Andrea, caro

By proruscio

Già, comincio proprio come avevo chiuso la lettera affidata alle pagine del nostro giornale anni fa.

E’ una formula che mi aiuta ad entrare in intima connessione con te, con i miei ricordi, mi fa riallacciare la linea delle nostre vite. Mi accompagna in un’altra dimensione, si fa tutto silenzio intorno (non è forse caro il colle che rimanda all’infinito?)

“Caro”. E’ racchiuso tutto qui.

In quella lettera di tanti anni fa scrivevo che “caro” è un aggettivo che si deve spendere con cura, per delle persone uniche, ovvero per coloro che presentano quella “grande e allo stesso tempo rara capacità di attirarsi l’affetto e la simpatia altrui. “Cara” è una persona che sta nel nostro cuore, la cui memoria è per noi un bene prezioso e di cui dobbiamo avere cura.”

 AMICI: Stefano ANDREA, Francesco, Mario

 

Ecco, la memoria. Mi rendo conto solo oggi che allora avevo appena intuito il significato del valore della custodia e della cura della memoria. 

Ora, passati tanti anni, ho una chiara consapevolezza del ruolo che i ricordi, quegli splendidi ricordi di vita vissuta insieme, hanno rappresentato e rappresentano, qui e ora, per me, per noi.

Percorsa un po’ di strada mi rendo conto, infatti, che avremmo potuto seguire tanti sentieri diversi, ma se la vita che stiamo vivendo oggi è così, proprio così, è perché si è formata in quegli anni, nel vissuto con te, nei valori condivisi, nella nostra amicizia, nei sogni e nelle passioni nate in quegli anni e mai abbandonate. Questa vita, unica e irrepetibile, si è modellata su quelle esperienze uniche e irripetibili.

Allora era tutto un proiettarsi in avanti: insieme abbiamo disegnato una traiettoria, un sentiero appunto.

E insieme l’abbiamo percorso.

 

CAMPETTO:  Il campo da basket / pallavvolo dedicato a Andrea Agabiti

 

Sì, insieme, perché senza quel vissuto con te, noi saremmo altro. Insieme perché la strada si percorre con uno zaino pieno di vite conosciute nel cammino e di vita nuova che da esse si genera. Insieme perché la vita è sempre una somma.Il tuo ricordo è parte di noi, è un marchio indelebile della nostra anima, è la parte più intima e salvifica di quella somma.

Scriveva Dostoevskij ne “I fratelli Karamazov”: “…se l’uomo può raccogliere molti di tali ricordi (quelli buoni e santi custoditi sin dall’infanzia) e portarli con sé nella vita, egli è salvo per sempre”.

E’ proprio vero. Ecco di cosa ti siamo debitori, della nostra salvezza, grazie a quegli anni giovanili, i più belli, i più spensierati, i più formativi perché è tutto nuovo, passati con una persona “cara”, come te. E quei ricordi sono salvifici perché ispirano, danno un senso alla vita di oggi.

Grazie quindi per aver ascoltato insieme i Marillion, i Dire Straits e tanti altri: ho imparato che la musica consente di “accordare” i diversi momenti della vita, sia quelli belli sia quelli più tristi e malinconici.

Grazie per aver amato tanto Ruscio: ci hai insegnato che non c’è luogo migliore per il ristoro dell’anima.

Grazie per le gite in montagna: non le dimenticherò mai, ora so di incontrarti su ogni cima.

Grazie per le vacanze trascorse insieme: ho aperto con te la finestra sul mondo e lo abbiamo guardato con quello stupore con cui guardavi le cime innevate del Sestriere (non c’è anno in cui papà non lo ricordi guardando quel paesaggio. Ecco come sei entrato nel cuore delle persone).

Grazie per aver costruito sogni insieme: tracciare la rotta vuol dire dare un senso alla vita, ovvero una direzione e un significato.

Grazie per esserci stato, con i nostri momenti buoni e anche con quelli meno buoni: le relazioni profonde curano le nostre fragilità, educano ai sentimenti, donano consapevolezza di sè. Ora, cinquantenne, apro lo zaino e trovo tutto questo: musica, stupore per le meraviglie del mondo, cura, sentimenti, consapevolezza, amicizia, sogni, aspirazioni, ricordi (…quelli buoni e santi custoditi sin dall’infanzia). Non c’è miglior viatico per affrontare la vita. Grazie.

Grazie soprattutto per aver fatto tutto questo proprio con noi: tutti i tuoi amici. La nostra speranza rimane quella di aver onorato questi ricordi, di averli trasportati nel presente, di averli resi attuali con i nostri comportamenti, di averli resi vita nuova, di averli fatti rinascere ogni giorno, di avergli dato compimento.

Forse è proprio questo il senso profondo dell’amicizia: dare compimento al destino dell’altro.

E se non sempre ci siamo riusciti è perché la vita, con le sue frenesie, ti fa distogliere lo sguardo da quelle stelle che abbiamo disegnato insieme tanti anni fa.

Ma per fortuna ci sono i sogni che tornano ad ispirarci, è lì che ci si incontra…

I’ll see you in my dreams canta Bruce (ancora grazie per la musica ascoltata insieme) …

For death is not the end / And I’ll see you in my dreams

Grazie Andrea, grazie di accompagnarci ancora nel nostro cammino, ispirando le nostre anime.

Grazie Andrea, caro.

Stefano Peroni