre fatto, hai aiutato a creare un’area verde dedicata a tutti i bambini che durante l’estate si divertono a trascorrere le vacanze a Ruscio, chissà forse avresti voluto un albero anche con il tuo nome visto che da bambino non hai mai avuto niente come tu ci hai sempre raccontato e chissà forse se un giorno riusciremo a dedicartene uno.
Scrive Stefano, papa’ di Riccardo, in ricordo di un grande papà:
A Ruscio, Pietro era conosciuto per la sua passione per il calcio che lo ha sempre visto al campetto in innumerevoli partite storiche, poi per sue capacità tecniche nel preparare le illuminazioni per la festa del paese con Zio Franco,(Antonelli) e tanti piccoli apprendisti come me che gli andavano dietro ad aiutarli, in seguito con gli impianti per la televisione dove portò il primo segnale televisivo con un ponte radio artigianale montato sul colle, per vedere Rai1, poi le amplificazioni della chiesa degli eventi e della processione, ricordo una particolare processione con Don Sestilio, ormai anziano, seduto in macchina con papà e le trombe sul tetto, che tra una preghiera ed una altra tirava fuori una battuta e papà doveva rapidamente chiudere il microfono sennò sentivano tutti!!! Ultimamente si era dedicato agli alberi del parco del fiume corno dove trascorreva le ore ad innaffiare e pulire intorno alle piante. Questo era il Pietro conosciuto a Ruscio, però non tutti conoscono la storia di Pietro il mio papone:
Mio padre, nasce nel 29 a Roma da una famiglia benestante, ma per problemi familiari poco dopo si ritrova in un collegio, successivamente trasformato in un orfanatrofio agrario, abbandonato da tutti.
Uscito dall’istituto alla maggiore età, diplomatosi perito agrario, nasce la sua passione per l’elettronica, e con molti sacrifici segue una scuola serale per conseguire il diploma di radiotecnico. Inizia a lavorare in un laboratorio di riparazione Radio e Tv della Philips, che era situato, vicino al negozio di carbone e legna di nonno Nicola, e lì conosce mamma Giuliana e nasce il grande amore.
Sposati, subito dopo arriva Stefano, un ragazzino dispettoso e ribelle, e dopo qualche anno Antonella, la famiglia cresce sana e unita grazie agli insegnamenti ed ai sani principi dettati da papà.
1972-75: la squadra degli "ammogliati"
In piedi da sx: Costantino Cicchetti, Elio Perelli, Gaetano Anghetti, Claudio Belli, Guerino Perelli, Massimo Peroni.
In ginocchio da sx: Renato Peroni, Pietro Fioravanti, Enzo Arpini, (non riconosciuto)
Ha sempre tenuto in modo particolare a festeggiare tutti i nostri compleanni ed onomastici, lui che per anni non ne aveva mai festeggiato nessuno, e quando era il suo di compleanno ed organizzavamo una semplice cena, l’emozione era davvero tanta.
Sin da bambino mi portava sempre con se a lavorare ed è cosi che ho potuto apprendere la manualità, l’esperienza e la professionalità che tutt’oggi mi guida ancora nel mio attuale lavoro. Lui è stato per me un padre esemplare, un modello da imitare, sempre serio, magari a volte un po’ troppo rigido, ma rimpiango i suoi rimproveri e ricordo tutti i suoi consigli.
Avrei sempre voluto dirgli ti voglio bene ma non ho mai avuto il coraggio di farlo, ora sei lassù con la certezza che mi ascolti ti dico Ti Voglio Bene Papà.
tuo figlio Stefano