Caro amico,
non è certo facile proseguire un lavoro che il mio caro papà stava iniziando. Vista la mia passione per il mondo dei vini aveva pensato di raccogliere notizie su uno dei prodotti più famosi della nostra regione: il Sagrantino. Che strano; proprio lui che discuteva con me perché gli spiegassi la differenza tra il Tavernello e un buon Barolo!: << "….Mah! non riesco a capire!>> e dopo l’assaggio esclamava: <<"…ma questo è più bono!!!!">> riferendosi al Barolo.
Questo esordio sul nostro giornale (che leggevo sempre con attenzione) non vuole essere un passaggio di consegne con papà: troppo grande è la differenza con Penna d’Oro!
Ho dato però la disponibilità alla redazione di scrivere articoli sui vini e sui prodotti alimentari più famosi dell’Umbria senza avere la pretesa di rappresentare "l’Esperto del Settore" (sommelier, chef od altro); solo per pura passione e divertimento.
Il Sagrantino mi sembra sinceramente un buon esordio.
Innanzitutto il nome "Sagrantino" che deriverebbe dal latino "Sacro" (altri sostengono da Sacrestia o da Sacrificio) in quanto sembra ci sia lo zampino dei buoni frati francescani che nel XVI secolo lo avrebbero portato dall’Asia Minore a Montefalco.
Di certo c’è solo il fatto che il termine Sagrantino di Montefalco compare alla fine del 1800.
La zona principale dove è coltivato non è solo Montefalco; sono interessati anche i comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’ Umbria (tutti vicini ed in provincia di Perugia).
Inizialmente la produzione era riservata alla versione dolce (vino passito in quanto le uve vengono fatte appassire su graticci di legno per avere una concentrazione di zuccheri più elevata) ancora oggi in produzione e di notevole fattura!
Successivamente e sopratutto negli ultimi anni il Sagrantino si afferma nella versione secca, classica ed ottiene nel 1992 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).
Dal colore rubino tendente con il tempo al granato e con sentori di frutti di bosco (in particolare more) e spezie; generalmente grandioso e potente al palato grazie alla discreta presenza di tannini (sostanze che provocano quella sensazione di astringenza) specialmente sui vini più giovani ed all’esplosione dei sentori di frutta e spezie che riempiono la bocca; ottima la persistenza (durata dei profumi che rimangono in bocca una volta bevuto); accompagna come meglio non si può gran parte della gastronomia umbra in particolare gli arrosti, selvaggina, primi con ragù.
Da ricordare che il Sagrantino è un vitigno autoctono (cioè originario del luogo) che invecchia per almeno trenta mesi di cui un anno circa in botti di legno; consiglio di berlo non prima di cinque / sei anni per gustarlo al meglio indicando con questo un vino che si "apre" ed entra nella fase di maturazione.
Da tener presente l’Ufficio operativo in piazza del Comune (www.stradadelsagrantino.it) che fornisce indicazioni sui percorsi e strade del vino attraverso decine di aziende produttrici che offrono visite guidate, degustazioni e vendita. Generalmente è possibile, con prenotazione, pranzare sul posto gustando al meglio tutte le tipologie di vino.
Sono d’accordo con chi classifica il Sagrantino come uno dei migliori rossi d’Italia da accostare a grandi vini come Barolo, Chianti o Brunello: come dicono i francesi….chapeau!
Sottolineo come il prodotto stesso abbia portato a conoscenza del mondo intero il nome di Montefalco: chissà un giorno se Ruscio non venga portato sugli stessi allori con il farro?
Per chiudere un saluto a tutti e vi lascio con una pillola in tema:
"Siete voi, amatori o appassionati, che in un certo senso fate la qualità. Se ci sono vini cattivi è proprio perché ci sono cattivi bevitori. Il gusto è conforme alla rozzezza dell’intelletto: ognuno beve il vino che merita!" (Emile Peynaud da Il Gusto del Vino)
Con umiltà, in allegria.
Alberto Perelli
(x io o.p.)