Qualche “Barrozza” fa scrivevamo: “La lunga consuetudine nei rapporti con le persone piu’ familiari, indebolisce, in noi, la capacita’ di penetrare in profondita’ nella storia personale di coloro che incontriamo tutti i giorni e che, invece, dovremmo conoscere piu’ intimamente.
Allora, ogni tanto, nell’usuale scorrere della vita e’ necessario fermarsi in disparte, per tentare, in una sorta di distaccata osservazione “scientifica”, di ri-scoprire le peculiarita’ di chi ci vive intorno, alla ricerca dell’unicita’ della sua esistenza, “cifra” che deriva dalle esperienze “sedimentatesi” nel corso degli anni.”.
Questo tentammo di fare allora, nel raccontare, nell’angusto spazio di un articolo, la vita di Gigetto, che, purtroppo recentemente, ci ha lasciato.
Rimane di lui il ricordo affettuoso di tante generazioni di Rusciari, per i quali, il nome “Gigetto” coincideva con l’identita’ stessa della comunita’ di Ruscio, con un momento di incontro tra paesani, tanto che, oggi, nell’era di Facebook, esiste un gruppo di amici che si riunisce virtualmente sotto la denominazione “Non ti mettere in cammino se non passi da Pietrino”, che conta piu’ di cento contatti. Riprendono il nome del figlio, che ha rilevato nel corso del tempo l’attivita’ di Gigetto, ma la sostanza non cambia.
Ci piace pensare che, nel suo Ultimo Viaggio, per farsi riconoscere abbia fatto il classico fischio del carbonaro, quello stesso che fece di ritorno dalla lunga prigionia, nel salire le scale della sua casa romana.
Quando ci racconto’ questo episodio ci disse: “Quella sera… quanto erano lunghi cinque piani di scale…”, certamente questa Salita non gli e’ stata faticosa.