Riguardo al comunque lodevole opuscolo con gli sponsor dell’ultima festa di Ruscio, seppur zeppo di errori dovuti alla fretta, ha sorpreso un po’ tutti l’affermazione che i dipinti della chiesa sono di nessun valore. Sarebbe come rispondere alla classica domanda: “Oste com’è il vino?” “Cattivo “!
In realtà la frase è ripresa dal sito della proruscio che riporta una mia descrizione della chiesa fatta per la Barrozza.
Interno della Chiesa, prima degli ultimi restauri
La fonte originale è riportata sui 4 quadernetti dell’inventario dell’Opera Pia Addolorata di Ruscio “redatto…. Il giorno 25 Aprile 1866”, Inventario dei mobili – Parte Prima –Arredi sacri – N. d’ordine 58 – Mobili “ Quadro in Sagristia rappresentante le anime purganti e l’Addolorata di niun pregio, con cornice legno” qualità “Tela”, quantità “Uno”, Stato dei mobili “Mediocre”.
La descrizione si riferisce esclusivamente alla grande tela, già allora in sacrestia ed ora appesa in alto nella parete destra vicino all’altare, e non parla delle tele sugli altari che risalgono alla fine del 1600 e sono state riconosciute interessanti dagli esperti e in particolare della tela che si ha intenzione di restaurare, allora sull’altar maggiore ed ora in sacrestia. Il giudizio è amministrativo e riguarda il valore venale della pur bella tela in oggetto.
Altra data interessante ricavata dallo stesso quaderno, della “Opera Pia Addolorata di Ruscio”, fra i beni mobili, al numero d’ordine 9 dell’Archivio “Nota della Sopraintendenza
delle Finanze sulla rescissione contratto affitto della casa dell’Opera Pia che serviva di quartiere per la Finanza (probabilmente la casa attualmente dei fratelli Carassai nella piazza di Ruscio di sotto), del 12 7mbre 1861.”
La rescissione è datata all’indomani della annessione dei territori dello Stato Pontificio nel regno d’Italia, ed indica che fino ad allora la dogana di Ruscio doveva essere in funzione.