Effetti sul servizio postale italiano al tempo del corona virus

By proruscio

Gli eventi delle ultime settimane mi hanno portato alla considerazione che, in tempo di epidemia, è bene non spedire e non acquistare più alcun oggetto via posta. Si sa che in tempo di crisi molti servizi pubblici possono rallentare (e di molto!) le loro prestazioni ed è anche normale che crescano i tempi d’attesa, ma può accadere anche di peggio.

Il primo caso che mi ha riguardato personalmente è stato quello di un plico spedito regolarmente (come attestato dall’annullo TP Label) dall’ufficio postale 55636 di Roma Torre Angela il 26 febbraio scorso, diretto a Bracciano con destinataria una parente originaria di Monteleone. Ebbene dopo 23 giorni di attesa, il 20 marzo mi vedo per beffa recapitare, intonso, senza alcun motivo apparente, il plico che avevo spedito e che non è mai giunto all’originaria destinazione. Aspetterò tempi migliori per rispedire…

 

 

 

Intero postale di Umberto I, modello 1895, disperso nel marzo 2019 per furto postale
 

 Il fatto peggiore ha tuttavia riguardato una spedizione a me diretta e ormai perduta. Un comune modello di cartolina postale del 1895 (millesimo 95), acquistata via internet e regolarmente inviata da Messina lunedì 2 marzo, finita chissà dove. Come ricavo dall’unica scansione che ho, si trattava di un intero postale e del valore di 10 centesimi di lira con effige prestampata di Umberto I entro un ovale e stemma reale, imbucata a Monteleone di Spoleto il 27 agosto 1895 per Roma e poi corretta e reindirizzata per Livorno. 

Sconosciuti i termini del testo che erano sull’altra facciata e di cui non sapremo più nulla. Noto invece il mittente, il canonico d. Federico Catani di Preci (PG), che in quegli anni si trovava a Monteleone dopo che, con Regio decreto del 6 novembre 1893, si era visto riconoscere il beneficio parrocchiale di S. Nicola. Arcinoto il destinatario, l’avv. Vittorio Argentieri di Norcia, una figura che frequentemente si incontra nelle ricerche d’archivio e nella corrispondenza dell’epoca, sia pubblica che privata, della Valnerina a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Nella mia collezione privata di cartoline di Monteleone ho altri due esemplari simili (a cui avrei aggiunto il pezzo disperso) e molti altri sono in giro per il mercato del collezionismo e della cartofilia, indice purtroppo di un ulteriore archivio privato disperso chissà quanti anni addietro.

L’Argentieri nasce a Norcia il 19.11.1861, in una ricca e benestante famiglia di professionisti legali, procuratori e notai. Il padre Giuseppe è il cugino di Giovanni Battista (detto “Titta”) che al cognome Argentieri aggiunge per eredità quello della famiglia cerretese degli Scarduzzi e fratello di, Ignazio, primo Sindaco di Norcia al tempo dell’annessione al Regno d’Italia. 

Giovanissimo, a diciotto anni Vittorio è già iscritto alla Regia Università degli Studi di Pisa e nell’anno seguente si trasferisce a Torino, dove passa alla facoltà di Giurisprudenza di quell’ateneo. Nel 1898, a 37 anni, è vice pretore nel paese natale, alle dipendenze del Tribunale di Spoleto, ma, interessato alla carriera forense, da libero professionista si dimette appena un anno dopo e si trasferisce definitivamente Roma, mantenendo sempre stretti legami e interessi con Norcia e l’Umbria. 

Qui nel primo studio aperto nel demolito palazzo Bolognetti-Torlonia al civico 5 di piazza di Venezia, si ritrova pienamente appagato da un lavoro che gli permette molti contatti e amicizie altolocate fra il ceto alto borghese e nobile della capitale. 

Nonostante la rapida e sempre più brillante carriera, non tralascia di investire capitale in società azionarie e di perorare cause per diverse amministrazioni clericali, pubbliche e private. Sono frequenti in questi anni anche i rapporti con Monteleone e in special modo con la famiglia Rotondi e i rappresentanti della Comunanza dei Possidenti, per i quali cura diversi interessi. Patrocinatore del Comune di Norcia ai solenni funerali di Umberto I nel 1900, è incaricato di rappresentare la società di tiro a segno a Roma e di omaggiare il nuovo sovrano. 

Fra il 1909 e il 1911, durante la fase di progettazione della ferrovia Spoleto-Norcia entra a pieno merito nel comitato, tra gli abitanti della montagna nursina, in qualità di rappresentante degli umbri trasferitisi a Roma, sostenuto in questo dall’amico On. Cesare Sili. 

Resta famoso il manifesto del comitato che chiama a raccolta diversi comitati locali, intitolato “AI NOSTRI CONCITTADINI della Montagna e della Valnerina”, su cui confido di poter tornare a parlare in seguito. 

Nel 1915 è anche socio e sindaco azionista della “Società Automobilistica Chienti – Nerina” con sede a Roma e officine a Visso (PG), costituita il 26 febbraio 1911 e avente per obiettivo il servizio automobilistico sulla linea Ferentillo – Visso – Pievetorina – Tolentino, con una diramazione per Camerino. 

Deputato nel Consiglio Provinciale di Perugia dal 1914 al 1921 e più volte assessore nel Consiglio Comunale di Norcia, nel 1916 presiede anche il Consiglio Scolastico Provinciale di Perugia; nel 1930 quasi alla soglia dei settant’anni lo ritroviamo, infine, insieme all’avv. Luigi Marchetti, con il quale divideva l’ufficio legale in Piazza della Pigna 6, nel difendere gli interessi degli amministratori dei beni del marchese Benedetto Guglielmi, sulla montagna di Atino, contro la Comunanza agraria di Ocosce di Cascia; le ultime tracce delle sue passate attività legali, indice di una messa a riposo, risalgono al 1937. Si spegne a Roma all’età di settantasette anni il 26.04.1939 e il suo corpo è tumulato nella tomba di famiglia a Norcia.

 

 

Ringrazio per i suggerimenti e la disponibilità: il prof. Romano Cordella, la dott.ssa Anna Rita Bucchi, il dott. Lorenzo Delle Grotti e in particolar modo, l’ing. Fabio Iambrenghi e la dott.ssa Caterina Comino che mi hanno gentilmente fornito il luogo e la data di morte dell’Argentieri.