Ad un attento e curioso osservatore (la curiosità, secondo me, è la caratteristica peculiare dell’uomo occidentale che lo ha fatto progredire, chiedendosi il perché, il per come e il significato di ogni cosa che incontrava), non è certo sfuggita una scritta nera sbiadita che si legge ancora sul muro a destra della porta della sede della Pro Ruscio: ACQUA con le ultime due lettere tagliate a metà dalla apertura della finestra.
Foto Catia De Angelis e rielaborazione grafica per evidenziare la scritta
La scritta risale all’immediato dopoguerra, quando Ruscio era assetato senza acqua potabile, ricordo l’acqua portata a casa dalla sorgente dell’acqua santa nel fosso Ripa sotto Pizzero, carreggiata con due cupelle sopra l’imbasto di asini e giumente.
In occasione della visita a Ruscio di politici e autorità locali, forse dell’onorevole [Filippo, n.d.r.] Micheli, era stata organizzata una manifestazione per richiedere finanziamenti per l’acquedotto di Ruscio che doveva convogliare l’acqua delle Vene. E incredibile dopo un po’ Ruscio ebbe l’acquedotto e tutti poterono disporre dell’acqua corrente a casa! (L’acqua è la stessa che oggi disseta Monteleone, mentre Ruscio è servito dall’acqua proveniente dal Trivio).