In questa sede mi prometto d’illustrare un documento viaggiato per posta, molto particolare, una sorta di “fede di battesimo” di un presunto trovatello di Monteleone di Spoleto che è recentemente entrata a far parte della mia piccola collezione privata.
Il documento, presenta un certificazione autografa di Don Agostino Poli (Monteleone 1751- ivi 1820) prevosto di San Nicola, ed è indirizzata alla direzione dell’ospedale di San Carlo degli esposti o dei proietti (1), per chiedere l’accettazione e l’ingresso di un infante nell’istituto spoletino.
In caso di bisogno, era questa una prassi comune a cui le pubbliche istituzioni erano tenute a rispondere tenendo conto del reciproco bisogno. Alla spesa di mantenimento ed educazione della gioventù abbandonata concorrevano tutti i comuni attraverso una periodica elargizione dalle casse municipali al più vicino brefotrofio del circondario, distretto o delegazione. Talvolta capitava l’opposto, ovvero che lo spedale di Spoleto inviasse propri esposti da tenere a balia nei comuni circostanti e sotto la vigilanza della locale municipalità.
Monteleone di Spoleto (PG), 26.08.1812. Richiesta autografa (con risposta) di D. Agostino Poli, Parroco di S. Nicola, per l’accoglimento di un trovatello (?), nell’ Ospedale di S. Carlo degli Esposti di Spoleto – Collezione Privata di Stefano Vannozzi, Roma.
La richiesta in oggetto venne fatta dal parroco tenendo conto della difficoltà di trovare una nutrice e permettere al piccolo di superare i primi mesi di vita, visto che non era stato svezzato ma esposto immediatamente dopo la nascita, secondo una crescente consuetudine che prenderà sempre più piede nel corso del XIX secolo. Per accedere nell’ospedale di Spoleto o in ogni altro istituto era comunque necessario un atto di registrazione civile e un battesimo religioso che il parroco prontamente si premura di attestare con la seguente scrittura:
Io infrascritto attesto come il giorno venticinque d’agosto 1812. fù trovata una Creatura di sesso mascolino: quale fù Battezzata: e gli furono imposti i Nomi di Felice, Benvenuto: come costa non solo dal L’ibro Battesimale, ma ancora dal libro Civile. E non potendola far’ notrire; perciò si manda all’Ospedale (etc).
In Fede Monteleone
Questo di 26 .Agosto 1812
Agostino Poli Curato”
La missiva partita da Monteleone venne accolta favorevolmente e probabilmente rispedita da Spoleto al mittente, come sembra testimoniare l’aggiunta della seguente risposta:
“Il Sig. Giuseppe Tardelli (2) Ministro dello Spedale degli Esposti di Spoleto potrà ricevere il Bambino Projetto Felice Benvenuto giacchè questo è stato registrato sugli atti dello Stato Civile di Monteleone
Spoleto dalla Maire li 22 ag(os)to 1812
Luigi Galli Comm: allo Stato Civile”
Sotto la firma segue l’impronta poco leggibile di un sigillo napoleonico del comune di Spoleto con aquila imperiale.
Su questi delicati argomenti esiste oggi una discreta letteratura di saggi e studi, fra cui, segnalo, per interesse cronologico e geografico, quella del Prof. Eugenio Sonnino (Roma 1938 – ivi 2012) (3) che, non è un caso, si soffermi molto sul vaglio delle fonti statistiche e demografiche. Riguardo al periodo di nostro interesse l’illustre studioso scrive che “La consistenza degli esposti all’inizio del periodo e il successivo flusso decennale di bambini abbandonati corrispondono a cifre di notevole consistenza: alla data del 31/12/1822 gli esposti a carico delle istituzioni dello Stato pontificio (escluso Pontecorvo ndr) sono oltre diecimila e nel corso del decennio 1823-1832 se ne aggiungono altri trentamila. In termini relativi ciò corrisponde a dire che gli esposti esistenti alla fine del 1822 rappresentano il 4,1 per mille della popolazione calcolata con riferimento a tale data e che nel corso del decennio successivo ha operato un tasso medio annuo di esposizione di 1,2 per mille, calcolato in base alla popolazione media del decennio”.
Da questi e altri importanti studi si ricava, pur con una certa approssimazione, una media di circa 3 esposti ogni cento nati. Ancora nel 1856 addirittura lo stesso pontefice Pio IX, che ben conosceva i luoghi e le persone per essere stato vescovo di Spoleto, annotava che “Nelle diocesi di Spoleto e d’Imola vi sono, come altrove, ospedali per gli esposti. Ora in una popolazione di ottantamila anime si contavano pochi anni indietro ottanta o novanta esposti all’anno. Uno ogni mille”.
Di questa situazione sociale restano i cognomi dati nel passato a bambini esposti, che sottolineano e “marcano” ancora oggi (ma senza costituire necessariamente una regola) l’origine di una famiglia. È il caso di quelli che rammentano chiaramente il momento dell’abbandono o del ritrovamento come taluni Benvenuto, Benvenuti, Bonaventura, Buonaventura, Della Ventura, Diotallevi, Esposti, Esposito, Degli Esposti, Innocenti, Innocente, Projetti, Proietti, Trovatelli, Trovato, Ventura, Venturini, … Non sappiamo che fine fece il nostro Felice, ovvero se sopravvisse ai primi anni dell’infanzia ed ebbe poi modo di metter su famiglia e continuare la genia dei nuovi “Benvenuto” o se intraprese un’altra strada o una carriera ecclesiastica. È curioso annotare, invece, che a Monteleone di Spoleto non figuri registrato alcun battesimo alla data attestata dal Parroco. Mistero? (4).
Annotazioni
(1) L’ospedale di San Carlo è un antico ente d’assistenza fondato dal vescovo di Spoleto Bartolomeo Accorramboni nel lontano 1254, con lo scopo appunto di dare un ricovero agli orfani e bambini abbandonati, e gestito dalle suore di clausura dell’Ordine di Sant’Agostino fino al 1726. Seguì poi un periodo di decadenza in cui i proietti vennero addirittura trasportati all’archiospedale di Santo Spirito in Saxia di Roma con grande dispendio delle casse erariali. Pertanto nel 1739 venne rifondato e trasferito in una nuova sede, in contemporanea con l’apertura a Narni (sempre nella medesima delegazione di Spoleto) di un altro ospizio denominato Ospedale Beata Lucia dei proietti (oggi sede dell’omonimo Istituto di assistenza all’infanzia), che accolse anche gli esposti di Viterbo. A seguito di gravi difficoltà finanziarie, nel 1798 il S. Spirito divenne titolare della struttura ospedaliera che fu unita alla Congregazione degli eremiti di Monteluco. Nel 1861 l’amministrazione dell’ospedale passò alla Congregazione di Carità di Spoleto.
(2) Potrebbe trattarsi di un errore di trascrizione o quindi, invece, di quel più noto Serafino Tordelli (Spoleto 1787 – ivi 1864), direttore generale dell’Ospedale di San Carlo degli Esposti dal 1824 e, dal 1861, membro della Commissione Artistica Provinciale per la città di Spoleto (?).
Studioso e Professore di Demografia Storica presso la Facoltà di Scienze Statistiche, fu tra i fondatori della Società Italiana di Demografia Storica (istituto che ha diretto dal 1984 al 1991) e Direttore del Centro di Ricerca su Roma (CISR) dell’Università di Roma La Sapienza.
(4) Nel Libro dei battezzati della parrocchia di S. Nicola di Monteleone di Spoleto, non esiste alcun battesimo registrato alla data del 25 agosto 1812. Nello stesso volume il foglio 61r chiude al 24 agosto e continua nella facciata sul verso con la data del 7 di ottobre. Forse il mistero è svelabile con un infante registrato al n. 337 e battezzato il 24 del mese predetto, guarda caso con il nome di Felice. Si potrebbe ipotizzare che, immediatamente dopo il battesimo, la mamma (che risulta nubile e orfana di padre) abbia deciso di lasciare e non riconoscere il neonato o che vi sia stato un accordo con il curato per risolvere in qualche modo la triste situazione, affidando la povera creatura, con una richiesta non del tutto veritiera, all’istituto spoletino.
Bibliografia essenziale
Collosi G., L’ospedale della Beata Lucia dei Proietti di Narni (Brefotrofio), Edizione O. Valenti, Narni, 1938.
Sansi A., Storia del comune di Spoleto, dal secolo XII al XVII: seguita da alcune memorie dei tempi posteriori, Volume 2, Volumnia Editrice, 1972, pp. 286-288.
Tittarelli L., Gli esposti all’ospedale di S. Maria della Misericordia in Perugia nei secoli XVIII e XIX, in Bullettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, LXXXII, Perugia, 1985.
Squadroni M. , Le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza dell’Umbria. Profili storici e censimento degli archivi, Pubblicazione degli Archivi di Stato 108, Soprintendenza archivistica per l’ Umbria, Roma 1990.
Sonnino E., Esposizione e mortalità degli esposti nello Stato Pontificio agli inizi dell’Ottocento,secondo le statistiche raccolte da Leopoldo Armaroli, in “Enfance abandonnée et société en Europe, XIVe-XXe siècle”. Actes du colloque international de Rome (30 et 31 janvier 1987), Publications de l’École Française de Rome, Roma 1991, pp. 1065-1096.
Di Bello G., L’identità inventata. Cognomi e nomi dei bambini abbandonati a Firenze nell’Ottocento, Centro editoriale toscano, Firenze, 1993.
Sensi M., Storie di Bizzocche tra Umbria e Marche, raccolta di studi e testi 192, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1995.
Baggieri G. (a cura di), Mater, incanto e disincanto d’amore, MBAC, Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, École pratique des hautes Études “la Sorbona” – Paris, MelAMi, Roma, 2000.
Surdacki M., Il brefotrofio dell’ospedale di Santo Spirito in Roma nel XVIII secolo, Accademia polacca delle scienze, Biblioteca e centro di studi a Roma, Roma 2002.