"Dallo sfondo della Grande Guerra cio’ che emerge sono i 4 miliardi di lettere e cartoline postali complessivamente movimentate durante la guerra.
Un flusso epistolare che legò civili e militari: 2.137.000.000 inviate dal Fronte verso il Paese, 1.509.000.000 dal Paese al Fronte, 263 000 000 scambiate tra militari nelle zone di guerra di cui solo poche migliaia di lettere sono arrivate a noi. Fu un movimento di cartoline e lettere di gran lunga superiore a quello degli anni precedenti: come a dire che ognuno di quei 39.000.000 di italiani che popolavano il paese (che contava il 38% di analfabeti al di sopra dei sei anni) fu autore di 102 missive durante il conflitto.
Negli altri paesi in guerra il flusso epistolare è ancora più importante il servizio francese muove ogni giorno circa 4 milioni di lettere per un totale di dieci miliardi in Germania, la nazione più alfabetizzata d’Europa, il flusso epistolare raggiungerà’ i 30 miliardi di pezzi.
Il Paese domanda, il Fronte risponde e viceversa, il militare invia reiterati segnali di vita verso le retrovie e reclama ansioso una risposta. Non vuole essere dimenticato. Vuole esserci ancora, almeno indirettamente, in quel suo mondo di una volta, in famiglia, fra chi lo conosce, nei suoi luoghi, nel suo paese. È un problema di identità da preservare. dalla massificazione della vita di caserma o di trincea, l’uniforme è fatta apposta per rendere il soldato uguale a tutti gli altri.
Così le lettere e le cartoline scritte e ricevute sono le difese maggiormente praticate per evitate la spersonalizzazione, rappresentano una forma di presenza, un modo per raccogliersi e tenersi insieme come individualità, per tessere legami, ricordate e ripetersi. Un IO che si reintegra e si costituisce nell’esatto momento in cui scrive.: «lo sono…, abito…, faccio…, sono figlio …, marito…, padre…, amato …, amico di…». "
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"Con lo scrivere il tempo diventa psicologico, contemporaneità assoluta di passato, presente e futuro. È per questo bisogno psicologico di contemporaneità di identità e di relazioni che il soldato della Grande Guerra s’ industria a scrivere, con la sua calligrafia elementare e la sua sommaria ortografia ed altrettanto, da casa, fanno sua madre o sua moglie.
Gli studiosi dei comportamenti popolari hanno individuato una sola altra situazione che sia, al pari della guerra, fattore scatenante del bisogno di comunicare a distanza: l’emigrazione, da cui scaturisce per uomini e donne che vi vengono coinvolti, la necessità di tener vivo il ricordo di sé. In tutti e due questi grandi eventi separatori è soprattutto chi parte l’emigrante o il soldato che ha bisogno di raccontare e di venire rassicurato.
È anzitutto per lui che la tela protettiva della normalità si è lacerata; è lui che rischia di perdere presenza e radici. Così se da un lato per le madri e le mogli rimaste a casa si chiede anche di sostituire nel lavoro gli uomini dall’altro si ribadisce il maternage il ruolo tradizionale delle donne a casa dell’angelo del focolare. Per l’uomo, non importa se figlio o marito, che è così lontano e fuori della sua cerchia di affetti e di gesti consueti, esse rappresentano il simbolo di una normalità che persiste e, al tempo stesso, la speranza del ritorno. La memoria della Grande Guerra, racconti, fotografie, lettere è stata custodita soprattutto dalle donne quelle stesse donne che dimostrarono di essere in grado e pronte a uscire di casa per lavorare, rendersi indipendenti, costruirsi il proprio destino e contribuire a decidere quello della nazione non è una coincidenza che molte nazioni dopo il 1918 concessero il voto alle donne.
Altopiano di Bainzizza 27 agosto 1917
Fra poco partiamo e andiamo in prima linea. Speriamo tutto bene state tranquilli ….. Cara consorte state tranquilla che io mi fo coraggio sono orgoglioso che Orlando è stato promosso con boni voti e sono tanto contento che Annamaria chiama papà e mamma e ha messo due denti. Speriamo presto che questa guerra finisce così non mi sazierò di bacialla. Ricoprite di baci i nostri figli. Vi saluto di nuovo tutti, anche zii e parenti e chi domanda di me. Vi bacio Vostro Marco (Marco Angelini di Ruscio)"
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Accanto alle lettere molti soldati scelsero di tenere un diario. Il diario giorno dopo giorno rispecchia, più o meno inconsciamente, l’occasionalità dell’esistenza. Procede di frammento in frammento, senza un disegno o un progetto, senza una visione prospettica. Ogni annotazione ä in sé compiuta.
Il carattere frammentario del diario si adatta particolarmente bene a riflettere la vita di trincea o sul campo di battaglia, all’interno del quale il movimento avviene secondo ritmi e direzioni stabilite al di fuori del controllo del soldato. L’avanzare, il ritirarsi, il rimanere immobili per giorni e notti, il camminare per durate impossibili, il mangiare e il digiunare, il bere, il dormire, risultano dalle descrizioni che ne abbiamo del tutto svincolati dal giorno e dalla notte, da periodicità in qualche modo consuete, in una condizione di continua esposizione alla morte in una condizione di perenne instabilità e mutabilità. Così anche solo scrivere una data, segnare le settimane, i mesi, gli anni permette di segnare il trascorrere del tempo.
dal Diario di Giuseppe Ottaviani
Notte di trincea 7 maggio 1916 Castelnuovo Carso
In una notte truce e orrenda di trincea dal sangue inferocito contro l’Austriaco io fremea impazzito e tacea per sorprendere il nefasto austriaco, tutto d’intorno si sobbillava al singulto degli animi accesi dei compagni d’arme; s’amava il riscatto che a noi ci aveva offesi.
Lo scoppiettio dei fucili arriva con il rombo assordante del cannone e nel frastuono si assopiva il momento più fausto dell’unione. Arditi sempre dai fischi assordanti di …….. e di granate che esplodevano nell’incontro del cielo e avanti a noi le bombe ristuonavano senza un singulto di sgomento impavidi e giulivi si assisteva a tutto ciò che manifestavansi a evento dell’italica madre ardeva. I figli dell’italico suolo nulla temono dinanzi a si sfacelo sempre pronti al dovere e solo fa conoscere la divinità al cielo.
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Perché scrivere? Perché la letteratura e la psicanalisi si muovono sullo stesso terreno: la comprensione della natura umana e delle sue manifestazioni. Da sempre la scrittura ha rappresentato un mezzo per “buttare fuori” le emozioni negative. Attraverso la scrittura è possibile quindi “passare in mezzo” al dolore connesso alle proprie esperienze traumatiche. Oggi, in molte terapie, la scrittura viene utilizzata per liberare emozioni che, se non esternalizzate, rischiano prima o poi di esplodere o di implodere . Usata in questo modo, la scrittura diventa un portentoso strumento di rielaborazione di dialogo interno che, oltre a fermare i pensieri che nella nostra mente vagano sparsi e in modo confusivo, permette di “riversarli” su un foglio, favorendo un sano distacco dalle forti emozioni al tempo stesso un effetto liberatorio. Senza il timore di essere giudicati o criticati per quello che esprimiamo affrontiamo, riconosciamo e comprendiamo le emozioni che fino a quel momento ci sfuggivamo. La scrittura permette di vederci da fuori. Mettere le parole su carta permette poi di dare una struttura più organica, precisa e chiara a eventi e ricordi in un processo di rielaborazione
Stasera non si è fatto che un accenno sulla Grande Guerra, il nostro ultimo pensiero va ai migliaia di soldati (40.000) che vennero reclusi nei manicomi i così detti scemi di guerra che non riuscirono a dare un significato alle loro sofferenze ad accettare il drammatico mutamento avvenuto nelle loro vite ne ad adattarsi ai nuovi modelli di condotta personale. Per allontanare dolore paura smarrimento essi impoverirono la propria coscienza e rinunciarono ad udire, vedere parlare o ricordare.
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BREVE GALLERIA FOTOGRAFICA
Da sinistra, in piedi, Andrea Colapicchioni, Edoardo Peroni, Lara Moretti, Davide Vannozzi, Leonardo Di Domenico, Salvatore Paolini
Da sinistra, seduti, Valeria Reali, Felicita Pessolano, Antonio Chialastri, Andrea Antonelli, Francesco Peroni
La scenografia
Andrea Antonelli
Valeria Reali
Salvatore Paolini
Felicita Pessolano
da sinistra: Andrea Colapicchioni, Edoardo Peroni, Lara Moretti