Monteleone di Spoleto tra i IX e il XVI secolo – terza ed ultima parte

By proruscio

Termina la pubblicazione dell’interessante lavoro di ricerca e di analisi storica degli Statuti di Monteleone, realizzato dalla Dr.ssa di Sabatin. La Seconda  parte e’ stata pubblicata sul numero del Natale 2006.


Nel 1527, quando le truppe dei Lanzichenecchi, al servizio di re Carlo V, si mossero verso Roma, Sciarra Colonna, i Savelli, i Farnesi, Braccio Baglioni non si fecero scrupolo ad allearsi con le truppe tedesche e, costituita una banda di diecimila fanti, saccheggò la Valnerina e i comuni montani. Norcia e Cascia furono occupate e il 23 giugno  fu presa con la forza anche Monteleone. Lo storico Severo Minervio, così ricordò l’occupazione del territorio: “Interim Sciarra Columnensis ab Urbe contra Nursinos et Cassianos movit […] primoque impetu, Monteleonis oppidum, quod a spoletinis possiedebatur, consentientibus fere omnibus ipsius oppidi colonis, qui Columnentium factionem diligeban, nullo presidio invento, cepit”.
Il partito dei Colonna, mettendo in pericolo la stessa città di Spoleto, occupate Cascia e Norcia, occuparono con facilità anche Monteleone, perché gli abitanti erano favorevoli al partito colonnese e quindi non opposero resistenza. Il presidio spoletino era fuggito e Sciarra Colonna impose un proprio Luogotenente. Spoleto, quindi, marciò contro il presidio colonnese e, dopo tre giorni di assedio, scese a patti con i Colonna e, assicurando la piena libertà ai difensori, occuparono il castello senza colpo ferire. Anzi, approfittando del disordine che regnava nel territorio, Spoleto rioccupò anche Cascia, togliendole molti castelli del contado e affidando il governo a propri castellani e rettori. Monteleone, però, mal sopportava il governo spoletino e nel 1535 si ribellò cacciando il podestà di Spoleto e eleggendone uno proprio durante la seduta dell’arenga comunale.
Questa elezione fu ripetuta negli anni ‘43 e ‘49 dello stesso secolo, ma furono piccole velleità, perché il nuovo pontefice, Paolo III, dopo la “ guerra del sale” (1540), aveva in progetto di abolire la podestaria e accentrare il governo dei comuni sotto un unico governatore. Spoleto, tuttavia, non si rassegnò facilmente alla perdita dei territori Monteleonesei e organizzò, nel 1555, un esercito,  di circa quattrocento uomini, che attaccarono il castello, approfittando delle sedi vacanti di Giulio III (†1555) e Marcello II (morto lo stesso anno), attaccò Monteleone, provocando alla città molti danni. L’assedio durò quasi due mesi, con un’interruzione nel periodo del pontificato di Marcello II, durante i quali i Monteleonesi non cedettero. Leonessani e Casciani approfittarono del periodo dell’assedio: i primi per razziare gli animali degli allevatori Monteleonesei, mentre i secondi per estendere i loro possedimenti.
Il 23 maggio Paolo IV salì al soglio pontificio e gli assediati ritrovarono il coraggio che permise loro di cacciare gli Spoletini. Paolo IV, per ovviare ai disordini che imperversavano nella valle, unì i comuni sotto un unico Governo Breve con residenza a Norcia e vi insediò un suo uomo, come governatore.
Alla morte di Paolo IV, fu eletto Pio IV (1559), che inviò suoi emissari sul territorio per comporre le controversie tra Cascia e Monteleone, che reciprocamente recavano danni a cose e animali; Cascia fu costretta a riparare i danni ed entrambe le parti furono costrette a sottoscrivere la pace. Nel momento in cui Monteleone fu sottratto a Spoleto e passò sotto la Legazione di Perugia,  il comune pose, in atto di offerta del castello, le chiavi della città sulle zampe del leone rampante dello stemma cittadino.
Pio IV infatti per evitare le continue liti confinarie, aveva sottomesso Monteleone alla Legazione di Perugia e gli abitanti, riuniti nella generale arenga, avevano dovuto accettare. Da allora, a causa della posizione di confine di Monteleone tra lo Stato Pontificio e Regno di Napoli, il castello divenne sede di presidio militare permanente.
Da questo momento in poi per Monteleone iniziò un periodo particolarmente felice; si riorganizzò la vita cittadina, si rafforzarono le difese del castello con mura e bastioni. Il mercato, già eretto al tempo di Papa Paolo III, ebbe il suo incremento, anche per l’esenzione dei tassi voluta da Pio IV, e gli fu riservata una piazza e il portico vicino alla torre dell’orologio. La ricchezza crebbe per tutti; si innalzarono bellissimi palazzi e si restaurarono le chiese. I motivi più importanti che fecero sì che  il comune vivesse il suo rinascimento furono: l’autonomia del paese da Spoleto e l’ottima amministrazione di Albrico Cybò Malaspina, Marchese di Massa, Signore di Carrara e Conte di Ferentillo, che nel 1562 permutò il possesso di Vetralla con quello di Monteleone mantenendone la reggenza fino al 1565.
Questa permuta tra i due possessi fu possibile perché in passato la terra della Valnerina fu possedimento dell’Abbazia di Ferentillo e quindi fu facile, al marchese, diventare il “perpetuo governatore”(1) della terra di Monteleone. Fu un amministratore molto amato e stimato tanto che, ancora oggi, viene celebrato il giorno in cui i Monteleonesi ricevettero la sua visita. Con il marchese il comune visse un periodo di amministrazione pacifica e tutta dedita al benessere dei cittadini, infatti da questo periodo in poi il bellicoso stato di Monteleone divenne: “pacifico stato del comune et populo della terra di Monteleone”(2).
Nel 1569, il papa Pio V riunì tutti i comuni della montagna in un’unica “Prefettura di Montagna” con sede alla Castellina di Norcia. Nel 1573, vennero finalmente definiti i confini tra Monteleone e Cascia. I confini furono ratificati da Mons. Monte Valenti Governatore di Perugia il 18 agosto, che ebbe l’incarico da Gregorio XIII, si recò a Cascia e invitò i rappresentanti di entrambi i comuni che definirono finalmente i confini. I termini dettati per i confini, non furono i soli provvedimenti presi in questa determinazione; vennero dettate anche le condizioni dei rapporti tra i due paesi.

Le proprietà fondiarie dei Casciani situate nel territorio di Monteleone dovevano essere franche ed esenti da qualsiasi tipo di  tassa o balzello verso quel comune, affinché i rispettivi possessori potessero liberamente trasportare alle proprie abitazioni i prodotti dei propri fondi. L’uso delle fonti dei due territori poteva essere promiscuo; i danni causati verso le fonti sarebbero stati rifondati alla comunità danneggiata.

In questo clima di prosperità nacquero gli “statuti”, redatti dal Notaio Giovanni Baccareti e approvato dal Prefetto di Montagna, Giovanni Bernardo Piscina, il 4 ottobre del 1588.

Negli statuti, espressione della tanto attesa e agognata libertà cittadina, gli statuenti non fecero mai il minimo accenno alla dipendenza da Spoleto e ogni atto che usciva dalla cancelleria del comune doveva avere il bollo della “Res Publica Montis Leonis”. I dissidi con Spoleto (l’ultimo in ordine di tempo del 1555) erano stati volutamente condannati all’oblio, relegati ad un periodo storico che il comune voleva dimenticare. Di questo secolo fu la ricostruzione delle mura del castello, che vennero ampliate: oltre ai rioni di San Nicolò e Santa Maria, venne inserito nel circuito murario il rione di San Giacomo (3), cioè il borgo con la porta di San Giovanni  e la porta della Fonte. Monteleone, in quanto castello di confine, fu sede di un presidio doganale pontificio e fu varie volte distrutto e ricostruito. Sempre in questo secolo, venne spostato l’arsenale del comune nei sotterranei della chiesa di San Francesco, che a metà 1500, fu dotata di una cisterna e di un chiostro.
Dal chiostro della chiesa si accedeva alla chiesa di Santo Antonio Abate (4) e Santo Antonio da Padova, la cui costruzione si può far risalire al periodo tra la fine del 1200 e l’inizio del  1300. Altre chiese del territorio, nominate negli statuti sono quelle di: San Giovanni, S. Gilberto (5), e quella della Madonna della Quercia.
La prima si trova presso la porta del Borgo, è dedicata a San Giovanni Battista ed era la sede della confraternita della Buona Morte; anticamente vi era annesso un monastero delle suore clarisse, del quale però non si ha più alcuna memoria e, come già detto precedentemente, per un periodo nel convento ci abitarono le Monache Agostiniane.
 La seconda chiesa, quella di San Gilberto, dedicata ad un eremita del 1400, sepolto nella chiesa di Santa Maria del Piano, era (ed è tutt’ora) sede della Confraternita del SS. Sacramento costituita, in un’altra chiesa, già deal 1365. La Chiesa della Madonna della Quercia sorse sotto il baluardo più basso delle mura castellane.  Molte altre sono le chiese che costellano il territorio nei dintorni del castello e all’interno delle mura. Questo perché Monteleone di Spoleto, oltre ad essere un comune di confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio, si trovava anche sulla strada che da Roma portava a Cascia. La leggenda vuole che grandi santi siano transitati per il territorio Monteleonesee, si dice che San Francesco stesso sia passato, nel suo cammino verso Roma, nel piccolo paese montano; mentre Santa Rita, sempre in cammino verso Roma, la leggenda vuole che abbia gettato nel fiume tutti i suoi averi per arrivare pura all’incontro con il papa.
Attenzione va posta sulle risorse del comune montano. Quanto a risorse naturali, il suolo di Monteleone, oltre alla ricchezza del legname, ne nascondeva altre: oro, ferro, lignite e creta, risorse tipiche di questa terra che non trovano riscontro nei Comuni limitrofi.
Importantissime furono le ferriere di Monteleone che, secondo la tradizione, furono riattivate da Papa Urbano VIII nel 1600; lo stesso Papa diede l’avvio all’estrazione dell’oro dal “Fosso d’oro” nei dintorni di Rescia. Altra risorsa fondamentale per l’economia del comune fu, dai tempi più antichi, il farro, coltivato in abbondanza nelle pianure di Monteleone. Anche la pastorizia fu da sempre una fonte di ricchezza per il territorio, anche gli statuti tutelavano questa attività, permettendo agli animali di pascolare liberamente anche nelle zone di riserva.
Concludendo, Monteleone, paesino di poche migliaia di anime, vanta una storia millenaria, ricca di eventi e avvenimenti che ben esprimono la particolarità della storia dei Comuni italiani: fu territorio ambito da Roma, confine del Ducato di Spoleto in epoca longobarda, terra contesa tra il Regno di Napoli e lo stato Pontificio, rifugio di banditi e esuli. Tutto ciò caratterizzò fortemente la storia del comune e in particolare la creazione degli statuti che rispecchiano la vita del Comune stesso nel suo periodo di massimo splendore.

(1) Statuti di Monteleone: p. 1. (invocazione).
(2) Gli statuti di Monteleone di Spoleto, p. 2, Libro I.
(3) San Iacobo per gli Statuti.
(4) Lo statuto nomina il santo come Santo Antonio di Vienna. P. 9.
(5) Lo statuto chiama il santo: San Liberto. P. 9.