Successe che alcuni buontemponi di Ruscio, conoscendo la morbosa attenzione di Benedetto Belli, fratello di Marino e Nello, per una pianta di ciliegie posta nel giardino retrostante l’osteria dove si accedeva da una scalinata, decisero una sera di preparargli uno scherzo.
Approntarono un pupazzo che tramite appositi fili potevano manovrare a piacimento e dopo averlo poggiato su alcuni rami del ciliegio cominciarono a muoverlo, tenendosi nascosti dietro il muretto. Un avventore che faceva parte della “cricca” entrò dentro l’osteria guardando: “Binì stanno a coje le cerase lall’ortu”. Un fulmine. Benedetto già esacerbato per precedenti tentativi di furto, imbracciò il fucile e precipitatosi nel giardino sparò un colpo in mezzo ai rami sulla sagoma oscura.
All’istante gli organizzatori dello scherzo mollarono i fili ed il pupazzo cadde giù di peso. “L’ho ammazzato” gridò piangendo l’”assassino”, mentre tutti intorno cercavano di consolarlo. E quando, tra le risate dei presenti, gli svelarono lo scherzo, per poco non moriva lui. La storia, però ha avuto un seguito altrettanto comico.
Raccolto il pupazzo, gli stessi buontemponi lo caricarono su un camioncino di Antonio Ciampini che aveva un magazzino dove ora è l’abitazione di Fulvio e lo portarono a Monteleone; lo appoggiarono dentro l’orinatoio aspettando che qualche “debole di reni” uscisse dall’osteria. Il primo che uscì, vedendo il vespasiano occupato, pazientò un poco poi rientrò nell’osteria; passato un quarto d’ora, lo stesso si avviò spedito per fare “pipì” insieme ad un altro avventore e al prolungarsi dell’attesa, cominciarono ad avere qualche dubbio.
Chiamarono altri “colleghi di bevuta” e prima sommessamente e poi più forte richiamarono inutilmente l’attenzione dell’orinante e visto vano il loro tentativo gli diedero una spintarella. “E’ morto!!” gridarono spaventati. Ma quando si accorsero dell’inganno il povero pupazzo fu preso a calci per tutto il Borgo.