La preda contesa

By proruscio

A tarda sera, quattro baldi giovani che chiameremo Giorgio, Silvio, Paolo e Guerino, alzavano zitti zitti la saracinesca del garage, tiravano fuori l’auto di Zio Augusto (una 1500 con bauletto), e dopo averla messa in moto a spinta lungo la discesa del casale Cicchetti, si recavano a giocare a biliardo a Leonessa.

Ritornando a notte inoltrata da una di questa sortite, non poterono fare a meno di investire una povera lepre che rimase uccisa all’istante. Raccolsero la preda, tornarono quatti quatti a casa, rimisero l’auto dentro il garage e Paolo appese la lepre in cucina per far scolare il sangue.

La mattina di buon’ora, un altro Paolo (il nonno) vedendo la preda e fiutando l’occasione, staccò la lepre e la consegnò a Don Sestilio affinché preparasse una bella padellata da consumare con altri amici. Li ricordiamo alcuni, i cui volti sono a tutti ben noti: Don Sestilio, Jacone (il padre di Benedetta e di Armando il fornaio) nonno Paolo e “Perelli” (Paolo).

Don Sestilio affidò a Zia Angelina (che era la sua collaboratrice) il compiti di preparare e controllare la cottura della cacciagione.

A mattina inoltrata Paolo (che abbondanza di Paoli!!) il giovane rimase di sasso nel constatare la scomparsa della lepre, ma non si perse d’animo. Fiutando l’aria percepì un pungente odorino che proveniva dalla finestra della casa parrocchiale. Salì furtivamente le scale che portavano alla cucina di Don Sestilio e, approfittando di un attimo di disattenzione di Zia Angelina, agguantò la padella e altrettanto velocemente ridiscese le scale, per portare la preda bella che cotta a disposizione dei “legittimi proprietari”, che lo aspettavano nella saletta di Jacone.

Intanto i personaggi di cui abbiamo fatto cenno, erano convenuti presso la sagrestia di Don Sestilio in attesa di gustare il lauto pranzo. Attesero invano Don Sestilio e soprattutto la promessa padellata, rendendosi convinti, alla fine, che si era trattato di uno “scherzo da prete“.