Tornando un giorno da una delle quotidiane vittorie a scopone, Paolo Peroni s’imbatté in Urbano, alias Barbozza, il quale sull’uscio della sua casa stava ultimando di spellare un volatile mentre altri tre erano già pronti per la cottura, dopo averli debitamente decapitati.
“Barbà” – chiese Paolo – “che fai?”
“Non lo vidi? Sto preparanno quattro picciuncini”.
“Me li voi venne?” – domandò Paolo fiutando l’occasione.
“Va bè” – rispose Barbozza – “sei n’amico: però unu lasciamelu”.
“Eccote cinquemila lire e l’affare è fatto”.
Il giorno dopo i due si rincontrarono e Barbozza chiese a Paolo: “Come erano li picciuni?” – e Paolo rispose – “Ottimi anche se la carne non era tanto tenera”.
E la carne non poteva essere tanto tenera, in quanto si trattava di carne di cornacchiotti, di cui Urbano era ed è abile pro-cacciatore.
Certo, aver dato una “sola” (il termine usato da Urbano, in verità, è stato un altro) ed una volpe come Paolo è un motivo di vanto per Urbano Cicchetti, che, tuttavia sogghignando sotto i rossi baffi, lo ricorda con una velata soddisfazione mista a malinconia