In queste giornate primaverili, il ponte di Pasqua ci riporta al nostro paese, ci fa riaprire le case, ci riporta ad assaporare quel clima che nei mesi estivi rivivremo stabilmente. Si torna, ma qualcuno non c’è più.
Ricordiamo Pietro e Vittorio Di Cesare, fratelli che ci hanno lasciato ad un mese di distanza l’uno dall’altro. Oltre al vincolo di sangue li univa anche un mestiere: il cantoniere.
In estate ed in inverno li ricordiamo lungo le nostre strade, un tempo bianche e polverose, a sistemare buche, togliere sassi, aggiustare reti per renderle sicure e percorribili.
Il nostro pensiero va ad Alessandro Eleuteri, che non vedremo girare con i suoi cavalli e mule per le strade di Ruscio.
Un ricordo anche per Antonio Arrigoni, da sempre “zuccobianco” per quella capigliatura candida che da sempre coronava la sua testa.
Era lui che, nonostante l’avanzare degli anni, il giorno della festa accompagnava la corona dedicata ai soldati caduti di Ruscio. Lui che di guerra ne aveva fatta tanta in quell’isola di Rodi, un tempo territorio italiano.
Dopo l’8 settembre del 1944, obbligato a deporre le armi, fu fatto prigioniero dai soldati tedeschi e da quell’isola meravigliosa una lunga marcia lo portò in Serbia, poi in Austria fino a Bratislava dove, come prigioniero, fu costretto a scavare le trincee che avrebbero dovuto fermare l’avanzata dei carri armati russi. E furono proprio i russi a liberarlo e a permettergli di fare ritorno a casa.
Ci auguriamo che le loro storie di vita possano essere arricchite da chi questi fatti li conosce davvero, perché dei nostri cari non rimanga solo un vivo ricordo, ma anche la narrazione delle loro storie di soldati, contadini e lavoratori scritte sulle pagine di questa Barrozza.