Cara Zia Velia,
ho scritto queste poche righe per fermare su un foglio alcuni momenti della nostra vita che mi sono tornati alla mente mentre ero impotente al tuo capezzale. Ricordi di vita che man mano prendevano forma e che ripercorrevano quel rapporto di amore e di totale dedizione che tu avevi nei nostri confronti, tuoi unici nipoti. Ricordi di tutto quello che tu, senza alcun obbligo di madre, hai fatto per noi.
Ricordo che mi dicevi che quando nacqui io piangesti un giorno intero per la gioia. Da quel giorno cominciò la nostra storia. E oltre a noi c’era la scuola, la tua amata scuola, quella per cui spendesti per oltre quarant’anni tutte le tue energie, in un obbligo morale che andava al di là del semplice dovere professionale. Cominciasti in quella piccola di Monterotondo, vicino all’istituto zootecnico sulla via Salaria che raggiungevi ogni giorno in bicicletta dalla stazione ferroviaria. Ce la indicavi ogni volta che con la Fiat 600 o 850 partivamo per le vacanze estive da vivere a Ruscio.
Passasti poi negli istituti che si trovavano in quelle che un tempo erano le borgate di Roma: Grotte Celoni, Torre Maura, Torre Angela, Tor Bella Monaca. In quei piccoli palazzi semi abusivi adattati alle bell’e meglio a scuola frequentai la mia Primina. In quelle realtà non eri solo un’insegnante.
Quante storie ci raccontavi di bambini meno fortunati di noi. Gabriellina con la mamma prostituta, Anna che faceva la parrucchiera per aiutare la famiglia e quel bambino – di cui non ricordo il nome – che morì travolto da un camion di ritorno dai mercati generali dove si recava la mattina, prima di andare a scuola, a scaricare le cassette della frutta. E ancora Gioele e tutti gli altri con i loro grandi e piccoli handicapp.
Erano i tuoi alunni ed i nostri amici immaginari che non conoscevamo e che entravano prepotentemente nella nostra vita con le loro storie, con tutti i loro problemi che erano anche i nostri. Tante storie che ci sembrano oggi assurde ma che erano vere e che affrontavi quotidianamente con uno spirito che andava al di la del semplice inpegno di docente, donando tutto ciò che potevi allora donare: i libri, le penne, le matite, i nostri vestiti usati. A Natale, a Pasqua la casa diventava un laboratorio di lavoretti fatti a mano da regalare a tutti i tuoi alunni. Stelle di Natale, angioletti di carta, pigne colorate riempivano le nostre giornate e io ero li a lavorare con te. Non lo hai mai detto ma si sapeva che per entrare nelle tue classi ci si raccomandava a tutta la scuola!
Poi siamo diventati grandi eppure non ci hai mai abbandonato neanche con il pensiero. Con te trascorrevamo le vacanze a Ruscio. Eri l’unica che guidava la macchina e quanti di noi hai portato a Cascia al pronto soccorso o a Leonessa a fare la spesa!! Fosti tu ad entrare nella piscina del San Leone Magno perché non mi volevo tuffare e quanti compagni di scuola accompagnavi insieme a me! Parlavi con i professori, se potevi ci seguivi nei compiti ed il tuo sostegno nella nostra vita scolastica non è mai venuto meno. Di certo se non fosse stato per te non mi sarei mai laureato, non avrei mai preso quel pezzo di carta a cui tenevi tanto e a cui tu, figlia di un semplice ferroviere, ai tuoi tempi era quasi precluso. Sei stata orgogliosa dei tuoi nipoti acquisiti, dei loro titoli e delle loro attività fino a quando non sono arrivati i tuoi pronipoti.
Avresti fatto qualsiasi cosa per loro ed eravamo più tranquilli quando li affidavamo a te, che non sei stata madre, che a qualsiasi altra persona. E non mi scordo il sacrificio che hai vissuto quando mio padre si ammalò. Per dieci anni hai condiviso amnche materialmente con mia madre l’impegno che un malato comporta e lo hai fatto senza alcuna remora, tu che un uomo non lo hai mai avuto.
Oggi sono qui a pensare quanto mi mancherai, quanto ci mancheranno le tue storie, i tuoi rimproveri, il tuo mettere bocca su tante cose. Forse solo oggi capiamo che quelle cose nascevano dal cuore, dalla voglia di sentirti ancora presente, dal profondo amore che avevi per noi.
Spero solo che non ti abbiamo deluso e che siamo stati capaci di dimostrarti quanto bene anche noi ti abbiamo voluto. Eri una presenza forte e autentica e tutto oggi sarà diverso senza di te. Sono certo che il tuo ricordo rimarrà vivo in tutti quelli che ti hanno conosciuto e che per sempre rimarrai la signorina insegnante elementare con la sua utilitaria, i capelli ben sistemati, precisa ed un po’ pignola, ma di certo con un grande cuore capace di tanto amore. Pier Paolo