Come avrete avuto modo di constatare voi stessi, leggendo gli scorsi numeri de “la Barrozza”, grande interesse ha destato la storia del “gioiello” della Pro Ruscio: il Campetto. Marco Perelli, nel suo bellissimo articolo pubblicato nel numero di Natale, molto apprezzato dai lettori, cita la prima partita di calcio disputata a Ruscio. Ecco la cronaca di questo incontro, e i suoi davvero insperabili effetti…
Da anni il Campetto è l’orgoglio ed il vanto della nostra associazione. Da quanto fu acquistato quel fazzoletto di terra posto tra due fiumi è stato e continua ad essere il punto di riferimento delle nostre estati, un luogo di svago e di piacere per grandi e piccini. Rusciari e non.
Eppure quello che oggi per i nostri figli sembra essere la cosa più normale del mondo una volta non esisteva. Un tempo quattro calci ad un pallone si potevano dare tra le strade di Ruscio in mezzo alla polvere, al prato di Fabrizio o di nascosto su qualche prato, fino a quando i contadini non ci scoprivano e si arrabbiavano.
Tra i tanti ricordi che si affacciano alla mia memoria (e cominciano ad essere un po’ troppi, segno che il tempo sta facendo la sua parte!!) penso a quel giorno di un’estate di tanto tempo in cui ragazzini di Ruscio e del Colle decisero di sfidarsi a pallone. Il campo della sfida fu individuato nel prato al di la del Fossato, dove ora sorge la casa dei Gervasoni. Fu in quel campo, ai piedi del Monte Alto, sulla cui leggera pendenza si sistemarono le tifoserie rivali, che una mattina di luglio le agguerrite squadre si disputarono la vittoria nelle sembianze di una ipotetica squadra della Lazio (il Colle) e della Roma (Ruscio). Se non ricordo male la disputa (accompagnata dal tifo e dal suono di campanacci di noi supporters) finì due a due grazie alle parate di Vera (allora in porta per il Colle) ed ai gol firmati da Stefano Arrigoni (fratello di Ignazio ora modenese) per Ruscio.
Fu l’inizio di un’epoca. Il fine settimana, raccontammo ai genitori cosa era accaduto ed il consiglio della Pro Ruscio – che sicuramente in merito aveva già maturato di prendere delle iniziative – decise che era arrivato il momento di realizzare uno spazio ad hoc dove poter giocare finalmente a pallone senza disturbare nessuno.
Quella sfida fu l’occasione per iniziare l’avventura del campetto. All’inizio le porte erano di legno ed il campo era posizionato in maniera verticale rispetto ad ora. Buche e sassi la facevano da padrone e sotto la direzione tecnica di Angelo non poche furono le cariolate di sassi raccolti e gettati nel fosso. Poi arrivò la terra per livellarlo, l’erba per tentare di arginare quella polveriera a cielo aperto, le gradinate, il parco giochi per i piccoli, la pista di pattinaggio ed il campo da tennis. Ogni anno si è tentato di fare qualcosa per renderlo più accogliente e fruibile. Il tentativo è certamente riuscito considerato che quel fazzoletto di terra oramai la fa da padrone.
Tutti i paesi hanno un campo di calcio, qualcuno anche regolamentare eppure……..!! Sarà per l’accoglienza, per la disponibilità ed il sorriso con il quale ci poniamo di fronte a tanti ospiti ed amici dei paesi vicini, sarà per quello che magistralmente i consiglieri incaricati sanno organizzare, sarà perché …….ma realmente non si sa cosa sia, tutto – o è meglio dire – niente di tutto quello che abbiamo supposto ed immaginato, per non sembrare troppo vanitosi e per non volerci troppo autocelebrare. Di certo è quello che quotidianamente vediamo e viviamo!!
Questi sono i miei ricordi. Sono sicuro che questa storia si può arricchire aggiungendo tanti altri piccoli tasselli per raccontare e lasciare ai nostri figli un piccolo pezzo di storia del nostro paese e della nostra associazione, da ricostruire insieme.
E allora chi rimembra si facci avanti!