Per la mantica amorosa, a Ruscio, le ragazze in eta’ da marito prelevavano alcune foglie di bosso dalle siepi che circondavano il cimitero e le disponevano sul piano rovente del camino, o sulla stufa infuocata: se le foglie si torcevano, il responso annunciava prossime nozze.
L’usanza seguita in Valnerina prescriveva il bosso. Le ragazze campagnole desideravano che l’amore che la Provvidenza teneva in serbo per ognuna di loro, fosse rigoglioso, come il verde bosso; che fosse tenace e refrattario alle insidie, impenetrabile al veleno delle maldicenze e delle invidie altrui come il legno del bosso e’ impenetrabile al freddo, e che il loro amore fosse capace di resistere alle ore fredde e buie della vita come il bosso resiste alle algide e fosche invernate appenniniche.
Il fatto che le foglie per la divinazione fossero colte dalle siepi dei cimiteri, appare tutt’altro che casuale se si tiene conto l’usanza matrimoniale, diffusa in varie parti del territorio, secondo la quale la sposa era tenuta a deporre sulla tomba dei suoi avi il mazzetto di fiori tenuto in mano durante il rito del matrimonio.
tratto da: Mario Pollia, Le Piante e il Sacro,
Ed. Quater, Foligno 2010, pag. 256, 257.