Riportiamo la breve cronaca della nascita, a Caselle in Pittaro, paese arroccato del Cilento, della Biblioteca del Grano, idea promossa dalla locale Pro Loco (anche qui una pro loco…).
Nulla a vedere, pero’ con libri e scaffali, ai quali si sostituiscono sementi rare e dimenticate, e solchi arati.
Su una scacchiera sono state piantate 17 sementi di grano, segale e del nostro Farro, i cui semi, donati da Luisa Cicchetti, sono stati presi nel corso di una visita a Ruscio dell’amico Michele Sica (CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIU’).
Tra pochi giorni si dara’ inizio alla manifestazione sul Farro di Monteleone (CLICCA QUI PER SCARICARE IL PROGRAMMA) e l’inserimento del nostro Farro nella Biblioteca del Grano sembra essere proprio di buon auspicio!!
Nuovo grano per nuovo tempo: un tempo nostro
Domenica 11 novembre 2012, giorno di San Martino, citato in Cilento oltre che per il più famoso adagio sul mosto e il vino per il proverbio: A San Martine semina pure ngule a gaddina (A san Martino semina anche in culo alla gallina, cioè ovunque vuoi è il momento giusto per farlo). Quale momento quindi piu’ propiziatorio per dar vita alla semina del campo della Biblioteca del Grano. Un progetto colturale e culturale che accoglie quest’anno ben 17 varietà di grani.
la semina
E’ così che la prima esigenza è quella di tracciare un disegno del campo, una forma che consentirà di attraversare quest’esplosione di biodiversità che racchiude al suo interno il progetto di recupero dei grani antichi autoctoni e la messa a coltura di ulteriori grani e cereali antichi che quest’anno provengono da vari e diversi territori, alcuni anche molto lontani.
lo schema della spirale
Nasce una spirale divisa per sezioni: si inizia con la Ianculidda, grano tenero autoctono di cui si è compiuta una già importante azione di recupero e che quest’anno è stata già distruibita ai contadini di caselle che aderiscono al progetto Comunità del Cibo “Grano di Caselle”. Ci sono ancora la Risciola, antico grano tenero, la Trimunia e la Saragolla, antichi grani duri; c’è l’antico Farro di Monteleone di Spoleto recuperato dalla preziosa opera di Renato Cicchetti e del Prof. Falcinelli dell’Università di Perugia e donato a noi dalla cara signora Luisa Cicchetti; c’è la Segale di Sanza in dialetto cilentano conosciuta come jurmano e il Granofarro di Torre Orsaia del Compare Giovanni; c’è l’Orge de Finisterre, un orzo della Bretagna scambiato con Bastien a Torino in occasione della partecipazione quest’anno della Comunità del Cibo di Caselle al Salone del Gusto Terra Madre come pure una Segale della Lettonia; ci sono ancora quattro grani duri provenienti dalla Lucania e in particolar modo dalla famiglia Benevento che li coltiva a Tricarico e sono: il Capelo, Qadrato, Simeto e Svevo; c’è il Senatore Cappelli, prezioso e antico grano duro portato dalla Puglia dai nostri Porchiati Isa e Claudio; al centro della spirale c’è la Russulidda, antico grano tenero autoctono di Caselle il cui recupero continua faticosamente ma incessantemente.
tratto da : www.paliodelgrano.it