“ Da sempre terra di santi e di eroi il cuore verde d’Italia è anche indiscussa patria di storici e celebrati vini, un forte legame che ha sempre accompagnato la genuina e prelibata cucina della regione nel corso della sua storia”. ( Da DiWinetast).
Continuando il viaggio tra i sapori della nostra amata regione non si può fare a meno di parlare un po’ della storia dei vini umbri.
Forse poche persone sanno che la nostra terra è considerata da molti la “Borgogna d’Italia”. Già gli antichi etruschi avevano delle particolari preferenze per i vini umbri; celebri le lodi scritte da Plinio il Vecchio che esaltavano al massimo la bontà dei vini stessi.
Già dal 1400 il vino umbro era ricercatissimo ed in particolare quello della zona di Orvieto. Si narra che il celebre pittore perugino Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, si faceva pagare una quota delle sue spettanze durante i lavori al Duomo di Orvieto in….vino del luogo. Il suo esempio non rimase isolato. Altri artisti, come ad esempio il celebre Pietro Vannucci detto il Perugino chiesero di essere pagati in parte con ……..vino buono.
Erano anni, che si sono protratti fino a qualche decennio fa, durante i quali si badava esclusivamente a produrre grandi quantità di vino a scapito della qualità. Vini di qualità richiedono “sacrifici” sulla quantità dei vini proprio per avere acini diciamo “più buoni di estratti e contenuti” che si ottengono innanzitutto abbassando la resa (quantità) di raccolto per ettaro.
Nonostante tutto però il prodotto era appezzato; non c’è che dire!
Il vero rilancio dei nostri prodotti, sull’onda di un movimento generale della cultura enologa in tutto il paese, inizia negli anni 60. Molti penseranno al Sagrantino…ed invece la prima zona che ottenne la DOC (denominazione di origine controllata relativa ad un nome geografico di una zona viticola i cui prodotti devono sottostare a caratteristiche qualitative regolamentate dai disciplinari di produzione.) fu Torgiano. Dietro ad eventi importanti ci sono sempre grandi uomini. Giorgio Lungarotti fu la persona determinante per ottenere questo primo e grande traguardo che richiese grandissima dedizione e sacrificio continuo.
Su questa scia altri grandi personaggi della nostra amata terra seguirono l’esempio ed ottennero significativi risultati. Tra i molti alcuni non possono non essere citati.
Vicino Torgiano un altro grande dell’enologia umbra si fece largo: Arnaldo Caprai che fu tra i promotori della zona di Montefalco. Fu proprio lui (e successivamente il figlio Marco) che si mise in testa la valorizzazione dell’uva Sagrantino. All’epoca molte persone stavano sostituendo questa uva con altre proprio perché poco convinte delle qualità e soprattutto delle potenzialità di questo vitigno difficile da trattare. Il suo intuito e la sua testardaggine fu però premiata ed oggi la sua azienda, ma sopratutto il Sagrantino, sono il fiore all’occhiello della nostra regione ed della nostra nazione
Altra grande famiglia che non può assolutamente essere dimenticata è quella degli Antinori. Grande fu il loro impegno e strepitoso il riconoscimento che ottennero dalla grandezza dei loro prodotti. Personalmente ne ho degustati alcuni e devo dire che quando ho provato il celeberrimo Muffato della Sala Antinori sono rimasto …..senza parole. Questo vino dolce viene prodotto attraverso un appassimento naturale: gli acini vengono attaccati da una muffa “nobile” (la Botrytis Cinerea) che causa la perdita di acqua con innalzamento degli zuccheri. Ma la sola muffa nobile non basta; serve anche un microclima particolare (umido di notte ed al mattino per provocare la muffa e secco di giorno per asciugarla….altrimenti marcirebbe il tutto) che ad Orvieto si verifica.
Tra le varie tenute in Toscana ed Umbria è da visitare sicuramente quelle del Castello della Sala (antica fortezza medievale) a poca distanza dalla Toscana e vicino ad Orvieto (circa 20 km).
Gli Antinori furono tra i primi che unirono famosi vitigni internazionali quali ad esempio lo Chardonnay e locali come il Grechetto per dare vita a vini di notevole fattura. Non dimenticate tra questi il Cervaro della Sala Antinori.
In Umbria la produzione di vini bianchi e rossi, a differenza di molte altre regioni d’Italia, e pressoché bilanciata. Fra i bianchi si possono citare senza dubbio e per primo il Grechetto ottimo sia in purezza (cioè vinificato con sole uve Grechetto) o in combinazioni con altre tipologie. Altri vini seguono senza però demeritare: la Malvasia bianca, il Trebbiano, il Verdello.
Tra i rossi, a parte il Sagrantino, c’è sicuramente il più diffuso vitigno nazionale il Sangiovese, il ciliegiolo, il Cannaiolo Nero, il Montepulciano ed il Gamay che viene prodotto con buoni risultati nella zona di Orvieto.
Resta inteso che anche grandi uve internazionali vengono regolarmente coltivate nella nostra regione: oltre il già citato Chardonnay, tra i vitigni a bacca bianca ci sono il Sauvignon blanc, Pinot bianco, Riesling. Per quelli a bacca rossa il cabernet sauvignon, il pinot nero, il merlot.
Chiuderei con un mio modesto e personalissimo parere su un vino assaggiato pochi giorni fa; Grecante 2003 di Arnaldo Caprai IGT “Colli Martani” da uve grechetto in purezza; colore giallo paglia, luminoso con leggeri riflessi verdognoli. Al naso esprime molti profumi quali erbe aromatiche, fiori e un netto sentore di pera. Al gusto esprime un buon equilibrio tra acidità e sapidità con ritorno dei profumi percepiti via nasale. Chiude il tutto una leggera nota di nocciola percepita al termine della deglutizione. L’ho assaggiato con il pesce al forno: eccellente! In rapporto al prezzo (tra i 5 ed i 7 €) è assolutamente un buon prodotto.
Vi lascio con una pillola in tema.
“….il degustare è un’arte di vivere e tutto ciò che è sottoposto ai nostri sensi si degusta; l’opera d’arte, la visione del mondo, il presente, il fatto di esistere, le cose, gli esseri, le arti, l’amore, la vita. Vista sotto questo aspetto la degustazione è un modo per apprendere e comprendere il mondo esterno; essa suppone uno spirito costantemente disponibile verso le nostre sensazioni. (Puopon, da il gusto del vino di Emile Peynaud)”