La Storia con la ‘S’ maiuscola ha lasciato il segno anche nelle nostre contrade.
E di questo ne e’ testimone a pieno titolo, l’antica Pieve di S.Maria del Piano, o de Equo, dal nome dell’antico gastaldato longobardo, denominato ‘equano’, all’incirca coincidente con l’area di tutto l’attuale comune di Monteleone di Spoleto. La fondazione della Chiesa risale al l’VIII e il IX secolo, epoca in cui sono testimoniati un oratorio e numerose celle monastiche, presto trasformatisi in un priorato benedettino, dipendente dalla potente Abbazia di Ferentillo, uno dei piu’ importanti complessi monastici altomedioevali di tutta l’Italia centrale.
Santa Maria del Piano a restauro terminato (dicembre 2006)
Quasi dodici secoli di storia raccontano le antiche pietre, storia della vita di una comunita’ che vedeva nella Pieve, non solo un centro di devozione, ma anche sede di mercato e luogo di riunione festiva delle famiglie di agricoltori, sotto al portico e nel piccolo atrio, che, un tempo, doveva precedere l’edificio di culto. (per informazioni piu’ dettagliate vedi ‘La Barrozza’ anno IV, n.2)
Le offese del tempo e della natura, basti pensare ai numerosi terremoti ed alluvioni del vicino fiume Corno, hanno reso necessari interventi di restauro e di recupero.
Da questa estate, l’antica Chiesa, e’ oggetto di un meticoloso restauro conservativo, sia delle strutture esterne, sia dei decori ed affreschi interni, appaltato dalla Curia Vescovile di Spoleto.
‘ A seguito di ricognizioni approfondite dello stato di dissesto della struttura – spiega l’Ing. Natale D’Ottavio, progettista e direttore dei lavori assieme all’Arch. Antonio Cucci – sono stati effettati lavori di manutenzione straordinaria e di consolidamento, che hanno previsto la sostituzione del manto di copertura e della sottostante guaina, con recupero, dove possibile, dei coppi esistenti o, comunque, con uso di coppi vecchi, oltre al consolidamento delle parti lesionate delle murature esterne e dell’arco trionfale soprastante l’altare’.
Particolare attenzione e’ stata prestata all’evidenziazione dei diversi interventi di restauro, succedutisi nel tempo. ‘Ad esempio, – continua il direttore dei lavori – sono stati intonacati i contrafforti edificati nel 1700, lasciando a faccia vista la pietra delle murature esterne, costruite secoli prima. Stessa lavorazione ha subito il nartece, eliminando antiche e maldestre stuccature della facciata’.
I lavori continueranno con una serie di interventi di recupero delle zone affrescate all’interno della Chiesa e della sacrestia.
Per la fine del 2005 e’ prevista la riapertura al culto di questo nostro gioiello d’arte, finalmente riscoperto.