Ci sono momenti della propria vita che ti spingono a riflettere sul tuo passato ed a rivivere e rivedere, come in una moviola, momenti, luoghi e persone che hanno segnato significativamente la tua vita.
Incontrando in questo periodo con più frequenza Ben Hur La Posta, marito di Anna Angelini, ho avuto modo di parlare con Anna dei bei momenti estivi della nostra infanzia trascorsi a Ruscio, al prato “Angelini”, e di ricordare le persone della nostra età che lo frequentavano. Nel parlare dei nostri ricordi il discorso è capitato anche sulla figura della zia di Anna Angelini, che si chiama come lei, e che tutti chiamavamo “zia Nannina”, la sorella più piccola di Orlando, Emilia, e Simone Angelini.
Pitta, Elena, Gabriella, Mena, Anna
Zia Nannina era nata nel 1917, durante la prima guerra mondiale.
Commoventi le lettere del padre, Marco Angelini, che non ha mai conosciuto, che scriveva dal fronte di guerra inviando continui affettuosi saluti ad Anna Maria, la figlia nata mentre lui era sotto le armi a combattere la prima guerra mondiale.
Il ricordo di zia Nannina era legato anche alla presenza a Ruscio della figlia Elena, bellissima e brillante ragazza che con il suo spirito libero e intraprendente aveva affascinato tutti noi ragazzi.
Orlando, Nannina, Elena, anno 1941
Spesso zia Nannina veniva in casa Peroni a fare visita alla sorella Emilia ed io, che stavo spesso con mio cugino Giulio, la ricordo come una persona attiva, dinamica e sempre sorridente.
La figura di zia Nannina e soprattutto la sua vita di donna che, stando ai discorsi che sentivo fare in famiglia, aveva dovuto affrontare, con coraggio e con grande spirito di adattamento, le avversità che a volte la vita presenta all’improvviso, appariva, a me ancora ragazzo, come una persona eccezionale.
Nei colloqui con Anna venni a sapere che “zia Nannina”, ormai quasi novantasettenne, viveva, amorosamente assistita dalla figlia Elena, in una Casa di Riposo a Corso Trieste: espressi allora il desiderio di farle visita cosa che è avvenuta il 6 febbraio scorso.
Mi ha accolto, in ottima presenza, con un grande e radioso sorriso suscitando in me una sincera emozione; con Elena ed Anna, presenti all’incontro, abbiamo dato la stura ai nostri ricordi di vita a Ruscio, ai bei momenti trascorsi in allegria al prato “Angelini”, alle scappatelle organizzate in collaborazione con i più grandi (Paolo, Anna, Pitta, Guerino) per rendere più avventurosa la vacanza a Ruscio e agli interventi autoritari di mia madre, Carlotta “la carabiniera” , che cercava di controllare tutti i nostri movimenti.
Zia Nannina ascoltava con molta attenzione e partecipava volentieri, sorridendo, a questo nostro “amarcord”, confermando il fatto che mia madre era una persona autoritaria e che cercava di mettere ordine nella vita di noi ragazzi.
Commovente il racconto che zia Nannina fa di suo padre: lo sente presente e lo vede vivo nella sua immaginazione come se lo avesse veramente conosciuto.
Parlandone in seguito con mia sorella Gabriella della visita che avevo fatto a “zia Nannina”, mi ricordava come, a dimostrazione del sincero e profondo affetto che la legava alla famiglia Peroni, nella circostanza della morte di nostro padre Alessandro, zia Nannina venne a visitarci, assistendo la nostra famiglia, in quel momento doloroso e vegliando la salma di mio padre durante la notte consentendo a tutti noi, e soprattutto a nostra madre, un momento di riposo.
Al termine della visita a zia Nannina, allietata da diversi dolcetti preparati da Elena e dalle suore, il commiato è stato per me denso di emozione e sono uscito dall’Istituto con l’animo sereno e contento per aver rivissuto, come scorrendo a ritroso, la pellicola di un film, alcuni momenti significativi della mia infanzia che avevo da tempo accantonato in un remoto angolo della memoria.