Un saluto a Osvaldo, Consigliere della Pro Ruscio e fondatore de “La Barrozza”
Non apriamo la prima pagina di questo numero de “La Barrozza”, raccontando della nostra associazione, dei suoi successi e dei propositi futuri. Questa volta apriamo il nostro giornale ricordando una persona che e’ stata tra i suoi artefici e che, purtroppo,non e’ piu’ tra noi: Osvaldo.
Non e’ mai semplice parlare di un amico scomparso, perche’, troppe volte, si rischia di cadere nel sentimentale, nel patetico, nel retorico.
Per questo, non vogliamo parlare di Osvaldo uomo e padre; vogliamo soffermarci su quell’Osvaldo “giornalista”, che tutti noi abbiamo apprezzato, leggendo i pezzi che, di volta in volta, abbiamo pubblicato su “La Barrozza”; della passione con la quale ha vissuto le vicende del nostro giornale; della sua partecipazione a tutta la sua, ormai lunga, storia, che lo aveva visto protagonista fin dal suo nascere.
I primi numeri, addirittura, avevano una sola firma: la sua.
Osvaldo davanti al cancello della sua “Villa Verde”
Amava pensare che questo giornaletto fosse, non solo un modo per raccontarci, ma anche un mezzo ed un’occasione per tramandare fatti e storie passate, per raccontare quel mondo e quei personaggi di Ruscio, che non ci sono piu’.
I suoi “pezzi” ed i suoi racconti di storie passate sono state, per i piu’ anziani, un’occasione per rivivere e riportare alla mente ricordi mai sopiti e, per i piu’ giovani, un’occasione per immaginare un paese che oggi non e’ piu’, con i suoi riti e le sue tradizioni, le sue famiglie, i suoi uomini e donne, contadini e montanari.
Arrivava, puntualmente, in “redazione”, portando i suoi pezzi pronti per l’edizione successiva. Tante storie ed appunti scritti rigorosamente a mano e con il cuore, e quelle “pillole” di Ruscio, a cui teneva tanto.
Colpiva, soprattutto, l’umorismo con cui trattava anche le storie piu’ semplici, facendoci sempre sorridere, l’ironia con la quale punzecchiava quelle situazioni che non amava, quelle falsita’ che toccavano il suo amato paese e la nostra associazione.
Raccontare era la sua passione e, per questo, si cimentava anche come cronista televisivo, realizzando le telecronache di tante partite di calcio, delle feste paesane e degli eventi che coloravano le nostre estati, intervistando i personaggi piu’ svariati e provocando la battuta simpatica che sempre fa sorridere.
Un altro caro amico, drammaticamente e violentemente, se ne e’ andato. E non e’ il primo nella nostra comunita’: Andrea, Maurizio ed ora Osvaldo! Giovani ed anziani, amici di vacanze estive, usciti di casa e mai piu’ tornati. Forse, ad una lunga malattia ci si abitua: ad una morte violenta ed improvvisa per un incidente, ancora no.Si rimane ancora piu’ attoniti, stupefatti e sgomenti; non si vuole credere, eppure, e’ la verita’.
Tuttavia, proprio leggendo nei numeri vecchi della nostra Barrozza, i pezzi scritti da Osvaldo, lo sentiremo ancora vivo tra noi.
Forse, proprio quel significato e quel senso di storia e comunita’ che Osvaldo credeva dovesse rappresentare questa rivista, serve oggi a noi per ricordare lui; sara’ certamente una piccola consolazione, ma per chi ci
ha creduto come lui, e ancora oggi, continua a crederci come noi, e’
un’immensa conquista.
Ciao, Osvaldo!