Quando parliamo del nostro paese usiamo sempre inquadrarlo in una tipica realtà montana. Ed effettivamente, pur essendo posizionati in una valle, siamo circondati da montagne, non imponenti come quelle dolomitiche, ma certamente di un certo spessore. Tra tutte, quella che primeggia in altezza e mole è sicuramente il monte Aspra, che con i suoi 1765 metri, svetta tra tutte le altre cime che lo circondano ed è un punto di riferimento anche nella cartografia generale dell’Umbria.
Aspra è sempre stata considerata un traguardo da raggiungere, specie per quelli che hanno sempre amato passeggiare e conoscere le montagne ed i luoghi che ci circondano. La montagna tornava sovente nei racconti dei nostri nonni quando, parlando della transumanza, raccontavano degli immensi greggi di pecore che vi stazionavano portati durante i mesi estivi e che nel piccolo laghetto artificiale, ancora visibile, potevano bere utilizzando l’acqua piovana che vi ristagnava.
La prima volta che la conquistammo avevamo quindici anni. Dopo complesse trattative con i genitori ed acquisite le giuste indicazioni per raggiungere la cima, con Ercole, Fabrizio, Giorgio ed Alfonso partimmo un giorno alle cinque del mattino da Ruscio. Un’ ora inconsueta per dei vacanzieri ma opportuna, dato che non sapevamo quanto potesse essere lungo il cammino ed il tempo necessario per conquistare la vetta. Prendendo la stradina di Colle Ruscio ci portammo al Casale Ferrone dove fummo accolti dall’abbaiare forsennato dei numerosi cani. Di li, attraversando nella penombra mattutina boschi di faggi e cerri, arrivammo al Crossdromo. Era ancora presto ma già il sole si stava alzando. Uno spettacolo abbastanza irreale si presentava ai nostri occhi. Ci trovavamo sul lato brullo della montagna: davanti a noi il tracciato della pista da cross, i copertoni dei pneumatici ammassati ed abbandonati e nessuna forma di vita intorno. Il silenzio particolarmente irreale era rotto soltanto dal cigolio della porta del palchetto della giuria mossa dal vento e dal volo di alcuni uccelli che lambivano le nostre teste.
Sopra di noi l’ultimo tratto della risalita con la montagna maestosa che s’innalzava davanti. Sembrava che fosse ad un palmo di distanza ed invece si poteva subito comprendere che l’ultimo tratto sarebbe stato il più difficoltoso. In quei momenti è facile capire cosa possano provare gli scalatori e gli alpinisti che hanno conquistato le cime delle Alpi o dell’Himalaia!!
Proseguimmo fino alla forchetta di Aspra mentre il silenzio d’intorno si faceva sempre più fitto, rotto unicamente dal rumore delle foglie degli alberi. Grossi nuvolosi neri si addensavano sopra di noi. Anche se l’idea di essere colti da un temporale estivo in mezzo al bosco ci spaventava, il dubbio se continuare o meno fu subito rimosso dai nostri pensieri considerando che il più era ormai fatto.
Abbandonammo il tratturo abbastanza agevole aperto dai boscaioli e ci aprimmo la strada tra il fitto sottobosco. Arrivammo finalmente alla palata pensando di essere giunti alla meta. Scoprimmo invece che la punta di Aspra è fatta da tante piccole false cime, una dietro l’altra, per cui sembra sempre di arrivare alla tappa finale ed invece si scopre che dietro la falsa vetta raggiunta ce n’è un’altra immediatamente dopo da conquistare. Giungemmo sul punto più alto ed il panorama che si aprì ai nostri occhi fu veramente qualcosa di indimenticabile. Avevamo tutto ai nostri piedi. Lo sguardo poteva spaziare quasi a 360 gradi senza che nulla si frapponesse alla nostra vista.
Monteleone, Ruscio, Leonessa e le sue Ville erano sotto di noi come in un puzzle di microscopici oggetti. Per tutta la giornata ci impegnammo a riconoscere i luoghi lontani e tentare di identificare i consueti punti di riferimento delle nostre vacanze. In lontananza le alte cime del Vettore, del Terminillo, del Gran Sasso, in un susseguirsi costante di catene montuose e vette senza soluzione di continuità.
Aspra era stata finalmente conquistata come tante altre montagne più accessibili che allora amavamo scoprire.
Sdraiati sull’alta erba e rinfrescati dal vento che con continuità soffiava sulla brulla cima, passammo la giornata rimirando quel panorama mozzafiato, cogliendo tutti gli aspetti da raccontare agli amici al ritorno dalla passeggiata.
Dopo quella prima volta tante altre volte raggiungemmo la cima di Aspra.
Una volta ci dormimmo accampandoci e riparandoci dal freddo della notte con sacchi a pelo, materassini e coperte. Ci tennero compagnia i campanacci delle mucche che pascolavano intorno a noi, mentre udivano il galoppo fragoroso dei cavalli infastiditi forse dai nostri schiamazzi che per una notte infransero il magico silenzio di Aspra. Passammo la nottata tra canti e bruschette in attesa del sorgere del sole che all’alba spuntò dietro i monti di Cornuvole, ripentendo il quotidiano e magico spettacolo della natura che si desta, nell’infinito trascorrere del tempo.
SULLA NATURA
la natura non fa nulla d’inutile (Aristotele)
la natura può più dell’arte (Marziale)
la natura non procede a sbalzi (Linneo)
di poco si contenta la natura (Cicerone)
la natura gode della semplicità delle cose (Cartesio)
ogni cosa avviene conforme a natura (Ippocrate)