In questo numero segnaliamo:
Per la letteratura:
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Elif Shafak – La bastarda di Istanbul – Rizzoli . E’ un libro coinvolgente, in bilico fra due culture antiche ma che la Storia ha diviso irrimediabilmente. Con una scrittura ironica nel cogliere reciproche debolezze, ma dolente nel porre in risalto come la memoria non possa essere rimossa senza lacerazioni e perdita di identità. Una lettura che induce a riflettere, attraverso la tragedia del popolo armeno, sui meccanismi più generali dell’incapacità umana di conoscere il diverso restando vittima di pregiudizi e ignoranze ataviche.
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Ian McEwan – Espiazione – Einaudi . Opera complessa riproposta all’attenzione dei lettori dopo la brillante riduzione cinematografica. Tra finzione e realtà, si snoda il percorso di formazione della protagonista, che porterà ad eventi drammatici e a lacerazioni insanabili. Una scrittura densa e non retorica, un crescendo di emozioni fra descrizioni profonde e introspezioni spesso sorprendenti.
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Nathan Englander – Il ministero dei casi speciali – Mondadori . Un romanzo possente, dolente nella sua umanità nel trattare il tema dei desaparecidos in Argentina; una scrittura poetica nel tratteggiare i caratteri dei personaggi, grottesca e surreale insieme, uno sguardo dell’autore sulle miserie dell’uomo e sulle sue infinite speranze, ricco di pietas e di benevolenza. Letteratura di alto livello e spessore.
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Muriel Barbery – L’eleganza del riccio – Edizioni e/o. A metà tra lucida ironia e delicati sofismi, questo romanzo raccoglie le disincantate riflessioni delle sue due protagoniste, una dodicenne che vive in un lussuoso appartamento parigino, eccessivamente intelligente e consapevole, e la portinaia del palazzo, all’apparenza un’ordinaria e sciatta cinquantenne, ma che in realtà è una colta appassionata di arte. Attraverso le loro acute menti (rigorosamente “in incognito”), l’autrice non esita a ridicolizzare i più banali clichè e pregiudizi che dominano la vita quotidiana, demolendoli con sottile sarcasmo. E’ una lettura inusuale, divertente ma anche profonda, ricca di spunti originali.
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John Updike – Villaggi – Guanda Spesso, sfogliando le pagine, sembra di ritornare alle atmosfere di "Coppie", ma, come allora, Updike possiede una incredibile capacità di scandagliare la persona umana nel suo essere relazionale, di portare in superficie quei sentieri più reconditi dell’animo che tutti noi, anche incosciamente, ci troviamo a percorrere. E lo fa senza pruderie, senza autocompiacimento, con stile asciutto e sardonico, illuminando nel contempo il tessuto sociale di riferimento – allora il ’68, oggi il sogno americano (attraverso la nascita e l’evoluzione dell’informatica) vissuto nella periferia extraurbana. E quelle etichette spesso banalmente elaborate come difesa – rapporto materno, matrimonio, famiglia, sesso, adulterio – qui trascendono a rappresentare tessere di un unico limpido ed onesto mosaico della vita umana, aspetti reali e paradigmatici dell’esistere quotidiano.
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Meg Mullins – Il mercante di tappeti –Ponte alle Grazie. Dall’Iran all’America, da Tabriz a New York. Storia di un migrante che, pur emergendo negli affari (vende tappeti di ottima qualità, si costruisce una ricercata clientela), annaspa nel labirinto della solitudine. Ma la solitudine, la sua introspezione, è un po’ la chiave di volta dei suoi rapporti nella Grande Mela. Stile asciutto, efficace, solido, di atmosfera.
Per i ragazzi:
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Marjane Satrapi – Persepolis – Sperling e Kupfer. Attraverso strisce essenziali e dirette, l’autrice iraniana narra con intima tenerezza la storia della sua infanzia e adolescenza: lo fa con ironia, quasi leggerezza, ma con una fermezza che colpisce. Si tratta di una testimonianza genuina sulla travagliate vicende iraniane degli ultimi decenni, ma che arriva dagli occhi di una bambina, e che quindi commuove facendo divertire: la vena comica prevale, e solo alla fine ci si rende conto della folta quantità di emozioni che sono state trasmesse. Consigliato anche agli adulti.
Si rinnova l’invito a far pervenire ai curatori di questa rubrica, all’indirizzo e-mail info@proruscio.it , suggerimenti e segnalazioni sulle opere lette, in modo da poter offrire un quadro sempre più esauriente dell’aspetto culturale dei nostri tempi.
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INDOVINA L’INCIPIT
“Un giorno di gennaio dell’anno 1941 un soldato tedesco camminava nel quartiere S. Lorenzo a Roma. Sapeva quattro parole in tutto di italiano, e del mondo sapeva poco o niente. Di nome si chiamava Gunther. Il cognome rimase sconosciuto”.
Gli incipit dello scorso numero sono tratti rispettivamente da “Il nome della rosa”, di Umberto Eco, e da “L’ombra del vento”, di Carlos Ruiz Zafòn.