Qui il tempo si fermato o ha trasformato la vecchia struttura.
Con la scomparsa di Battista, il vecchio, finisce la tradizione dei cocciari o dei coppari di Ruscio, che si sono identificati nella famiglia Carassai trasmigrati tanti anni fa nel nostro paese, presumibilmente dall’ omonima cittadina delle Marche.
L’arte del lavoro della creta, una delle piu’ antiche che si conosca, stata tramandata di padre in figlio a testimonianza di una sorta di gelosia del mestiere e del proprio marchio.
Ripercorriamo insieme le tappe di questa famiglia di artigiani non potendo, ahim, contare che su qualche testimonianza di Peppina Carassai, figlia dello scomparso Battista, l’ultimo artigiano o sulle preziose documentazioni fornite da Isidoro Peroni (vedi la guida delle categorie commerciali di Monteleone ).
Tutto inizia con la emigrazione a Ruscio delle due famiglie Carassai suddivise in due rami facenti capo una a Carassai Nicola e l’altra a Carassai Gaetano.
Il primo svolge la sua attivita’ nell’attuale coppara attigua alla chiesa della Madonna del piano dove aveva trovato una terra argillosa ideale per la composizione di utensili domestici.
L’altro artigiano, Gaetano, esercito’ la sua professione in una localita’ vicino alla miniera di lignite ma la sua attivita’ specifica e quella dei suoi discendenti ando’ esaurendosi con il passar del tempo.
E giunse il momento in cui le innovazioni industriali nell’edilizia con l’avvento delle tegole e l’apertura di fabbriche nel campo del cocciame e della ceramica in particolare determinarono la fine delle vecchie scodelle dove generazioni di famiglie contadine avevano fatto colazione, pranzo e cena unitamente a quella dei coppi che, a testimonianza di un tempo passato, sono ora utilizzati per esigenze ambietalistiche.