Di seguito riportiamo il testo degli articoli apparsi su “Il Giornale dell’Umbria” del 16 giugno 2005. Un onore, per Ruscio, avere, su un quotidiano di grande diffusione, una intera pagina dedicata.
Nata a Roma nel 1967 , organizza manifestazioni che attirano anche i rusciari residenti a Roma
La Pro Ruscio: il nostro tesoro
Tutte le iniziative per il rilancio del territorio
Le strade di questo paesino testimoniano ad ogni angolo tutta l’importanza di una struttura basilare per tutta la comunità, l’associazione Pro Ruscio. Indicazioni, cartelli, parchi, strade e vicoli: ogni sito degno di interesse reca la firma di questa associazione, che organizza feste, si occupa di eventi culturali, promuove il territorio ed informa periodicamente i suoi soci con un gradevole giornalino, “La barrozza”. Il principale momento di aggregazione per gli abitanti è sicuramente la festa della Madonna addolorata, in agosto, importante occasione di ritrovo anche per i rusciani costretti ad emigrare nel corso del XIX e del XX secolo.
Destinazione di questo flusso erano gli Stati Uniti, in particolare Trenton nel New Jersey, e soprattutto Roma. “Gli abitanti di Ruscio – spiega Aurelio Vannozzi – erano in gran parte carbonai e boscaioli, ed esportarono nella capitale la loro attività aprendo numerosissimi negozi di legna e carbone. Oltre alla legna queste botteghe si dotarono poi di scope e di oggetti di pulizia per la casa, e il successo di questa attività arrivò ad un punto tale che quasi tutti i negozi di articoli per la casa di Roma erano gestiti da rusciani.
Oggi – continua Vannozzi – questi esercizi commerciali sono scomparsi o si sono trasformati in punti vendita di articoli da regalo”. Lo spopolamento che ha afflitto i paese fino agli anni ’70 si è fermato solo negli ultimi anni, quando numerosi rusciani ormai in pensione sono tornati nel loro paese natale a trascorrere una serena vecchiaia.
E’ il caso del signor Angelo, vicepresidente della pro Ruscio, che si è trasferito a Roma da bambino e che dopo una vita di lavoro è tornato in paese, “dove ho ritrovato le mie radici e posso vivere una vita tranquilla e serena”. Tranquilla e serena ma non certo oziosa: il signor Angelo si dedica infatti a tutto l’aspetto sportivo della festa estiva, che comprende tornei di calcetto, basket e pallavolo.
Oltre a questi tornei l’associazione contribuisce ad un’altra manifestazione sportiva di grande importanza, le Rusciadi, di cui si è svolta l’anno scorso la trentunesima edizione. Sport, musica, mercatini, divertimento, ma anche ricordi e commemorazioni: sempre l’estate scorsa si è svolta una manifestazione in onore dei caduti nel corso della seconda guerra mondiale. E’ stato ricordato il tributo che questa comunità ha dato alla patria, sia nel corso dei due conflitti mondiali che della guerra d’Africa del 1896 che culminò nella battaglia di Adua, in cui perse la vita il rusciano Giuseppe De Angelis.
La Pro Ruscio, guidata dal presidente Vittorio Ottaviani, come si è detto spende moltissime energie per la promozione turistica e culturale delle ricchezze del territorio. E’ il caso per esempio del parco sul fiume Corno che, insieme all’associazione astrofili di Monteleone di Spoleto “Il leone e la luna”, sta trasformando in un autentico punto di osservazione della volta celeste, con relative mappe grazie alle quali si possono individuare tutte le costellazioni.
La presenza di una meridiana renderà inoltre possibile leggere l’ora in modo “naturale” ed effettuare esperimenti per l’esatta determinazione del nord. Altri punti valorizzato dall’associazione sono la fonte che si trova alle porte del paese, la cui “acqua detta santa” del monte Pizzoro sgorga dalle macine di un antico mulino ad acqua, le antiche ferriere e gli ex giacimenti di lignite di Ruscio.
Dopo i drammi dell’emigrazione e del terremoto, la galleria ha attenuato l’isolamento
Un paese di confine tornato a sentirsi umbro
Un paese sospeso tra Umbria e Lazio, tra Roma e Perugia: questo è Ruscio, frazione di Monteleone di Spoleto a metà strada tra Cascia e Leonessa. Un paese da sempre considerato “di frontiera”, che fino all’unità d’Italia ospitava la dogana tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, che comprendeva parte dell’attuale provincia di Rieti. “Fino alla recente apertura della galleria di Forca di Cerro – spiega il venditore di mobili Aurelio Vannozzi – la gente del paese aveva come punto di riferimento Roma e Rieti; ora, grazie al nuovo collegamento, Spoleto è più vicina, e anche Foligno e Perugia sono facilmente raggiungibili”. Insomma, la galleria “ci ha riportati in Umbria”. Il paese, che conta attualmente circa cento abitanti, è composto in buona parte da seconde case, popolate durante l’estate da gente nata qui ma che vive e risiede a Roma.
Una situazione frutto di un massiccio fenomeno di emigrazione, che si è fermato solo negli ultimi anni “grazie – secondo Vannozzi – al ritorno in patria di molti rusciani e alla riscoperta della sana vita di paese”. “La situazione dei servizi – spiega Carlo Ciampini – non è il massimo della comodità, ma comunque ci adattiamo: le scuole elementari e medie sono a Monteleone, mentre per le superiori si deve andare a Norcia; per la sanità facciamo invece riferimento all’ospedale di Cascia.
I problemi, certo, ci sono: le opportunità lavorative sono limitate, alcuni costi per le famiglie come l’acqua e l’Ici sono secondo me eccessivamente elevati”. “E’ vero – riprende Vannozzi – l’economia del territorio fa un po’ di fatica, ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato: le distanze si sono accorciate, c’è più turismo, la popolazione è tornata a crescere”. “A Ruscio si sta veramente bene –afferma il benzinaio Giulio Rosati – c’è lavoro, la vita è tranquilla”.
Il terremoto del ’79 ha prodotto dei danni rilevanti, “ma la situazione è da tempo tornata alla normalità”. Una parte fondamentale del paesaggio frusciano è il fiume Corno, che attraversa il paese e che al suo interno riceve le acque dei torrenti Vorga e Fossato.
Nei mesi estivi questi corsi d’acqua sono quasi completamente asciutti, una situazione che per il Corno appare anomala: “in passato – spiega Aurelio Vannozzi – la portata d’acqua era maggiore. Secondo alcuni il calo verificatosi negli ultimi vent’anni potrebbe essere connesso con i terremoti, che hanno deviato il flusso delle sorgenti verso l’agro reatino e non più verso la Valnerina”.
Coltivato nella Valle del Corno, il prodotto punta al riconoscimento europeo con il marchio dop
Farro e legumi, natura e tradizione a tavola
E’ il farro il principe dei prodotti tipici rusciani. La diffusione del cereale, il più antico tra quelli ancora oggi coltivati, trova tra le montagne e gli altopiani di Ruscio e Monteleone il suo ambiente ideale, grazie alle temperature rigide che ne impediscono naturalmente l’attacco da parte dei parassiti e al terreno incontaminato non ancora depauperato dall’azione dell’uomo. “Da diversi anni – spiega Giuliana Paletti in Cicchetti, titolare dell’omonima azienda agricola – c’ è stata una generale riscoperta di prodotti come il farro, la lenticchia, i ceci”. Grazie al ritorno in auge di questi antichi sapori “Ruscio ha potuto ritrovare quello che era sempre stato uno dei pilastri della sua economia”. L’azienda della signora Cicchetti “segue tutto il processo che, dai nostri campi, porta il farro (della varietà triticum durum dicoccum) sulle tavole degli italiani: dalla semina alla raccolta, dalla pulitura al confezionamento fino alla vendita del prodotto. Questa varietà di farro – continua la signora – viene cucinato prevalentemente frantumato, tanto che ancora in alcune abitazioni contadine è possibile trovare delle macine in pietra adatte allo scopo”. Oltre al farro, l’azienda si dedica alla coltivazione e alla vendita di lenticchie, fagioli, ceci, orzo e cicerchie, nonché alla preparazione di dolci e altri prodotti a base di questi ingredienti. I produttori di farro di Ruscio, insieme a quelli di Monteleone, si sono recentemente associati per la tutela del prodotto. Attualmente è in corso una procedura che punta al riconoscimento da parte dell’Unione Europea del farro di Monteleone come marchio dop, un’ulteriore opportunità per un rilancio economico del territorio basato sull’agricoltura e sul turismo enogastronomico.
L’antica ferriera del ‘600
Quando il paese era la capitale del ferro
Nei secoli scorsi l’importanza strategica di Ruscio era dovuta anche alla sua grande ricchezza mineraria. Oltre ai giacimenti di lignite esistevano infatti anche siti di estrazione di materiale ferrifero, il più importante dei quali si trovava alle pendici del monte Birbone. Il suo sfruttamento risale al XVII secolo, al tempo del pontificato di Urbano VIII. L’attività estrattiva e la lavorazione del ferro, avviate per interessamento del Cardinale Fausto Poli di Usigni, hanno avuto per circa un secolo un ruolo rilevante nell’economia del territorio. Il minerale estratto veniva trasportato con carri ed animali da soma nella ferriera di Ruscio. Le acque del fiume Corno, canalizzate presso il Ponte delle Ferriere, erano utilizzate per il lavaggio e la fusione del ferro: secondo fonti locali la cancellata del Pantheon di Roma sarebbe stata realizzata in questa ferriera. Nel XVIII secolo i forti terremoti e le pestilenze che sconvolsero la Valnerina portarono all’abbandono dell’attività. I cantieri per la realizzazione del nuovo impianto furono riaperti solo nel 1791, con la presenza di molti “stranieri” provenienti dal regno sabaudo, dalla Lombardia austriaca e dal Regno di Napoli. Nel corso dell’ 800 le miniere vennero nuovamente abbandonate, e ora la ferriera di Ruscio è diventata un importante sito di archeologia industriale.