Un’avventura … rusciara a buon fine
Nella città di Pamplona, nella Spagna settentrionale, in occasione della festa di San Firmino vige l’usanza di liberare i tori e lasciarli correre per le vie della città. Lungo il percorso uomini di ogni età dirigono la folle corsa degli animali verso la plaza de toros, provocandoli e lanciandosi contro gli stessi rimanendo spesso e volentieri feriti o vittime dei tori. E’ una prova di coraggio che nasce in tempi lontani, nelle lotte tra uomini ed animali, in quei riti legati alla tauromachia così profondamente vivi nella classicità ed oggi ancora persistenti nella moderna Spagna e nel mondo latino-americano.
La storia che raccontiamo non ha di certo la stessa valenza e vivacità culturale e turistica dei fatti di Pamplona ma può dare forse l’idea di cosa si provi ad essere inseguiti da un toro.
Erano i tempi della beata gioventù, di quando le vacanze a Ruscio duravano i mesi e si stava liberi e spensierati da mattina a sera. Proprio una sera, dopo cena, la numerosa comitiva di ragazzini e ragazzine gironzolava per il paese per la consueta passeggiata. Ad un tratto, lungo la strada che unisce Ruscio di Sopra a Ruscio di Sotto, all’altezza di casa di Enzo Arpini, transitava in senso opposto a noi un torello che, dal casale Cicchetti, veniva portato al mattatoio della piazza, dove Lucia il giorno seguente lo avrebbe trasformato in carne da vendere. Il torello dal candido manto bianco era legato e trasportato vigorosamente da più persone. Alla vista dell’animale non poche furono le esclamazione di noi ragazzini ed i consueti schiamazzi si moltiplicarono.
Ciò evidentemente turbò ed infastidì l’animale non abituato a tanto baccano e con poderosi colpi di coda, zampe e quant’altro riuscì a liberarsi dalla stretta morsa dei suoi accompagnatori, puntandoci e, in men che non si dica, caricandoci.
Il panico fu immediato e generale. Cominciammo a correre a più non posso verso la chiesa dell’Addolorata sentendo lo zoccolo dell’animale alle nostre spalle. Corremmo all’impazzata cercando rifugio nel vicoletto nei portoni aperti delle case, fino alla chiesa ed a Palazzo Peroni. Il terrore fu grande!!
Forse in quei minuti abbiamo veramente capito cosa vuol dire essere seguiti da un animale, le corse dei tori di Pamplona, il coraggio non indifferente e la paura di coloro che sfidano e che talvolta vengono incornati dagli animali furiosi. Ma nella fuga disordinata e disperata non ci rendemmo conto che il torello, dopo aver fatto alcuni metri e scavalcato i vecchi muretti a secco che costeggiavano la strada, si arenò esausto dentro il prato di Ezio Peroni.
L’animale, infatti, non aveva alcuna resistenza fisica essendo abituato a vivere negli spazi angusti di una stalla.
Fu così che riuscirono a legarlo nuovamente, a trascinarlo verso il mattatoio e pare che il giorno successivo Lucia dovette lavorare più del dovuto perché l’animale non aveva nessuna voglia di morire.
Infuriato fino alla fine, possiamo dire!!
Un bello spavento che fortunatamente non ha avuto nessuna conseguenza tranne… quella vistosa ciocca di capelli bianche che per lo spavento improvvisamente apparve e che ancora oggi si nasconde misteriosa e ben celata tra le folte chiome dei capelli di una cara amica di quel gruppo di ragazzini facinorosi.