Arrivando al paese, spesso mi piace entrare dalla parte più intima e discreta, dalla stradina che dalla statale immette alla passeggiata della Fonte dell’Asola.
C’e qui un cartello di benvenuto in legno che sembra sia lì così, senza motivo, uno dei tanti cartelli che stanno tanto per stare, quasi nascosto.
RUSCIO…PATENS ESTO. NULLI CLAUDARIS HONESTO
Non ho mai saputo né ho mai indagato chi abbia scelto queste parole per accogliere il nostro arrivo al paese [ndr si tratta dell’amico Settimio Vannozzi], ma sicuramente la persona è animata da profondo senso di ospitalità e apertura verso gli altri: RUSCIO…RESTA APERTO. NON CHIUDERTI A NESSUN UOMO ONESTO.
Lo spunto senza dubbio è stato preso da un aneddoto del XVI secolo. Martino priore di Asello, in Toscana, era un tipo molto attivo che, per accelerare la sua promozione ad abate e convincere definitivamente chi di dovere (il Papa a Roma) delle sue qualità, della sua abnegazione e della sua solerzia nelle cose, pensò di “promuovere” la frequentazione dell’abbazia facendo apporre sopra il portone gotico della chiesa una grande insegna con una frase di benvenuto per pellegrini e viandanti.
Il cartello di benvenuto recitava: Porta patens esto. Nulli claudatur honesto "La porta resti aperta. Non sia chiusa a nessun uomo onesto" o, in un’altra versione, Porta, patens esto. Nulli claudaris honesto. "Porta, resta aperta! Non essere chiusa a nessun uomo onesto".
Il messaggio era bello e ospitale ed esprimeva generosità e carità davvero cristiane.
Purtroppo per Martino, l’artigiano incaricato del lavoro (o, in altre versioni, forse lui stesso), sbagliò la posizione del punto e scrisse: Porta patens esto nulli. Claudaris honesto, cioè: "Porta, non restare aperta per nessuno. Resta chiusa all’uomo onesto".
I guai derivati a Martino da un tale errore non si limitarono ad una figuraccia. La notizia di un messaggio così contrario alla caritas christiana, infatti, raggiunse lo stesso Papa che lo privò della cappa (cioè il mantello) di abate.
A ricordare l’errore di Martino provvide il suo successore, che “perfidamente” fece correggere il cartello completandolo con la frase: “Uno pro puncto caruit Martinus Asello”, cioè “per un punto Martino perse Asello” dove con Asello si indica in modo figurato l’abbazia, cioè la carica di abate, ovvero la cappa.
C’è niente di più piccolo ed insignificante di un puntino?
Eppure …