A poco a poco, anche le manifestazioni estive di Ruscio cominciano ad assumere una propria fisionomia. Oltre al relax e allo svago conseguenza dei vari tornei sportivi (calcio, tennis, pallavolo), che si spera continuino a mantenere un carattere di lealtà e rispetto reciproco (a differenza di esecrabili intemperanze di recente memoria), ecco affacciarsi dell’altro, diverso e stimolante, nella quiete rusciara.
I concerti a S.Maria de Equo sono ormai una piacevole conferma; in una cornice che stimola sempre nuove emozioni, quest’anno si sono esibiti un trio (Claudia Agostini, Prisca Amori e Diletta D’Amico) di notevole valenza, ed un artista di chitarra classica (Massimiliano Bonesi) che con la sua generosità e passione musicale ci ha svelato l’altra faccia di uno strumento a torto considerato di scarsa importanza.
Non credo sia il caso di addentrarsi nella critica musicale dei repertori offerti; l’importanza di questi appuntamenti penso risieda nella risposta che ognuno di noi può dare di fronte ad emozioni nuove, e dall’accostarsi ad un panorama musicale forse inconsueto, ma prodigo di stimoli e curiosità.
Un altro momento di interesse è stato rappresentato dalla mostra “Con le mani”, godibile passerella di prodotti, nuovi e passati, fatti a mano; ed ecco i piatti della coppara di inizio secolo, raffinati capi di biancheria di epoche andate, fino a ceramiche e porcellane finemente decorate da persone il cui estro e bravura rimangono decisamente invidiabili.
Un itinerario intrigante e fascinoso che per due giorni ha allietato i locali della Pro-Ruscio, un viavai di persone felici di riscoprire cose di una gioventù andata (e la sirena dei ricordi è sempre pronta ad allietare gli animi) e curiosi verso manufatti decisamente più moderni.
Un tentativo ben riuscito, conclusosi con uno “stage” di manualità per i molti bambini presenti a Ruscio, che in una mattinata hanno dato forma alla propria fantasia confezionando lavori di una tenerezza e piacevolezza notevoli.
Ecco, l’immagine di tanti bambini intenti con entusiasmo a plasmare la materia prima (acqua, sale e farina), le loro espressioni a lavoro concluso, credo simboleggi significativamente il sentire di una comunità, e la prospettiva di un percorso e di un linguaggio denso di contenuti.
Bambini ancora al centro dell’attenzione per altre iniziative intraprese nei finalmente assolati pomeriggi rusciari.
Una menzione vorrei dedicarla alla gita, con immancabile merenda, al laghetto della Piccinesca, ameno luogo incantato non molto distante dalla miniera.
Un serpentone colorato di biciclette grandi e piccine si snodava lungo la strada bianca, fra incitamenti a non demordere per i più piccoli e apprezzamenti per la tenuta fisica dei più grandi; quindi l’arrivo al laghetto, al culmine di una ripida ascesa, una vista davvero particolare, quasi fiabesca nell’immaginario dei bambini presenti.
In effetti il panorama è suggestivo, un piccolo specchio d’acqua incastonato fra le montagne, un bosco tutt’intorno con un vecchio casolare, in parte abbandonato, stimolante per ogni sorta di curiosità verso il tempo passato ed i suoi usi e costumi (suscitato dal ritrovamento di vecchi libri concernenti le proprietà di quel luogo agli inizi del secolo).
Un pomeriggio diverso dal solito, una testimonianza di come con semplicità si possa godere di ciò che Ruscio, nel suo piccolo, può offrire.
Infine, il consueto appuntamento con la caccia al tesoro, che quest’anno pare abbia riscosso un insperato successo.
Merito dei partecipanti aver reso piacevole per l’intero paese il pomeriggio di gara, ed un plauso ai tre vincitori, ragazzi promettenti, che meglio di tutti hanno saputo districarsi nel labirinto di domande e tranelli (per dovere di cronaca, “La peste” risulta essere stata scritta da A.Camus, e non da A.Manzoni come da molti ritenuto).
Intrigante poi la conclusione della gara al campetto; un’immagine fra il gastronomico e l’agreste, con tanti tavolini imbanditi che grazie al fragore delle pietanze inducevano taluni all’assaggio convinto, talaltri a non soffermarsi.
L’epilogo naturale della stagione è stato quindi affidato all’ormai consueta cena sociale, che grazie al lavoro di pochi volenterosi ha saputo regalare un momento di incontro piacevole e rilassante.
Il colpo d’occhio, fra la sede della Pro-Ruscio e la strada, era particolare, un insieme di persone inconsapevoli attori di una scena popolare; certo, l’organizzazione della serata ha evidenziato qualche lacuna, ma se si vuole che questo appuntamento coinvolga l’intero paese, senza sterili fratture, è necessario che ognuno di noi si adoperi con solerzia ed entusiasmo.
Ormai ripetutamente ogni socio è invitato ad alimentare, con la propria opinione, un proficuo scambio di idee; questo giornale continua a ricercare il contributo di tutti, in modo da creare quella critica costruttiva necessaria ad una sostanziale crescita dell’Associazione (sempre che questo obiettivo venga, in ultima analisi, condiviso).