Premesso che con l’avvento dell’urbanesimo alla fine del secolo scorso, mentre nella cucina di campagna regnava ancora la legna nel camino sempre acceso, per le esigenze domestiche, negli appartamenti della citta’, con le cucine, con i fornelli il carbone vegetale divenne un fattore importante per la vita della famiglia. I nostri genitori, nonni o antenati che migrarono a Roma alla fine dell’altro secolo o ai primi anni di questo non erano "CARBONAI" come erano chiamati ma "Negozianti di carbone e legna" comne scritto sulle licenze comunali.
I Carbonai erano e ancora sono, quelli che facevano il carbone nei boschi (macchie). Lavoravano in squadre, per lo piu’ familiari con un capo detto "caporale" che trattava direttamente l’ingaggio con il proprietario del bosco (produttore).
I carbonai vivevano con la famiglia in capanne nel bosco per tutto il periodo della lavorazione e "cuocevano" la legna quasi sempre su piazzali gia’ esistenti (carbonaie) da precedenti lavorazioni. I migliori carbonai erano Toscani e specie quelli della Garfagnana.
Il bosco veniva tagliato dai "Tagliatori"; preferiti erano gli Aquilani. La legna tagliata e preparata dai carbonai nelle carbonaie veniva "cotta" cioe’ trasformata in carbone (ed era un lavoro non proprio facile) e il carbone prodotto veniva imballato in grossi sacchi da circa 80 kili e trasportato all’imposto. Tutto il trasporto della legna e del carbone nel bosco era espletato con cavalli o muli delle compagnie dei "Cappadociani". Dall’imposto ai nostri negozi il carbone veniva trasportato anticamente con le barrozze, in seguito con i camion.
P.S. A proposito di "Carbonella", questa era un sottoprodotto dell’industria della pianificazione nel senso che i forni per la cottura del pane erano alimentati con grosse fascine di legna; alla fine della lavorazione rimaneva cenere mista a parte non completamente consumata dalle fascine cioe’ la carbonella che serviva per facilitare l’accensione del carbone nel fornello della cucina, ma particolarmente apprezzata l’inverno dalle vecchiette che nello "scaldino" insieme alla "cinice" (polvere di carbone) tenevano calde le mani sotto lo scialle.
MARIO LOTTI (ultimo Presidente dell’Ass.ne
rivenditori di carbone di Roma)