Definirlo un artigiano significherebbe sminuire il valore di questo personaggio eclettico della Ruscio che fu, specie se riferito al periodo particolare in cui svolse la sua opera e la sua versatilità. Giovanni, ‘lu barbiere", era l’etichetta principale, ma all’occorrenza, orologiaio, falegname, contadino e in caso di estrema necessità anche fabbricante di casse mortuarie.
Passare dall’uso del pennello da barba ai minuti attrezzi dl orologeria, dalla pialla alla forcina, a raddrizzare un tavolo o una sedia o ad inchiodare quattro tavole era per lui un gioco da ragazzi.
Un uomo dall’ aspetto bonario che non sapeva mai dire di no a chi ricorreva alla sua opera. "Mettila un po’ lì, rega’, dopo je do ‘na guardata" e potevate star sicuri che sarebbe ricorso a qualsiasi marchingegno per ovviare ad ogni richiesta o circostanza.
Fu, quindi, un giorno triste, quel 17 febbraio del 1985, quando serenamente come era sempre vissuto, Giovanni. barbiere, orologiaio, falegname, fabbro ecc…. chiuse bottega e andò meritatamente in ferie per sempre.