Da bambino avevo provato I’ebbrezza di una cavalcata su Delicato, il mitico cavallo di Isidoro Peroni, che dolcemente, consapevole quasi della nostra tenera età e della nostra inesperienza in fatto di equitazione, ci portava per i piani di Ruscio sotto l’occhio vigile del Ministro Paolo Salamandra.
Più emozionante invece l’esperienza con Beniamino, il somaro di Don Sestilio.
Tra ragazzi si faceva a gara per prenderlo dalla stalla e portarlo al reverendo; il divertimento stava tutto nel lanciarlo al galoppo lungo la strada della Tazzaretta, pungolandolo (sic) sulla groppa con un aguzzo spino.
Con l’avanzare degli anni altri sono stati gli interessi sportivi (calcio, tennis, bicicletta) praticati fino a quando gli "acciacchi" dell’età che avanza e qualche amichevole sollecitudine del tipo:"ritirati", "sei finito!", non è sfociata nella fatidica frase "A Rena’, datte all’ippica!".
Mai invito fu più profetico e più gradito, almeno per quanto mi riguarda. Ed ora eccomi qui a parlare di cavalli.
Tutto incominciò per scherzo tra amici.
Acquistati alcuni cavalli abbiamo iniziato a fare passeggiate, sotto la guida esperta di Albino Giovannetti, sempre più impegnative: alla Madonna delle Grazie, al Trivio, al Motola, all’Aspra, a Leonessa, a San Giovenale, a Onelli, a Roccaporena, a Norcia.
E che dire delle inebrianti galoppate (ma non lo dite ad Albino) ai piani di Ruscio!
Poi ci fu la transumanza, una esperienza entusiasmante che alcuni del nostro Club Montebello hanno vissuto direttamente (son certo di far loro cosa gradita citandoli: Enzo Pasquali, Valentino Boschi, Barbara Vannozzi e Giuseppe Moretti) ma che ha coinvolto tutto Monteleone.
E’ stata una manifestazione indimenticabile che ha contribuito a sviluppare in noi il senso di avventura a cavallo con passeggiate a lungo raggio e a tappe di più giorni.
Per questo lo scorso anno abbiamo deciso di fare una gita importante: a cavallo sui monti Sibillini.
Alla partenza da Montebello (Casale Pasquali) eravamo io su Zazor, Valentino Boschi su Flasch, Emiliano Boschi su Gilda, Giuseppe Moretti su Tiberio e Enzo Pasquali su Cerasolo.
L’avventura ebbe inizio al mattino presto verso le cinque (più o meno) e fu vera avventura: 220 chilometri a cavallo in quattro tappe per raggiungere Norcia, Visso, Castelluccio, Forche Canapine, Savelli e rientrare infine a Monteleone.
Andare a cavallo per monti e valli mai percorse, salire fino a quota 1.800 ai piedi del Vettore, galoppare per tre chilometri sul Piano Grande del Castelluccio, attraversare boschi così fitti da non riconoscere più il tratturo e stentare a ritrovare la via giusta, guadare piccoli ruscelli, ammirare panorami sempre più ampi, mangiare alle fonti con i pastori e parlar con loro felici di rompere la loro eterna solitudine!
Indimenticabili momenti in cui stabilisci un rapporto quasi umano con il tuo cavallo: finisci con il parlargli, durante il tragitto, avvertendolo dei pericoli della strada, sollecitandolo quando ti sembra pigro ed hai la certezza che ti dia ascolto; cerchi di ricambiare la sua generosa prestazione con cure e premure durante le soste consapevole che il cavallo, in quei frangenti, costituisce I’unico mezzo in grado di riportarti a casa.
E poi ti ripaga regalandoti emozioni stupende quando, al galoppo senti sotto di te vibrare quei possenti muscoli, docili ai tuoi comandi, tesi solo a meglio rispondere ai tuoi incitamenti: hai la sensazione di dominare quella meravigliosa macchina della natura.
C’è un momento che ti sembra di volare, ti senti leggero e quasi per miracolo torni ad essere un "ragazzo" felice.
Come ogni avventura che si rispetti ci fu anche l’imprevisto.
AI mattino del terzo giorno di buon’ora uno di noi, (resterà per sempre un segreto) portò i cavalli a bere ad una vicina fonte e poi, forse rapito dallo spettacolo del sole nascente tra i monti Sibillini, li lasciò liberi a pascolare.
I cavalli stettero per un po’ al gioco ma poi piano si addentrarono nel bosco e sparirono alla vista.
Furono ore di panico. Dei cavalli si era persa ogni traccia.
Abbiamo richiesto l’intervento della forestale e noi stessi ci siamo messi alla ricerca in tutte le direzioni. Pensate al nostro stato d’animo: tornare a piedi a Monteleone. Che scorno sarebbe stato!
Li abbiamo ritrovati dopo diverse ore, grazie all’aiuto di un pastore di Castelluccio, a sette chilometri di distanza.
Che felicità ritrovata!
Ripercorremmo la strada per tornare all’albergo dove avevamo lasciato i finimenti e le selle quasi cantando, tenendo ciascuno di noi ben stretta la cavezza del proprio cavallo.
E fummo tutti più felici nonostante il disappunto del momento.
E che simpatico incontro con i famigliari a Savelli! Credetemi eravamo tanto "orgogliosi" di noi che non avvertivamo più la fatica dei giorni passati a cavallo.
Ci sentivamo felici e soddisfatti di aver messo alla prova le nostre modeste forze di cittadini rammolliti e di aver superato l’impegno con pieni voti.
La nostra gita ha suscitato l’ammirazione simpatica di altri nostri amici di Monteleone che hanno voluto imitarci organizzando a loro volta una gita a cavallo in Agosto che, nonostante le buone intenzioni, si è ridotta ad una sola giornata.
L’amico Valentino ha voluto in una simpatica poesia, senza pretese poetiche, sottolineare con vena ironica questo fatto.
Ed ora amici di Ruscio, date retta al Vostro Presidente
"Datevi all’ippica"!