Quattro anni di lavoro per cambiare Corno. Un anno e mezzo per realizzare quello che tecnicamente viene chiamato sbarramento per la laminazione delle piene.
E i lavori non sono ancora finiti. Un investimento finanziato nel 1993/94 dal Ministero per il Coordinamento della Protezione Civile, come molti ormai sapranno, per un importo di quasi tre miliardi di vecchie lire, cui si sono aggiunti nel corso del tempo i proventi ricavati dalla vendita della rena estratta dal letto del fiume. Tante le opinioni discordanti che avevano accompagnato la notizia di una distesa di cemento che si sviluppa ora per quindici metri di altezza e sessanta in larghezza alla base, per raggiungerne ottanta nel punto pi elevato.
Uno sbarramento che cambia il nostro paesaggio e che se ci si affaccia da Monteleone è ben visibile a tutti. Un intervento realizzato dalla ditta Tecnostrade di Perugia e che ha dato lavoro a molti nostri compaesani. Una "diga" che sembra sia stata progettata per far fronte a piene di ritorno che statisticamente sono state calcolate in una media di cento anni. "Fatto il ponte l’acqua non è più venuta!" Chi non ha mai sentito questo commento? E sono molti anche coloro che ricordano la costruzione del ponte nel lontano 1962.
Tuttavia ogni tanto il fiume torna con la sua impetuosità come è successo l’ultima volta due anni e mezzo fa e qualche danno lo fa sempre. Ma tanti sono i ricordi che riaffiorano alla memoria, molti dei quali anche piacevoli pur riferendosi a periodi in cui Corno problemi li creava ed anche seri.
"Una volta comprai degli stivaloni lunghi, di quelli che si usano per andare a pesca, per attraversare il fiume e venire a ballare a Ruscio", racconta Sergio Cioccolini, che con la sua corporatura, già cinquanta anni fa era un ragazzo grande e grosso, a quanto ho sentito raccontare e qualcuno se lo ricorderà pure.
"Allora Corno veniva spesso e io non pensavo alla forza della piena che mi riempiva le tasche.
Tante volte ho rischiato e papà si arrabbiava dicendomi che sarei dovuto rimane a dormire a Ruscio! Però avevo vent’anni e non c’era nessuno che potesse fermarmi. Tante volte poi ho aiutato le ragazze di Rescia che venivano a lavorare da Bosi e che da sole avevano paura di passare l’acqua".
E questa è soltanto una delle tante testimonianze che si potrebbero raccogliere. Quante avventure, quanti ricordi emergerebbero se per caso avessi chiesto di raccontarmi di quando Corno veniva sempre e c’erano le trote. Tante volte li ho sentiti. E ne vale sempre la pena. E’ una parte della nostra storia che ora non c’è più. Adesso però i lavori non sono ancora finiti.
Bisognerà attendere un nuovo finanziamento per realizzare una strada che servirà per ispezionare lo sbarramento anche durante le piene, altrimenti non potrà svolgere appieno il ruolo per il quale è stata costruita. I soldi, invece, ci sono per la parte bassa del fiume, verso il ponte delle Ferriere, ma non vi preoccupate l’intervento sembra sarà molto meno radicale di quello appena realizzato.