Don Sestilio – prima puntata

By proruscio

 

Girovagando su Facebook ci siamo imbattuti in questo racconto di Gianfranco Flammini, che pubblichiamo nuovamente, certi di fare cosa gradita a chi fosse sfuggito, in attesa della seconda puntata!

Continua l’opera di raccolta delle fotografie con protagonista il nostro primo parroco e invitiamo tutti i nostri lettori ed amici a frugare negli album fotografici di famiglia per cercare qualche immagine da condividere con tutti noi. Scrivete a info@proruscio.it.

 

Quest’anno ricordiamo,,,

Mons. Sestilio Silvestri

10 febbraio 1903  –  17 settembre 1983 


 

So che i Rusciani stanno lavorando (bene) per dedicare nel mese di Agosto un giorno al ricordo del loro parroco Mons. Sestilio Silvestri, che per tanti anni ha lavorato in mezzo  a loro, lasciando un’impronta spirituale ancora viva. Ho più volte tratteggiato la sua figura, riferendo cose lievi.  Ci tengo a riportare qui un racconto, pubblicato nel mio libro Briciole del 2005, nel quale ho folleggiato di immedesimarmi nei panni del vecchio parroco, con un finale a sorpresa. Lo voglio riproporre agli amici lettori, dedicandolo a Federica Agabiti, vicesindaco di Monteleone di Spoleto, una giovane donna che cerca di attingere alle tradizioni del paese per farlo rivivere…Sarà diviso in tre puntate per non risultare troppo noioso.

LA FOSSA DEI LEONI (1)

Il paesotto (Ruscio), benché di alta montagna, era adagiato come bambino addormentato sulle braccia della propria madre sul fondo valle alla confluenza del fiume Corno e di un torrente a portata stagionale, che nel periodo delle piogge, specialmente in autunno, ingrossavano così tanto da minacciare lo straripamento e il conseguente allagamento dei prati circostanti. La frazione non risultava compatta come gli altri piccoli centri vicini, ma ridava piuttosto allo stile moderno delle città, fatto di ville isolate con giardino, solo che nel nostro caso le case abitate erano quelle dei contadini o di semplici lavoratori. I villeggianti, numerosi, vi si ritrovavano, come al solito un po’ confusionari e spensierati, nel periodo estivo e in qualche fine settimana.

La chiesa, non più al centro del paese come nei vecchi borghi ma quasi al limite dell’abitato, costruita in tempi recenti, aveva il sapore della modernità, anche se accoglieva qualche tela importante:  un’unica navata, facciata a capanna, campanile a pianta quadrata, con annessa sacrestia e casa canonica con un piccolo giardino sul retro. Davanti un bello spiazzo, con un’originale fontana, che fungeva da piazza e da luogo d’incontro per le feste o altre manifestazioni.

L’ultimo parroco stabile, don Sestilio Silvestri di Ospedaletto, era morto da tempo: una bella figura di prete vecchio stampo. Vestiva sempre così: berretta nera a tre punte, tonaca con colletto alto. Solo che era un curato di campagna: scarpe grosse, qualche macchia sul vestito, e…comprendevolissimo….un po’ allegrotto dopo qualche pranzo . A questo nessuno badava, perché la piccola debolezza veniva compensata subito con la sua bontà e generosità. In tanti anni di servizio religioso, lo scorrere del tempo non l’aveva cambiato in nulla: dai tratti un po’ rude ma nello stesso tempo dolce, fedele alle direttive della Chiesa e profondamente umano. Dietro un’imponente mole, un grande cuore. Devozione alla Madonna Addolorata e pietà si riflettevano su un volto bonario. Aveva chiuso i suoi giorni nella Casa del clero a Roccaporena ed i suoi sostituti, anche se validi, non sempre dimostrarono di avere quella continuità di presenza e di tempo che invece lui aveva saputo dare. (prima parte)