Una finestra sulla Valnerina: la foresta fossile di Dunarobba

By proruscio

Nei pressi di Avigliano, sorge la frazione di Dunarobba, 448 metri sul livello del mare, lungo la strada provinciale Montecastrilli – Avigliano Melezzole.

Dunarobba, il cui nome deriva probabilmente dal latino Gens Dunnia, fece parte del vasto territorio che Ottone I re d’Italia donò il 13 febbraio 962 ad Arnolfo, capostipite degli Arnolfi, una delle più importanti famiglie del Medioevo e fortificato dai suoi discendenti intorno all’anno 1000.
Tra il 1282 e il 1284 fu depredata dai Narnesi con improvvise scorrerie i quali furono poi sconfitti e dispersi dalla cavalleria Todina.
Nel 1290 Dunarobba contava, secondo un censimento del Comune di Todi, 38 fuochi.

Nei pressi del borgo esiste in buono stato di conservazione una rocca fortificata di base quadrata, esaltata da quattro torri angolari di forma semicircolare, ora adibita a residenza, in origine sede di una guanigione militare.
Coronata da due ordini di cornici e beccatelli, presenta una copertura a falde di coppi; sono ancora visibili due piombatoi posti a difesa delle porte di ingresso, situate una a nord ed una a sud.
Da visitare la medioevale pieve di S. Vittorina, nella quale si trovava un interessante altare paleocristiano ,oggi, purtoppo, scomparso., che, secondo la leggenda, conteneva i resti della Santa
Una importante miniera dì lignite ha determinato l’economia di Dunarobba e dei centri vicini fino agli anni ’50 del secolo appena trascorso.
Alla miniera si è sostituita "La Fornace" oggi importante industria produttrice di laterizi.

Questi ultimi aspetti, si licet parva…, ci fanno venire in mente alcune similitudini con Ruscio: la presenza della Pieve di S. Maria de Equo, la miniera di lignite e la fabbrica della coppara, nei pressi del fiume Corno.

Ma, cio’ che ha reso unico questo piccolo borgo e’ stata la fortuita scoperta, avvenuta nel corso dei primi anni 80 durante gli scavi per l’apertura di una cava, della piu’ estesa ed antica foresta fossile del mondo.

Due milioni di anni fa, alle soglie dei primi grandi Glaciali il mare, che alternativamente occupava queste zone della nascente Umbria, si ritirò definitivamente. Al suo posto si formò un lago chiamato Tiberino, che si estendeva da Citta’ di Castello, entro quella che doveva poi diventare la Valle del Tevere, biforcandosi a sud in una enorme Y rovesciata, con il ramo orientale esteso fino a Spoleto ed il ramo occidentale fino all’attuale Conca Ternana.
La fauna che popolava le sponde del lago Tiberino e’ gia’ ben nota agli studiosi grazie a recenti importanti ritrovamenti nelle ligniti della miniera di Pietrafitta: elefanti, scimmie, rinoceronti e mammuth
Invece le caratteristiche della flora erano soltanto desunte, prima della scoperta della foresta di Dunarobba, da pollini e impronte di foglie, frequentemente riscontrati nelle ligniti umbre.

La foresta di Dunarobba sorgeva ai margini di un grande corso fluviale diretto da Todi verso la conca ternana, che periodicamente rompeva gli argini naturali alluvionando la pianura circostante. Infine, in seguito ad un evento catastrofico, le piante erano state completamente ricoperte da sedimenti ed argille quando avevano raggiunto un’eta’ da misurarsi in millenni.

Un’altra particolarita’ di questo sito paleontologico, per altro già oggetto di studi dal 1600 per opera del Principe Federico Cesi e di F. Stellutti, e’ che tutti i tronchi di questa foresta sono ancora eretti, cioè hanno mantenuto la loro posizione di vita; cio’ ha permesso agli scienziati di poter studiare il materiale che si trova alla base dei tronchi (a circa 30 metri di profondità rispetto all’attuale piano di campagna) che formava il suolo dove le piante vivevano.
Inoltre i tronchi sono ancora formati dal loro legno originario, sono fossilizzati, e non “pietrificati", cioè rocce con la forma di tronchi, e questa circostanza, se da un lato pone gravi problemi di conservazione del materiale, dall’altro ha permesso, grazie a studi istologici e dei pollini, dei frutti e delle impronte delle foglie, di determinare con certezza che si tratta di un bosco di conifere del genere Taxodion, probabilmente una forma estinta di Sequoia molto simile all’attuale Sequoia sempervirens; quella, per intenderci, del famoso parco americano di Yellowstone.
Nel 1988 è stato imposto il vincolo di divieto di estrazione dell’argilla nella vicinacava e sono state realizzate coperture provvisorie "in situ" per proteggere i tronchi dall’azione degli agenti atmosferici.

Per permettere lo studio della foresta fossile nel 1999 è stato inaugurato il nuovo “Centro di Paleontologia Vegetale di Dunarobba” presso la locale Scuola Media S. Pertini. La foresta è visitabile accompagnati da personale appositamente incaricato previa prenotazione telefonica (0744/933521 oppure 0744/933701).

Nella Primavera del 2000, a sancire l’importanza scientifica del sito è stato emesso un Francobollo sulla Foresta Fossile.