"Non chiederti quello che il Paese potrà fare per te, ma quello che tu potrai fare per il tuo Paese".
Queste parole, pronunciate da J.F.Kennedy, sono entrate nell’immaginario comune in quanto per la prima volta la singola persona, il singolo cittadino veniva invitato a prendere coscienza delle proprie responsabilità, e ad uscire da una sorta di passività di delega.
Ora, il paragone può sembrare irriguardoso, ma qualcosa di analogo credo debba avvenire anche all’interno della Pro Ruscio.
Molto ormai si è discusso sul ruolo di questa Associazione, molti inviti e spunti di riflessione sono stati proposti anche da queste pagine, ma il punto nodale credo rimanga sempre lo stesso: la partecipazione volontaria del singolo tesa al raggiungimento di obiettivi specifici.
Nel corso di questi decenni, il tessuto sociale, l’ambiente di riferimento è mutato un po’ ovunque, non solo nella Pro Ruscio; da semplice sodalizio fra amici, si è giunti nel tempo alla consapevolezza che ben altri sono i problemi che attendono soluzione, e che ben altre dovrebbero essere le risposte dei soci (fra gli altri, discarica, verde pubblico, raccolta rifiuti, illuminazione ecc.).
Non più sterile chiacchiericcio sui mali secolari che ci attanagliano, ma presa di coscienza delle carenze oggettive e delle possibili praticabili risposte.
Non si possono volere soluzioni tempestive restando alla finestra, pronti alla critica sterile e deresponsabilizzante; bisogna maturare il coraggio del proprio impegno, ai più diversi livelli, per uscire dal guscio della superficialità ed indifferenza rispetto alle tematiche che tutti noi riguardano.
Certo, la questione si estende anche all’esterno dei confini di Ruscio, investendo il ruolo che ognuno di noi è chiamato a svolgere nella società odierna.
Se intorno a noi vediamo ed apprezziamo l’operato del volontariato, sia laico che religioso, nel campo degli aiuti agli extracomunitari, ai nomadi, al recupero delle tossicodipendenze, alle problematiche ambientali, ai diritti civili, questo significa certamente sanare le manchevolezze e le omissioni della struttura pubblica, ma anche e soprattutto la capacità di far emergere la volontà del singolo di offrire gratuitamente il proprio aiuto e il proprio impegno.
E’ difficile pretendere una società perfetta, capace di soddisfare ogni singolo bisogno, un modello di società che nemmeno Tommaso Campanella avrebbe potuto prefigurare nella sua "Città del Sole"; ma consci dei limiti oggettivi che ogni epoca storica impone a se stessa, certamente ognuno di noi può offrire un contributo al vivere civile e democratico, ed un impulso alla creazione di una dialettica in cui tutti, paritariamente, possano riconoscersi.