Caro Marco, accetto la tua “sfida” nel riprendere un discorso iniziato nel lontano 2009 e non concluso, anche se penso che una vera conclusione nessuno possa scriverla, che aveva visto intrecciarsi un dialogo tra Pierpaolo, che anzi lo aveva aperto, tu, Valeria e al quale avevo tentato di dare un piccolo contributo anche io.
Bella, bellissima esperienza di scambio di idee, tutte con baricentro Ruscio e l‘amore che portiamo a questo piccolo pezzo di mondo.
Ben undici anni fa avevi già prefigurato un mondo “virtuale” che ci avrebbe necessariamente portato a distaccarci dalla frequentazione di persone e luoghi fisici: “ l’evoluzione dei giochi e dei mezzi di intrattenimento: la play station, la Wi, i lettori MP3 e altre cose simili spingono verso l‘auto-divertimento. […] aumentano le possibilità di passare del tempo più o meno piacevole da soli, a discapito del desiderio di stare insieme.”.
Nessuno di noi avrebbe mai pensato ad una evoluzione piu’ che esponenziale di tale fenomeno di digitalizzazione necessitato dall’emergenza sanitaria che non solo viviamo oggi, ma che persisterà, se non altro quale rischio reale, nel nostro futuro.
E’ cambiato in modo irreversibile e pervasivo il nostro modo di vivere, in tutte le declinazioni possibili (lavoro, scuola, consumo, divertimento): molto piu’ chiuso agli altri e ai rapporti con gli altri.
Ritengo che, con la fine dell’emergenza, non ci sarà comunque consentito di ritornare alla vita precedente al lockdown, che ha dato una accelerazione vertiginosa a quella che sarebbe potuta essere l’evoluzione naturale del nostro stile di vita.
E l’esperienza “vivere Ruscio” potrà giovarsi di tali incredibili cambiamenti, solo se Amministrazioni Pubbliche e anche, perché no, Enti del Volontariato sapranno gestirli e indirizzarli.
Determinante sarà la possibilità di una connessione stabile alla rete internet che faciliterà la commercializzazione dei nostri prodotti tipici, frequenza di corsi scolastici ed universitari, la fruizione di servizi pubblici, appena un anno fa impensabile) e consentirà l’accesso a lavori ed impieghi da remoto. Quest’ultima opzione, lo smartworking, potrà essere la chiave di volta per cercare di frenare non solo lo spopolamento del territorio, ma anche di incrementare il tempo di permanenza a Ruscio di molti villeggianti. Molti, infatti, nei mesi di lockdown si sono trasferiti a Ruscio, continuando a lavorare in remoto, contribuendo alla economia del territorio.
Concordo con quanto scrivevi, nello scorso numero de”La Barrozza”: “Proprio la privazione completa della relazione e quello che può sembrare il trionfo del “virtuale” può far rinascere in noi il desiderio del “reale”, dell’incontro e dell’abbraccio, quello vero!”: e’ tangibilmente pressante la voglia di incontro!
La Pro Ruscio potrà contribuire a far cogliere a Ruscio, questa opportunita’, davvero inattesa, di rendere piu’ facile la vita a chi vi risiede e offrire la possibilità di maggior permanenza nel paese al villeggiante-smartworker?
Il Consiglio Direttivo ha qualche idea. Voi?