Il dibattito prende forma.
Dopo l’intervento di Isidoro Peroni (presidente dell’Associazione Farro DOP), siamo lieti di pubblicare quanto ricevuto da Marco Ventura, che ci fornisce un ulteriore spunto di riflessione.
… a voi la penna per contribuire ad un ulteriore sviluppo del dibattito!
La Redazione
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Leggo con il cuore in mano la lettera del Sindaco di Poggiodomo e
condivido pienamente con quanto risposto dal consigliere comunale di
Scheggino.
Il crack è cosa annunciata, inevitabile e con l’andare del tempo la
situazione può solo peggiorare, non è transitoria. Personalmente provo
un dispiacere enorme a pensare all’estinzione di quei centri abitati che
in parte già sono ridotti a centri fantasmi. Penso allo splendore della
natura in cui sono avvolti e agli odori e suoni che si sentono
attraversandoli in bicicletta dopo un anno di traffico e smog. Ma
viverci è tutt’altra cosa.
L’abolizione dell’ICI è stata chiaramente uno sbaglio che ha strangolato
i piccoli comuni più di quanto non lo fossero già. L’accorpamento dei
comuni è forse l’unica via temporanea di salvataggio. Non so quanto a
lungo possa durare, ma può essere una boccata di ossigeno. A questo
proposito propongo due riflessioni che ancora non ho trovato negli
articoli letti. Primo, non diamo per scontato che l’accorpamento dei
comuni porti ad un risanamento del bilancio. E’ vero che si unirebbero
le entrate, ma anche le uscite. Ci sarebbero dei risparmi, come per
esempio la gestione delle scuole, ma non su tutto. I chilometri di
strade da mantenere si moltiplicherebbero a dismisura e così per la
gestione di altri servizi. Insomma, non sempre ci sono economie di
scala. Ritengo che valga la pena l’accorpamento, ma prima ci sarebbe da
fare una attenta riflessione e valutazione economica, senza sovra
enfatizzare l’accorpamento come medicina salvavita.
Secondo, l’accorpamento inevitabilmente si andrebbe a scontrare con i
problemi di campanilismo, spesso velati da questioni di "tradizioni". Si
tratta di una vera e propria occasione. Da sempre in Italia siamo divisi
in centenari campanilismi che spesso, se non sempre, finiscono per
nuocerci. Il frutto più lampante della cultura del campanile sono le
affermazioni leghiste o le partite di calcio tra paesi che diventano
motivo di guerra.
L’accorpamento può essere visto come un’occasione, una svolta culturale
nella nostra cultura italiana e invito a vederla anche sotto questo
punto di vista.
Le tradizioni sono altra cosa, avere un’unica gestione amministrativa
non toglie nulla alle tradizioni o al santo patrono. Forse, nel piccolo
mondo della Valnerina ci potrebbero essere i semi per l’inizio
silenzioso di una rivoluzione culturale di cui essere fieri come italiani.
Marco Ventura