Ultimamente non ci è stato risparmiato nulla su come predisporsi verso il nuovo millennio (ma mancherà ancora un anno …?!), su cosa si più trendy, su cosa fare, quali posti frequentare e così via.
Un’ondata mediatica si è abbattuta sulle nostre gracili esistenze, già vessate dai piccoli conflitti quotidiani per sentirci parte di un afflato cosmico. Così, per stemperare la nausea imperante, molti di noi hanno preferito trascorrere gli ultimi giorni dell’anno al riparo da imprese stressanti, rifugiandosi in quel di Ruscio che all’occorrenza sa trasformarsi in comprensivo grembo materno che tutto accoglie e tutto rielabora.
La scelta, come sempre, mi è sembrata particolarmente indovinata.
Un paesaggio invernale, il sole che gioca di riflesso sui rilievi imbiancati, la neve che rende felici persino i più smaliziati, e tutt’intorno un’aurea di tranquillità e di pace ideali per ritemprare gli spiriti.
Questi, più o meno, gli stati d’animo con cui ci è incontrati il 31 a sera presso la sede della Pro Loco, un incontro piacevole di umori e personalità in armonia con una serata che molti sentivano in modo particolare.
I prodotti della terra Rusciara, sapientemente preparati dai Cicchetti, hanno accompagnato i convitati verso lo scoccare della mezzanotte, con un sottofondo di suoni e voci pronti a lasciare esplodere i tappi delle bottiglie al minuto fatidico.
E poi uno scoppiettante artificio di fuochi, girandoline e mortaretti, con i bambini pronti ad assaporare l’ebbrezza del pericolo dietro l’occhio vigile dei propri genitori.
Una serata diversa nelle atmosfere, più che nella sostanza, identica a tante altre vissute quella notte, ma nello stesso tempo unica, forse più semplice, più umana, più vera.
L’alba ci ha sorpresi tutti rumorosamente addormentati, ma felici di una stanchezza benefica pronta a disperdersi nella bellezza del paesaggio circostante.
Spesso si rischia di apparire bucolici nelle descrizioni di Ruscio, ma credo che il denominatore comune di tale sentire, più che il paese in se stesso, sia il contatto genuino con la natura, con la forma serena di un universo che spesso, nelle nostre metropoli, sembra mostrare il lato peggiore di sé.
Qualcuno, poi, più suggestionato di altri di fronte all’impatto del “millennium bug”, rimasto di prima mattina senza acqua corrente, ha pensato ad un fatale segno del destino; più prosaicamente, durante la notte il gelo aveva continuato indisturbato a lavorare nelle tubature, e ci è voluto un bel po’ di calore per ripristinare la situazione preesistente.
Un ultimo accenno vorrei farlo alla festa della Befana, a quella manifestazione in cui una Befana ed un Babbo Natale, a bordo di un carretto, hanno dispensato doni ai bambini presenti nel paese.
Ecco, i bambini trasognati di fronte a simile spettacolo ci hanno offerto la chiave di lettura della nostra esistenza che spesso noi, dichiaratamente adulti, supponenti decidiamo di ignorare.